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19/04/24
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L`Impero delle Ombre - Racconti Macabri Vol. III
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04/11/2020
( 2444 letture )
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Oltre questo luogo di collera e lacrime incombe solo l’Orrore delle ombre, Eppure la minaccia degli anni mi trova, e mi troverà, senza paura (William Ernest Henley)
Tanto si è fatto attendere L’Impero delle Ombre prima di tornare a portare la propria cappa di paura e terrore su questo mondo stanco e già provato. L’orrore evocato da scrittori, sceneggiatori, scenografi, costumisti, attori e registi, nel tempo, è stato un modo per non far dormire generazioni di spaventati lettori e spettatori, ma prima di tutto ha rappresentato un vero e proprio esorcismo dell’anima, un modo per portare alla luce e svelare quel buio, quella paura, quell’inafferrabile alone di mistero e terrore che albergano sempre nella nostra anima. Noi umani, animali che hanno convissuto con la paura per centinaia di migliaia di anni, per poi ergerci a Dei, senza aver superato quelle stesse paure e per questo incapaci di amare quello che ci circonda senza averne timore e, per questo, costretti a distruggerlo e sottometterlo, per smettere di sentirci minacciati. Non è forse questa la metafora del rapporto degli “eroi” dei fumetti e dei libri nei confronti del mostro e dell’orrore? Un qualcosa che non si conosce e non si capisce e che deve essere distrutto, per permetterci di continuare le nostre esistenze. Eccolo quindi il ritorno de L’Impero delle Ombre, col suo carico di paure e orrori d’antan, le sue gotiche ombre e i suoi terrori arcaici e opprimenti. Formati già nel 1995, ma arrivati al debutto solo nel 2004 con in formazione due membri degli storici Sabotage, i due fratelli Caroli, compagni nel primo split edito dalla Jolly Roger Records dello storico Bud Ancillotti e della sua Bud Tribe, giunti infine al secondo album nel 2011, con I Compagni di Baal e di nuovo con la Bud Tribe per uno split nel 2013, per poi far perdere di nuovo le proprie tracce, fino a questo Racconti Macabri Vol. III. Non si può dire che L’Impero delle Ombre e i suoi membri stabili, ovverosia i due fratelli Cardellino, abbiano voluto giocare la parte dei presenzialisti a qualunque costo, in questi anni. Eppure, la loro musica rappresenta uno dei massimi livelli raggiunti nel nostro Paese in ambito hard rock/heavy, risultando peraltro anticipatrice dell’ondata di retro rock che negli ultimi anni ha ormai raggiunto livelli impressionanti di uscite.
Per chi non si fosse mai addentrato nelle umide e tetre segrete della loro musica, nelle quali innominabili creature e impensabili orrori si celano agli occhi degli uomini, diremo che lo spunto è sempre stato il dark sound settantiano, dai Black Sabbath agli Jacula, con una forte influenza del prog rock più oscuro e gotico e un immaginario prepotentemente preso dai racconti dell’orrore classici e dal cinema della Hammer e delle altre “eroiche” case di produzione di horror, anche in Italia, tra gli anni Cinquanta e i Settanta. Altro elemento fondamentale è sempre stato il cantato in italiano di Giovanni Cardellino, con il non facile, ma spesso premiante, impegno a far funzionare l’idioma nazionale nel contesto di un robusto hard rock di matrice anglosassone, con influenze prog (anche italiano: la fuga di moog in Il Cimitero delle Anime solleva ben più di una similitudine) e arrangiamenti piuttosto complessi e stratificati. Racconti Macabri Vol. III non è quindi propriamente un concept album, perché non racconta una storia, ma ha una tematica che ritorna in tutto il disco, quella appunto dei racconti horror, narrati in ciascun episodio in maniera indipendente gli uni dagli altri, come un vecchio libro di quelli capaci di far scorrere un brivido anche d’estate lungo la schiena. Senza cambiare troppo gli assunti di base e anzi sfruttandoli al meglio, la band tira fuori un signor disco, che si colloca benissimo a fianco dei precedenti e ne raggiunge nuovamente l’alto livello qualitativo complessivo, con anzi la giusta pretesa di fare anche meglio. In effetti, tutta la prima parte è di livello altissimo: dagli oltre otto minuti de Il Cimitero delle Anime e fino a