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Bring Me The Horizon - Amo
10/11/2020
( 2770 letture )
Avvertenza: il seguente prodotto contiene elementi che potrebbero nuocere alla salute della maggior parte dei metallari. Se ne sconsiglia l’ascolto ai Trve, ai Defenders e ai fan che si sono fermati a There Is a Hell Believe Me I've Seen It. There Is a Heaven Let's Keep It a Secret.

Il monito sopra riportato si è reso necessario poiché quanto ci apprestiamo a recensire non è il classico disco che trova dimora usuale nel nostro amato sito, qualunque sia il sottogenere metal di riferimento. amo infatti è un lavoro completamente fuori dagli schemi, refrattario a qualsiasi tentativo di classificazione tradizionale e oltraggiosamente “anti-metal” nel conservarne labili frammenti deformandoli e facendone oggetto di una parodia corrosiva.
Un’operazione così empia non poteva che essere compiuta dai Bring Me The Horizon, band al centro di discussioni e infinite polemiche praticamente ad ogni nuova uscita. Capitanati dal bel faccino di Oliver Sykes, i cinque di Sheffield sono sempre stati dei maghi nell’intercettare con scaltrezza i gusti del pubblico e da veri camaleonti hanno rincorso instancabilmente il trend del momento. A metà anni ’00 andava il deathcore e allora ecco Count Your Blessings, nella seconda metà del decennio riscuoteva più consensi il metalcore e allora sotto con la doppietta Suicide Season e There is a Hell… finché, stanchi di uniformarsi e desiderosi di diventare loro quelli che dettano le mode, nel 2013 reclutano il tastierista Jordan Fish. È la mossa decisiva e il conseguente Sempiternal ne è la riprova concreta: tracce come Can You Feel My Heart, Sleepwalking, Hospital For Souls o Deathbeds, sommerse dalle inserzioni elettroniche del nuovo acquisto, sanciscono l’inizio dell’era “post-metalcore” e l’inarrestabile ascesa ai piani alti delle classifiche mainstream. Il vero punto di non ritorno è però il successivo That’s The Spirit (2015) dove il -core è soltanto un lontano ricordo non rimpianto bensì rimpiazzato da quello che, prendendoci una licenza creativa, potremmo definire “alternative electro indie pop rock”. L’album è una perfetta macchina spara-singoli trainata dalla sacra triade Happy Song-Throne-True Friends che permette al gruppo di acquisire un’enorme fetta di fan adoranti provenienti dal pubblico generalista ma, all’opposto, aliena in modo irreparabile l’affetto di quelli della prima ora, scioccati da un così radicale cambio di stile. Si arriva così al 2019 e al sesto disco di inediti, prodotto ancora dai due leader Oli e Fish e intitolato amo (amore in portoghese, con i nomi delle canzoni scritti in minuscolo a parte la seconda), un concept album incentrato sul sentimento umano più potente e intrigante di cui vengono esplorati tutti gli aspetti, dai momenti spensierati alla passione che brucia fino ai risvolti negativi come il dolore per un tradimento o per la dipartita di una persona cara.
Sul piano musicale amo è un’estremizzazione sonora di That’s The Spirit con l’elemento alternative rock/metal, già fortemente traballante, ancora più relegato ai margini a favore di un tripudio di electro-pop e inesauribili giochi di prestigio quali samples, millennial whoop o vocoder dispensati dal mastermind Jordan Fish, autentico mattatore in cabina di regia.

Già l’introduttiva i apologise if you feel something è tutto un programma: due minuti di atmosferico e fragile synth pop in cui viene esplicitato il tema dell’amore, fil rouge che ci accompagnerà lungo tutti e tredici i brani. Segue l’anthem MANTRA, a denti stretti assimilabile ad un alternative metal catchy e leggero che rimanda agli episodi più “duri” di That’s The Spirit con gli strumenti tradizionali che tornano a graffiare e riescono per un attimo ad emergere dalla spessa coltre elettronica. Il testo, ispirato da un documentario di Netflix sul guru Bhagwan Shree Rajneesh, parla dell’amore/idolatria degli adepti di un culto nei confronti del loro maestro per il quale sarebbero disposti a tutto (come la Family di Charles Manson).Il binomio nihilist blues e in the dark riporta il disco su ferrei binari elettronici e non lascia scampo alle orecchie di eventuali incauti metallari arrivati fin qui: la prima è una bomba di EDM/Eurodance anni ’90 con ospite la cantante art pop Grimes mentre la seconda presenta una struttura electro indie pop appena contaminata da un (innocuo) riff di chitarra nei refrain; quest’ultima si configura come un amaro sguardo al fallito matrimonio di Oli con la tatuatrice Hannah Snowdon, traditrice seriale che ha spezzato il cuore del vocalist. Altro imprevedibile scossone è wonderful life, nata in collaborazione con Fred Durst e poi riplasmata quasi da zero: la traccia è di sicuro la più pesante con i suoi riffoni simil nu metal e la partecipazione dell’icona del symphonic black Dani dei Cradle of Filth che aggiunge il giusto tocco di follia al tutto. Dopo l’interludio ouch, dai tratti IDM con tanto di autocitazione di Follow You, è il turno di un altro jolly come medicine, smaccatamente pop elettronico a livello sonoro e rancorosa frecciata all’ex moglie nelle liriche. L’estroversa sugar, honey, ice & tea frulla senza remore elettronica, riff alternative rock, una batteria finalmente incalzante e falsetti zuccherosi dimostrando come la band sia del tutto a suo agio nel destreggiarsi fra elementi disparati combinandoli sempre in modo vincente. Tra passaggi influenzati dalla trap in cui al centro sta il rapporto non sempre florido con la fanbase (why you gotta kick me when i’m down?) e un intermezzo da club/one man show di Fish (fresh bruises) è il turno di mother tongue, love song di puro mainstream pop dedicata ad Alissa Salls, modella brasiliana (ecco spiegato il titolo portoghese del disco) e nuova moglie di Oli. Il vero scacco al re e schiaffo in faccia definitivo si materializza però solo nella penultima in scaletta, quell’heavy metal che grida vendetta sin dalla scritta in minuscolo: le pur presenti chitarre affogano in un mare di elettronica radio-friendly, vocette robotiche e il beatbox dell’ospite Rahzel ma è il feroce sarcasmo del testo a colpire dritto al cuore i vecchi fan, e cavolo se la botta fa male. Il frontman infatti percula senza problemi gli ex supporters che lamentano l’abbandono delle sonorità death/metalcore e l’essersi venduti al pop giocando con i loro sentimenti traditi e beffandoli sul finale con una breve auto-parodia in screamo giusto per versare altro sale sulle già numerose ferite.
Si chiude su toni decisamente più seri con i don’t know what to say, dal titolo solo a prima vista stupido: il brano, impreziosito da chitarre acustiche e dall’elegante sezione sinfonica della Parallax Orchestra, è un accorato saluto ad Aidan, amico del cantante deceduto per una brutta malattia; Oli descrive la perdita dicendo come di fronte al dolore causato dalla morte di una persona cara sia praticamente impossibile trovare le parole giuste e così spetta alle note struggenti degli archi concludere la traccia più sentita e sofferta dell’intero lotto.

