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21/03/24
KRASUE + ANTARES + WAH ‘77
FREAKOUT CLUB, VIA EMILIO ZAGO 7C - BOLOGNA
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19/10/2020
( 1765 letture )
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Neal Morse ritorna in pompa magna con l’ennesimo album, Sola Gratia, riconfermandosi nuovamente un infaticabile stacanovista del progressive rock, secondo forse solo ai colleghi storici Mike Portnoy e Roine Stolt per numero di progetti simultanei a cui lavorano instancabilmente a ritmi vertiginosi. Sola Gratia è stato pubblicato sotto l’ala protettiva della sempre affidabile Inside Out Music ed è un album particolare per almeno due motivi. In primo luogo il lavoro è accreditato al solo Morse, che ha composto in solitaria l’intero disco, registrando la struttura dei brani e le parti cantate, delle tastiere e di chitarra, affidando in un secondo momento la registrazione di basso e batteria ai fidi Portnoy e George. Il secondo motivo d’interesse è legato alla storia su cui si basa l’intero concept album: il contenuto è a sfondo religioso e racconta la storia di San Paolo e della sua conversione da fariseo al cristianesimo sulla via di Damasco. Neal Morse prosegue quindi la propria linea dedicata a tematiche a sfondo religioso come aveva già fatto nel 2007 con Sola Scriptura, album incentrato interamente su Martin Lutero e nuovamente, un anno fa, con la rock opera Jesus Christ the Exorcist.
Sola Gratia è il classico disco progressive rock, né più né meno. Ogni aspetto dell’album fa tornare l’ascoltatore agli anni settanta, quando il genere godeva della massima popolarità. È un album classico nel format, che comprende come da copione una breve intro (in questo caso Preface), la classica Overture strumentale in cui vengono esposti alcuni dei temi musicali ricorrenti e successivamente sviluppati nel corso delle canzoni, il classico intermezzo strumentale posto a sospendere e dilatare la narrazione e, ovviamente, una serie di episodi più narrativi dove viene ampiamente descritta l’intera vicenda nel suo evolversi. Dal punto di vista sonoro non vi sono particolari novità: ci troviamo di fronte a un’ora e sei minuti di puro prog classico riccamente arrangiato e che tira in ballo con nonchalance i soliti nomi noti: Genesis, Pink Floyd, Yes e Jethro Tull su tutti. È però da segnalare come Neal Morse ci abbia riservato un viaggio qualitativamente discontinuo, che vede una prima parte più dinamica, trascinante e a tratti davvero interessante, tra immediatezza delle canzoni e fini arrangiamenti strumentali: a questo scopo vi rimando all’hard-prog sinfonico dell’ottima In The Name of The Lord. Tuttavia, procedendo con la tracklist Morse tende a perdere un po’ la bussola, cercando di far vivere assieme l’immediatezza delle linee vocali a una controparte strumentale talvolta dilatata, autoreferenziale e incentrata sullo shred puro che, oltre a cozzare con il cantato, disorienta l’ascoltatore sospendendo la narrazione (vedasi l’onanistica Sola Intermezzo). A deludere in parte sono le tracce finali che seguono la riuscita Seemingly Sincere. Canzoni come la -in teoria catartica, ma in soldoni noiosa e scontata- The Glory Of The Lord o l’allegrotta e disneyana Now I Can See/The Great Commission sono tipici brani che seguono tutti i crismi del rock cristiano, ma stonano perché fin troppo prevedibili e stucchevoli nel tentare invano di trasmettere quel senso di pace interiore che si dovrebbe raggiungere quando si abbraccia totalmente la fede.
Sola Gratia è il classico disco prodotto da un musicista smaliziato ed esperto che conosce senza dubbio la materia e che sicuramente non stravolgerà il percorso intrapreso da Neal Morse. Ci troviamo di fronte ad un album che saprà soddisfare i fan affezionati del musicista statunitense e che funge benissimo da disco d’ingresso per chi ancora non lo conoscesse e volesse sfruttare l’uscita di questo lavoro per poter procedere a ritroso con una discografia pingue. Per il resto però, nonostante qualche calo d’ispirazione sul finale, possiamo dire che Sola Gratia riconferma l’affidabilità di Morse come buon songwriter: dopotutto non ha mai scritto un disco che possa essere definito brutto, alternando grandi uscite ad album più modesti, ma in definitiva efficaci e gradevoli.
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2
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Adoro Neal Morse, ha scritto alcune delle canzoni che ho amato di più nella mia vita, è un genio e genuinamente una persona splendida. Però non reggo più questi album progressive infiniti. Semplicemente, mi annoiano. Sarà per questo che il mio preferito resta Lifeline. |
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1
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Un disco buonino non ai livelli di altri dischi di Morse, nettamente inferiore a Sola Scriptura |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Preface 2. Overture 3. In The Name of the Lord 4. Ballyhoo (The Chosen Ones) 5. March of the Pharisees 6. Building a Wall 7. Sola Intermezzo 8. Overflow 9. Warmer Then the Sunshine 10. Never Change 11. Seemingly Sincere 12. The Light on the Road to Damascus 13. The Glory of the Lord 14. Now I Can See/The Great Commission
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Line Up
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Neal Morse (Voce, Tastiere, Chitarra) Eric Gillette (Chitarra) Bill Hubauer (Tastiere) Gideo Kein (Archi) Randy George (Basso) Mike Portnoy (Batteria)
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RECENSIONI |
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