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25/04/24
MARDUK + ORIGIN + DOODSWENS
AUDIODROME, STR. MONGINA 9 - MONCALIERI (TO)
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24/10/2020
( 885 letture )
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Diventati loro stessi degli esseri cosmici e indescrivibili come Outre' nel 2007, i Portal continueranno a manifestarsi e a far tremare il cosmo anche due anni dopo con l'uscita di Swarth, disco molto importante per la carriera degli australiani perché permetterà loro di farsi notare ancora di più e diventare definitivamente uno dei gruppi più iconici del metal estremo.
Ciò che sorprende è che fin dalle prime note, ma sarebbe meglio dire dai primi colpi del disco, la sensazione di sapere cosa e chi si sta ascoltando è fortissima. Ecco, a distanza di dieci anni è l'ennesima conferma di come i quattro siano riusciti a creare qualcosa di unico e personale sotto ogni aspetto. Cosa cambia però rispetto al precedente? Non tantissimo a dire il vero, ma non è così semplice; potremmo parlare di un generale “perfezionamento”, nel senso che i punti cardine della proposta vengono qui maggiormente rafforzati e in qualche modo portati all'estremo. Prendiamo Swarth come un proseguimento di Outre' e noteremo che i brani si fanno ancora più complessi rendendo il disco più ostico del solito. Con il passare del tempo è proprio questa la sensazione, cioè che rispetto a tutte le uscite del gruppo, sia proprio questo il lavoro più ostico e di difficile comprensione. Le chitarre che caratterizzano i lavori del gruppo sono perfettamente in linea con quanto sentito in precedenza, ma qui sembrano quasi voler cercare di entrare in territori noise andando a distruggere ulteriormente l'idea più classica di riff. Un esempio ci è dato da Larvae, considerabile ormai come il biglietto da visita del gruppo, ma ancora di più dai brani centrali del disco: The Swayy, Writhen e Omenknow. Questi tre brani, oltre a rappresentare tutto quello che sono i Portal, danno dimostrazione di cosa effettivamente sappiano fare; i riff sono in continuo movimento, pieni di rapidi legati, armonici, accordi dissonanti, ogni tanto si fermano per lasciar spazio a dei rallentamenti che entrano quasi in contrasto con quanto sentito poco prima. E se c'è una cosa che i quattro sanno fare bene, è quella di manipolare il tempo; viene difficile comprendere se i nostri stiano effettivamente andando veloce o meno, perché non sempre i riff serrati vanno di pari passo ai blast beat, e in generale al lavoro fuori di testa di Ignis Fatuus (una concezione del tempo tutta sua), ma questa impressione è enfatizzata proprio dai momenti in cui i nostri rallentano in modo pachidermico come nella penultima Werships, che nella sezione finale crea quello che potrebbe essere il suono dell'abisso. Bisogna poi dire che il gruppo non sarebbe lo stesso senza questo tipo di produzione, semplicemente perfetta e studiata apposta per loro, con le tonalità basse che vanno a riempire un'atmosfera dominata inevitabilmente, oltre che dalle chitarre, dalla voce di The Curator, anch'essa eccezionale e che, per lavori così, non potremmo immaginare diversa.
Quello che dieci anni fa era visto come un album inascoltabile, molto probabilmente continuerà ad essere visto come tale da chi proprio non riesce ad entrare in sintonia con una proposta simile. I Portal sono così, hanno la loro idea di musica estrema e a differenza di quanto si possa pensare, gli album successivi non saranno mai uguali tra loro, fattore importante e che mostra quanto lavoro ci sia dietro una proposta caotica ma non improvvisata. Un disco importante non solo per gli australiani, ma anche per tutti quei gruppi che da qui in poi prenderanno i Portal come punto di riferimento e per la musica estrema in generale, che a questo punto non potrà non considerare il gruppo come uno dei più importanti degli ultimi anni.
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Mi sono avvicinato da poco alla proposta dei Portal, un mesetto circa. Prima ero tra coloro che li consideravano inascoltabili. Per un limite mio, ovviamente, un'incompatibilità con la loro musica. Swarth mi ha fatto ricredere, mi ha aperto gli occhi sulla perversa, abissale, morbosa grandiosità della band, che nelle ultime settimane è diventata uno dei miei ascolti fissi giornalieri |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Swarth 2. Larvae 3. Illoomorpheme 4. The Swayy 5. Writhen 6. Omenknow 7. Werships 8. Marityme
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Line Up
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The Curator (Voce) Aphotic Mote (Chitarra) Horror Illogium (Chitarra, Basso) Ignis Fatuus (Batteria)
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