L’Orrore di Dunwich il disco tira fuori tutto il meglio del repertorio de L’Impero delle Ombre, con la stessa Il Cimitero e la seguente (e singolo) Il Sabba a rappresentare due punte di diamante assolute di rock oscuro. Due gioielli veri, che da soli valgono l’acquisto dell’album, ben seguite dalle citazioni estratte da “La Casa dalle Finestre che Ridono” di Pupi Avati e dalla seguente L’Orrore di Dunwich, richiamante l’omonimo racconto di H.P. Lovecraft. La seconda parte colpisce appena meno, senza demeritare, a dire il vero, con Il Villaggio delle Ombre Assassine a regalarci un ottimo riff sabbathiano e, soprattutto, Sentimento Funereo con la sua alternanza tra arpeggi spettrali, riff oscuri e organo maledetto a fare da proscenio all’accelerazione finale. Altro capolavoro di atmosfera. Interessante anche il testo di Verso l’Abisso, col suo racconto del fine vita di un cavaliere guerriero che evoca le battaglie e il sangue versato, preparandosi alla morte. Giusto quindi rimarcare l’ottimo lavoro di Giovanni Cardellino alle liriche, come anche nella scelta delle linee melodiche, credibili e perfino teatralmente intense con pochissime eccezioni, nelle quali forse è proprio lo stile letterario ricercato e rimarcato a risultare a volte un po’ naive ed eccessivo, ma giusto anche sottolineare lo splendido apporto di Andrea Cardellino, tanto nei riff quanto nei sempre ottimi assolo, davvero centrati e centrali. Altro elemento di spicco è senza dubbio il lavoro di arrangiamento compiuto da Rob Ursino e Davide Cristofoli, che regala a tastiera e organo un ruolo di primo piano, non invadente, ma protagonista assoluto nel rendere le atmosfere catacombali e spettrali dei brani. Ottima infine anche la produzione, calda, pulita e ben bilanciata, che esalta la stratificazione degli arrangiamenti dando spazio e luce a tutti gli strumenti, senza per questo sacrificare la voce, in un equilibrio perfetto. Chiude il disco la traccia più particolare, ovverosia la Ballata dell’Uroboro… o della Speranza, traccia prevalentemente strumentale e acustica, sulla quale viene intonato un canto non articolato in parole, come fosse una sorta di canto ancestrale e rituale, molto spirituale; come spirituale risulta il brano, che si discosta da tutto il resto dell’album, quasi rischiarando infine le tenebre e gli orrori evocati fino a quel momento.
Terzo album e terzo gioiello per L’Impero delle Ombre, band che ha saputo trovare un proprio baricentro attorno ai due fratelli Cardellino, i quali a loro volta sembrano aver raggiunto un buon equilibrio interno, con l’aiuto in fase di arrangiamento di Rob Ursino e una formazione allargata che, grazie anche alla discreta quanto interessante presenza di ospiti (ottime ad esempio le incursioni di voce femminile di Tatyana Planca, in particolare con il rituale recitato ne Il Sabba), regala una molteplicità di colorazioni al doom/prog della band. Racconti Macabri Vol. III è quindi una benvenuta e a lungo attesa conferma dello spessore di questo gruppo, credibile quanto evocativo. Da non perdere per gli amanti delle atmosfere oscure, ma pronti a stupire anche tutti gli altri.
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Felice per l'ottima conferma di questo atteso ritorno. Con l'uscita del nuovo Witchwood potere al rock italico!!!! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Introduzione – Accesso in Requiem 2. Il Cimitero delle Anime 3. Il Sabba 4. In Morte di Buono Legnani 5. Incubo a Dunwich 6. Il Villaggio delle Ombre Assassine 7. Marmo Freddo 8. Verso l'Abisso 9. Sentimento Funereo 10. Finale – Ballata dell’Uroboro… o della Speranza
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Line Up
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Giovanni Cardellino “John Goldfinch” (Voce, Cori) Andrea Cardellino (Chitarra, Tin Whistle) Rob Ursino (Chitarra, Tastiera, Bodhran su tracce 2,9, Arrangiamenti e registrazione intro/outro tracce 3,4,5,8) Davide Cristofoli (Tastiera, Organo) Vins Ceriotti (Basso) Miky “DrumHead” Ercolano (Batteria)
Musicisti Ospiti Bud Ancillotti (Voce, Cori su tracce 3,4) Steve Sylvester (Voce su traccia 9) Tatyana Planca (Voce su tracce 3,5,8) Freddy Delirio (Sintetizzatori, Effetti su traccia 10) Eric Goldfinch (Nenia su traccia 10)
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