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23/03/21
SWANS + NORMAN WESTBERG
ALCATRAZ - MILANO
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08/11/2020
( 1947 letture )
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I membri degli Uada hanno sempre avuto un bel daffare: la maggior parte di loro ha una manciata di progetti musicali ancora attivi in contemporanea (Forsaken Eternity, Power Beast, Where Lovers Rot, Veiled, Swarming, Aleynmord, Anachitis, Grave Light, Thy Emptiness… e forse ne abbiamo dimenticato qualcuno). Tale stacanovismo discografico è una delle ragioni per cui questo progetto in particolare è sempre risultato poco personale, con i relativi album costruiti con una certa stanchezza di fondo, basati su rimescolamenti del black melodico di scuola Horna, Unanimated e alcuni tocchi dei Dissection che però avevano produzioni troppo pompose, nonché una sgradevole sensazione di scarsa spontaneità, come se Jake Superchi e i suoi colleghi avessero intenzione di creare degli album black metal definitivi. In effetti, gli anni scorsi hanno visto una buona parte della comunità estrema creare una sorta di rivalità tra loro e i polacchi Mgła, risultata in ambo i gruppi inseriti tra alcune classifiche di fine anno.
O, perlomeno, questo accadeva alcuni anni fa. Questa volta, Jake Superchi ha voluto cambiare le carte in tavola, pubblicando un album che mostra il progetto saltare in un ambiente decisamente avulso all’audience contemporanea: il metal classico. Come altrimenti potremmo spiegare le ritmiche up-tempo della titletrack, che suona come uno strano esperimento che combina i vecchi In Flames e le frequenti armonie in doppia ottava in stile Sacramentum che abbondano tra i ritmi up-tempo, con un paio di blast-beat dalla durata di appena due battute ognuno? Il brano in questione si protrae per quasi otto minuti, nonostante dopo quattro venga inserita una “false ending” che sfocia in assoli elementari e sezioni ancora più lente che sembrano scritte sulla falsa riga dei primi Draconian. A seguire troviamo un pezzo più pertinente allo stile del gruppo, ma dai tempi assimilabili al doom (The Great Mirage) e uno lungo il doppio che potrebbe stare bene in un disco degli Insomnium (No Place Here), a cui però mancano i cambi di dinamiche necessari per snellire la struttura “un riff dietro un altro”. In the Absence of Matter è un altro brano che mischia sfuriate alla Deafheaven con breakdown rallentati che ricordano a più misure un certo tipo di scrittura vintage, Forestless sembra una scartina dal precedente The Cult of the Dying Sun, mentre Between Two Worlds conclude il disco con dei particolari inserti da danza folk, breakdown cadaverico influenzato dagli Obituary di Cause of Death e accelerazioni incerte. Causa anche l’eccessiva durata e alcune tecniche di scrittura progressive sfruttate poco e male, è difficile considerare Djinn come un album scorrevole. Da un lato condivide la grandiosità e gli arrangiamenti stratificati dei precedenti, mentre dall’altro il songwriting si perde in lunghe escursioni strumentali che si basano su progressioni standardizzate e poco immediate.
Considerati i precedenti, più corti ma anche più ripetitivi e basati su un approccio “hit-or-miss”, non è necessariamente migliore o peggiore: è solo diverso, un segno che l’hype che si è creato col tempo attorno agli Uada rischia di venire soppiantato dalla recente, imperdibile notizia della reunion del vecchio gruppo di Jake Superchi, i Ceremonial Castings, che hanno cominciato annunciando una ri-registrazione di uno dei loro album.
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VOTO LETTORI
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79.36 su 474 voti [
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Ascoltato anche il Secondo Album... Dei 3 è quello che mi ha preso di più.. Lungo quasi come il Terzo ma con l'intensità e la compattezza del Primo.. Riassumendo: Concordo con Chi ha scritto che Djinn sia inferiore ai primi due Lavori.. |
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@Nòesis: Ma nulla, il solito fan indispettito che non tollera opinioni discordanti dalla sua. |
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Guardi, lei mi dice di non volere consigli e nel contempo mi chiede consigli su delle band... Dovrebbe fare un po' di ordine nella sua mente, (posto ve ne sia una). Temo che purtroppo lei non sia in grado di essere la nemesi di chicchessia. Tuttavia, visto che afferma di seguirmi, confido nel fatto che comunque imparerà qualcosa. Ma per comprendere dovrà maturare e ci vorrà del tempo. Raccolga le nozioni che lascerò man mano e, se le avrà assimilate correttamente, avrà anche le sue risposte. Zenzero. |
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Ma di che state parlando?
