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Ruckwater - Supernova
29/09/2020
( 713 letture )
Nati inizialmente come semplice band dedita a cover di artisti come Alice In Chains e Pantera, nel giro di poco tempo i Rückwater si rendono conto però di avere una notevole capacità nello scrivere materiale inedito per contro proprio. Decidono quindi di avviare il loro percorso in sala prove distinguendosi per un sound grooveggiante e per un nome abbastanza particolare. Dopo aver registrato un discreto numero di canzoni, vengono pubblicati i loro tre EP dal titolo So Far Out, What’s in The Box? e Bonehead. A seguito di piccoli tour in territorio nazionale si ha il passaggio alla Inverse Records e con esso viene dato alle stampe il loro primo full lenght Supernova, album di debutto contenente una decina di tracce. Nonostante il sound dei nostri sia uno stoner rock altamente infiammabile ed incendiario, il trio viene dalla freddissima Tampere in Finlandia. La formazione è composta da Jussi Vehman al basso ed i fratelli Markuu MacKone e Jarno MacKone, uno alla chitarra e l’altro alla batteria.

Con la possibilità di alternare le due voci, i Rückwater spaziano senza problemi da momenti particolarmente tirati, virando verso il metal o comunque suoni più crudi, ad altri più distesi ma comunque sempre carichi.
Con Rat in a Jar i Rückwater danno fuoco alle polveri con una presentazione sfavillante, sfoderando chitarra in primo piano così come la voce rauca, atte a sottolineare l’indole agressiva dell’opener. Cruel Thing è il secondo singolo estrattdo, e dopo un’intro roccioso e scuro, quasi doom, della durata di quaranta secondi parte la canzone vera e propria. Oltre alle ritmiche veloci, la batteria martellante e solida, si assiste al continuo alternarsi delle parti vocali, conferendo al brano un aspetto si grezzo e raw, ma anche molto variegato, avvalendosi anche di un bellissimo assolo dopo il break centrale. La titletrack stravolge quanto già sentito preparando una canzone più tendente al groove ed un’attitudine più rock n’roll, anche a livello di tematiche, avvicinandosi maggiormente all’idea di un southern rock sotto steroidi. Rimanendo sempre in ambito southern, è un’arpeggio che sa di whisky e western ad introdurre Once More With Feeling, mettendo in risalto l’aspetto blues dello stoner con cui si destreggiano i Rückwater . L’episodio prosegue all’insegna dei riffoni e della carica vocale dei due vocalist, mentre nel finale si conclude riproponendo il riff iniziale in versione distorta e con il gain al massimo. In Broken Stone le nostre certezze su quello che stiamo ascoltando sono vengono stravolte completamente e sono rimescolate le carte in tavola. Inizia fin da subito a palesarsi un certo tipo di influenza che prende molto da una certa scena alternative degli anni novanta, con delle sonorità cupe e ovattate che avvolgono la canzone imponendosi come una nube scura. Oltre a Stone Temple Pilots e agli immancabili Alice in Chains, specialmente nella seconda parte di canzone non mancano gli omaggi a Tool, Jane’s Addiction e Korn, sebbene questi ultimi siano riconducibili solo vocalmente. Superata questa parentesi, si prosegue tornando sulle coordinate consuete ai Rückwater con Foreverplay, sebbene qui si senta incorporata maggiormente un’influenza grunge e punk rispetto ai precedenti episodi, dove ci avevvano abituato ad uno stoner rock in piena regola. Seguendo il punk ed il grunge anche nella tradizione, Foreverplay è la traccia più corta dell’album e veniamo scaraventati subito in Blindfold. Accolti da una cantilena che sembra voler ricoprire il ruolo di ninna nanna, non facciamo in tempo ad addormentarci che subito i Rückwater mettono mano all’amplificatore e ci sconquassano completamente l’animo, per poi rallentare nuovamente e tornare a più miti consigli verso la metà del brano. Dopodichè un breve quanto intenso assolo ci accompagna alla parte finale, dove viene ripetuto il ritornello mentre chitarra e batteria fanno a gara su chi picchia di più.
Parlando di picchiare, in Paragon of Bullshit veniamo travolti dalle urla forsennate di Marku e l’effetto è proprio quello di essere presi a pugni in faccia. La canzone però si rivela molto più sfaccettata di quanto non possa sembrare, e si assistono ad aperture simil blues, accellerazioni repetine e ritmiche serrate di batteria, il tutto dosato ed alternato più che adeguatamente con uno splendido finale. Se Rocket Fuel presenta una piacevole ventata di novità pur mantenendosi sempre sulle coordinate stilistiche dello stoner, con una ritmica coinvolgente ed un assolo sopraffino, è con l’ultima 3_1 che i nostri piazzano l’ultimo colpo. Una traccia conclusiva di sette minuti, che si apre anche qui con un intro dal sapore molto country, sorretto però in questo caso da una batteria quadrata e precisa, mentre la voce si crogiola in strofe rilassate e malinconiche. A metà circa fa capolino la chitarra con il suo incedere blues e funk, mentre un po' alla volta sia la voce che la batteria iniziano ad animarsi fino ad esplodere in uno scatto di rabbia che fa da preludio alla cavalcata finale. L’ultimo minuto in particolare conclude l’album arrivando fino ai confini con il thrash metal, all’insegna di una batteria assassina e riff al fulmicotone.

Dopo aver analizzato l’album non rimane che trarre le dovute conclusioni. Sicuramente i Rückwater sono un trio molto preparato e versatile, dando piena dimostrazione delle loro capacità in questo Supernova. Volendo trovare un difetto si può forse riscontrare una certa difficoltà nella prima parte della tracklist, dovuta forse alla struttura monotematica di alcuni brani, rendendo particolarmente ostici i primi ascolti o comunque di non di facile assimilazione. Tuttavia in linea generale ci troviamo di fronte ad un ottimo lavoro, pur non potendo parlare di un capolavoro o di qualcosa che rimarrà memorabile. All’interno del panorama stoner i Rückwater si presentano con una buona prova e senza particolari pretese, hanno già una decina d’anni di carriera alle spalle ma sono ancora al debutto, quindi hanno molto tempo a disposizione per potersi ritagliare un posto di rilievo accanto ai nomi che stanno trainando il genere negli ultimi anni.



VOTO RECENSORE
78
VOTO LETTORI
75.33 su 3 voti [ VOTA]
INFORMAZIONI
2020
Inverse Records
Stoner
Tracklist
1. Rat in a Jar
2. Cruel Thing
3. Supernova
4. Once More With Feeling
5. Broken Stone
6. Foreverplay
7. Blindfold
8. Paragon of Bullshit
9. Rocket Fuel
10. 3/1
Line Up
Markku MacKone (Voce, Chitarra)
Jussi Vehman (Voce, Basso)
Jarno MacKone (Batteria)
 
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