Anzi, non lo voglio sapere, basta che la si chiuda qui. |
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La sua nemesi non ha bisogno di consigli. Non sarà per caso che ha un'infatuazione per Tatiana? Non è la prima volta che la vedo consigliare e spendere dolci parole sugli "zenzerini". Sondi, sondi, noi attendiamo. E non sia maleducato: non è bello per far attendere le persone, tantomeno quando il tanfo di boria la precede. Cordialità: lemma a lei totalmente sconosciuto. Prost! |
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Ma certo, si tenga pure gli Uada, cionondimeno tenga a pronta disposizione i Jinjer nell'eventualità di un incontro con l'occasionale dama: temo ch'ella non sarà così clemente. Cordialità. |
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Non trovandoci ad un concorso di poesia e non avendo un QI in linea col suo, direi che il paragone Djinn/Jinjer è stato quantomeno azzardato, o forse dovrei dire inutilmente "elitario", aggettivo che si addice maggiormente alla figura virtuale che si è costruito e al suo (presunto) gusto estetico e artistico. Se poi lei si nutre di autocompiacimento, non c'è nessun problema, ognuno ha le sue. Per quanto riguarda i Gaerea: discreto il primo (alle volte è meglio derivare, piuttosto che osare), già dimenticato il secondo e col senno di poi, quasi quasi, mi tengo questi Uada. Nel black c'è stato di meglio quest'anno, ma sarò clemente: la lascio attingere anche dal 2019. La platea attende bramosa e, ovviamente, in alto i calici! Prost! |
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Avrei proposto i Gaerea, ma si perdeva il gioco di parole Djinn/Jinjer. Anche se la parola vuol dire zenzero e non genio, si tratta di band oggettivamente capace di trasmettere cazzutaggine (si parlava di quello e alla nostra dama interessa quello)... ma sono sicuro che dato il tuo alto QI lo hai capito. |
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Ho riascoltato i brani di questo Album alternandoli con le canzoni dell'ultimo Lavoro degli Havukrunuu (Gruppo conosciuto qualche settimana fa su consiglio di un Utente di questo Sito) e devo dire che anche così la Scintilla non è scattata... Per Me i Brani sono troppo dispersivi (la lunghezza non aiuta)... Visto che non ho pregiudizi sono andato a sentire il Primo Lavoro: Tutta un'altra cosa! Questo mi è piaciuto.. Canzoni trascinanti, Album compatto senza tanti fronzoli.. Dura praticamente la Metà rispetto all'ultimo ma alla fine il minutaggio mi pare azzeccato.. Prossimamente ascolterò il secondo.. |
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Consigliare i Jinjer sotto una recensione degli Uada è un po' come consigliare i Genesis sotto il nuovo ACDC. Se la nostra dama sarà abbastanza sveglia ne sarà soddisfatta, ma al contempo un tantino confusa. Detto questo, attendiamo qualche nome appartenente a questo filone musicale e data la sua competenza e il suo QI, beh, attendiamo bramosi. In alto i calici! |
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Il djinn/jinn è una entità parademoniaca preislamica molto cazzuta che col tempo e soprattutto grazie alla cinematografia americana si è trasformato nel noto quanto moscio genio dalla lampada disneyano. Ebbene, siccome tutti gli esperti concordano nel dire che il fulcro attorno a cui ruota l'album in oggetto è la melodia, facciamo ora una breve disamina di questa parola. "Me lo dia" è una sequenza di suoni che si potrebbero udire qualora una occasionale dama fosse disponibile, ma non essendoci una conoscenza pregressa ci si dà del lei da persone educate e perbene: "Ma prego, si serva pure". Ordunque, posto per assurdo che la colonna sonora di questo improbabile quanto auspicabile incontro sia l'album in analisi, saremmo certamente impossibilitati a far uscire il genio dalla lampada (con grande imbarazzo di entrambi) in quanto il djinn degli Uada è moscio quanto il genio moscio della Disney, avendo costoro posto in essere la stessa edulcorazione a fini commerciali e, cosa ancor più grave, insistendo costoro in un impietoso tamburellamento del sacchetto scrotale. Sicché non resta che spegnere sta roba e mettere su genî ben più capaci di trasmettere cazzutaggine (suggerirei sommessamente i Jinjer). E dopo che l'onore è salvo e la dama soddisfatta si è pure pronti per il bis. |
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Dani ha ragione quando afferma che il black metal è un genere in “continua evoluzione” (dissento, invece, con lui sul fatto che sia l’unico) e dunque in piena salute. |
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I primi due, soprattutto il debut, a me sono piaciuti un botto, questo non lo ritengo allo stesso livello e dopo qualche ascolto avevo previsto che avrebbe diviso il pubblico, era abbastanza scontato tanto che lo scrissi un mese fa sul forum. A mio avviso resta comunque un disco da 7-7.5 senza problemi. |
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Per Dani: Sul discorso che Io non sia abbastanza ferrato sul Genere, penso senza ironia che Tu abbia ragione... Io ascolto Metal in generale da 31 anni quindi non sono mai riuscito a stare dietro a tutto... Proprio per questo se non conosco qualche Gruppo e voglio ascoltare Album interessanti, chiedo consigli a Chi potrebbe saperne più di Me... Accetto volentieri il tuo consiglio di ascoltare le Singole tracce.. Se alla fine la Mia opinione su questo Lavoro non cambierà, facciamocene una ragione.. A Te piace? Benissimo.. A Me non scatterà la scintilla? Pazienza... |
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...e tutto questo ragionamento dopo averlo ascoltato una sola volta? Mah! Probabilmente non sei abbastanza ferrato sul genere, forse l'unico in continua evoluzione nel metal. Ormai le ramificazioni del suddetto non si contano più! Ti invito a riascoltare le tracce singolarmente la prossima volta... |
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Invogliato dal "Polverone" scatenato dalla Recensione, ho voluto ascoltare questo Album.. Premetto che fino a pochi giorni fa non ero al corrente dell'esistenza di questo Gruppo, quindi non posso fare paragoni con i Lavori precedenti.. Detto ciò: Dopo un Ascolto la Mia opinione è "Senza infamia e senza lode".. Il Primo brano mi ha dato grandi aspettative poi col passare dei minuti l'entusiasmo è andato a calare.. Sono arrivato alla fine a fatica.. Non una buona sensazione.. Per quanto riguarda il discorso Impersonalità, secondo Me si potrebbe iniziare un dibattito tendente all'Infinito.. Il Black da quanti anni esiste? 35 più o meno? Come tutti i Generi longevi, è difficile dopo tanto tempo proporre qualcosa di Nuovo, Originale e così via.. Per Me la discriminante risiede nella Bravura di un Gruppo di fare "Suonare" moderno un qualcosa di già sentito e risentito, cosicché finito l'ascolto ti viene voglia di risentirlo un'altra volta... Se no dici: Ok Bello però mi rifugio nei Classici... Cadere nel Manierismo è facile.. |
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Non mi hanno mai preso gli Uada però ero curioso di leggere la rece di questo album, perché avevo letto che era diverso dagli altri e per il titolo che sembrava annunciare influenze orientaleggianti. Però sì anch'io dalla rece non riesco a capire bene che album sia. Ma non perché è buttata lì, etc, anzi, mi sembra che Simone abbia competenze tecniche e conosca un sacco di roba, e abbia praticamente affettato l'album in parti sottili, e poi: questa parte mi ricorda i Draconian, questa gli Obituary, questa gli Insomnium. Ok, questo è lo scheletro, ma la polpa? Queste parti insieme, di che parlano, cosa dicono, come compongono l'album, e perché non dovrebbero essere valide parti che ricordano i Draconian o gli Insomnium, e perché non possono stare bene insieme? Anche perché la sensazione è che ognuno potrebbe fare lo stesso, avendo competenze sufficienti, e provare in ogni album a trovare paragoni tra singoli pezzi di canzone e altri gruppi. Non mi sembra quindi una rece affrettata, anzi, al contrario, mi ha ricordato il racconto di Borges, "Funes, o della memoria", come se fosse intrappolata in ricordi di questo o quello, che però bloccano il ragionamento e l'emozione su quello che stiamo ascoltando adesso. |
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Non conosco gli Uada ma ho letto alcune recensioni che li riguardano (già a partire dal secondo disco), e i giudizi in esse espressi mi hanno convinto a non ascoltarli. Devo dire, inoltre, che l’accusa di impersonalità fatta dal recensore non mi pare assolutamente una novità visto che anche altrove (su altri siti) ho letto analisi che vertevano su questo tema… Ripeto. Non conosco la band e non l’ho mai voluta ascoltare, ma certe critiche a me non suonano nuove. Comunque, per il resto posso dire che rimango sempre perplesso quando si parla di “hype”, soprattutto se associato al genere black metal; inoltre, non capisco come si faccia a dire che “buona parte della comunità estrema” abbia creato una “rivalità tra loro e i polacchi Mgła”! A me non risulta… |
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A prescindere dalla recensione che non mi turba minimamente, ritengo che l'album sia il meno bello della band.
Preferivo decisamente gli altri due.
Ricambio il saluto di Nòesis. |
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Marchese...non è questione di essere permalosi, semplicemente non capivo perché avremmo dovuto rifarla, dato che le critiche ci sono sempre state e continueranno ad esserci. Mi saluti il suo collega del Grillo |
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Voilà, volevo dire a Monsieur Nòesis (post 9) che se ho usato il temine "più consono" non mi riferivo all'essere più o meno concorde ma come molti hanno segnalato, al fatto che la recensione fosse affrettata e poco motivata nei giudizi, cosa che fa pensare ad una poca competenza del recensore.
Well, le Monsieur là-bas è un tantino permaloso... Au revoir. |
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Album nettamente mediocre rispetto al precedente, troppo morbido e palloso |
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C'è sempre tempo per quello vincè |
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A Noé, ce piacevi dippiù quanno ce insurtavi! |
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Dai, la terza possibilità la si da a tutti anche per cose molto più gravi . Gli spunti cerco di darli perchè sono anni che frequento più o meno attivamente Metallized e provo a fornire il punto di vista dalla parte dell'utente...il tutto senza alzare inutilmente i toni perchè non serve a molto. |
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Ciao d.r.i. grazie per il commento costruttivo. Ognuno ha la sua visione della musica come di qualsiasi altra cosa, e va rispettata assolutamente. Magari ti chiedo lo stesso di ripassare anche per i prossimi dischi, potresti trovarti piacevolmente d'accordo con il recensore, anche contro le tue stesse nere aspettative. Così come Simone spero farà sicuramente tesoro dei vostri appunti qua sotto, dato che noi non siamo infallibili e dagli spunti intelligenti e argomentati di tutti voi abbiamo molto da trarre. |
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Aggiungo una piccola cosa, che forse fa da discriminante, la recensione fa intravedere la cosa come oggettiva e non soggettiva (cosa che ci può stare) infatti le stesse critiche sono state, giustamente, fatte alla rece dei Naglfar. Il giudizio personale deve contare ma non azzerare la componente oggettiva, secondo me ovviamente. Detto ciò, con tutto il rispetto per Simone, vista questa rece e quella dei Naglar (ripeto non per i voti ma per i contenuti) salterò i prossimi dischi che recensirà. |
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Ciao @Noesis: secondo me non va rifatta ma andrebbe motivata meglio perchè così sembra "buttata lì". Lasciamo stare il voto su cui si può essere d'accordo o meno ma sentire che sono un gruppo impersonale è bizzarro...giuro frequento "luoghi di culto" del black metal dove tutto ho sentito dire dei precedenti, magari che non piacciono, ma tutti che dicono che non assomigliano in pratica a nessuno e hanno una spiccata identità. |
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Non comprendo proprio perché dovremmo far rifare una recensione solamente perché non concorde col pensiero di qualcuno. |
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Devo sottolineare parecchi degli interventi che mi hanno preceduto: la recensione è frettolosa e poco argomentata (non so cosa ci sia di male se i membri della band hanno altri progetti...) e non condivido il parere così negativo del disco. Probabilmente la fretta di scrivere qualcosa lo ha parecchio influenzato. Certamente i due album precedenti erano migliori ma qui siamo ad un giudizio troppo basso. Pezzi come Dijnn, In the Absence of Matter e Between Two Worlds mi sono piaciuti. Direi di far rifare la recensione a qualcuno più consono. Au revoir. |
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Voto bassino, forse troppo! Sono molto perplesso dalla frase "questo progetto in particolare è sempre risultato poco personale" cioè i loro precedenti dischi, oltre che a questo che può non piacere al recensore, sono impersonali? Se sono impersonali loro, soprattutto negli altri che ho assimilato meglio, allora il 90% delle band cosa sono? Boh |
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Sono d'accordo con gli altri, questo album merita ben più del giudizio espresso dal recensore. |
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Non ci posso credere. Questo album merita un'analisi più approfondita, dei tecnicismi strumentali se ne può parlare in altra sede. Oppure potevate solo accennarli, così non si capisce se Djinn trasmette qualcosa oppure no. |
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4
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Una delle recensioni più superficiali e frettolose che ho letto da tanto tempo a questa parte. Tra l'altro, i gruppi citati in recensione non c'azzeccano nulla con il disco in questione che per me rimane di altissimo livello. |
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3
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Il Melodic Death in primis prendeva spunto dal metal calssico, non se lo sono inventati gli Uada. Quindi dare 63 per scarsa spontaneità dimostra idee poco chiare.. Prima si dice che il disco è troppo semplificato, poi che si dilunga troppo, quindi di cosa parliamo? |
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2
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Certi dischi fateli recensire a chi qualche base ce l'ha. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Djinn 2. The Great Mirage 3. No Place Here 4. In the Absence of Matter 5. Forestless 6. Between Two Worlds
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Line Up
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Jake Superchi (Voce, Chitarra, Tastiere) James Sloan (Chitarra) Nate Verschoor (Basso) Josiah Babcock (Batteria)
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RECENSIONI |
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