amo è un lavoro spiazzante e certamente oltraggioso eppure è l’ennesima scommessa vinta dalla diarchia Oli-Fish: il disco suona maledettamente fresco, contemporaneo (pare quasi una playlist di hit di Spotify) e riflette in pieno quello che i due avevano in mente nel frame temporale datato 2019. La varietas insita nelle tracce dona fluidità all’intera tracklist, ben equilibrata tra episodi di volta in volta delicati, festaioli, romantici e riflessivi. Ciò favorisce una lettura dinamica e approfondita dell’amore, il tema portante rappresentato in tutte le sue sfumature grazie anche ai testi sinceri e palpitanti usciti direttamente dal cuore del frontman.
L’album potrebbe rimanere un unicum nella discografia della band (l’ultimo Post Human segnala un riavvicinamento al metal) e dunque esorto chiunque avesse voglia di ascoltare qualcosa di imprevedibile, leggero ma non superficiale, ad andare oltre i pregiudizi e dedicarsi a quest’opera che mette in risalto il coraggio di cambiare e le capacità di un gruppo che rimarrà sulla cresta dell’onda per ancora molti anni a venire.

I’m afraid you don’t love me anymore
‘Cause some kid on the ‘gram said he used to be a fan
But this shit ain’t heavy metal



VOTO RECENSORE
s.v.
VOTO LETTORI
78.43 su 23 voti [ VOTA]
LUCIO 77
Mercoledì 31 Gennaio 2024, 23.45.10
16
Ma validissimo indūa? E\' stato messo S. V. per quieto vivere..
Death to True Metal
Mercoledì 31 Gennaio 2024, 22.37.24
15
Un disco vario e divertente,la presenza di alcuni riempitivi poco interessanti ed un pezzo conclusivo insipido gli impediscono di confrontarsi direttamente con i migliori lavori del gruppo ma rimane comunque un album validissimo.
Bring me Fuck
Domenica 7 Gennaio 2024, 15.52.22
14
Ma come è possibile che il voto sia così alto? Ho letto commenti inauditi, della serie \"Il metal deve passare per questi album\": ma che cazzo state dicendo? Avete ascoltato che feccia pop in stile Shakira è questo album? Il metal può al massimo passare per la parentesi depechemodiana dei Paradise Lost, salvo poi ritornare ad essere metallari più di prima (parabola sublime quella dei PL), ma questo album che roba è ragazzi? Dai su... voto 33 (il minimo permesso dal sito). Saluti
Fatal Millennium
Mercoledì 4 Gennaio 2023, 22.39.58
13
Cioè...i BMTH nn erano quelli che si erano attaccati con i Bad Religion dandogli dei vecchiacci?Adesso però fanno musika da supermercato per anziane massaie...compliments!!!
Silvio Berlusconi
Giovedì 19 Agosto 2021, 17.12.08
12
un deciso passo in avanti rispetto all'insipido That's The Spirit,qui tutte le canzoni hanno una personalià propria (nel bene e nel male) e compongono un mosaico di NuMetal/Alternative Rock/Alternative Pop piacevole e variegato. i BMTH sono un gruppo al passo coi tempi e sopratutto avanti anni luce rispetto ai loro vecchi concorrenti (Asking Alexandria in primis),poco impprta se producono musica ruffiana,l'importante è che continui ad essere accattivante e sopratutto divertente!
All I Was
Lunedì 1 Febbraio 2021, 2.37.54
11
@Indigo Ma su via...non l'ho massacrato sto disco...al limite gli ho dato una piccola botta in testa! Sono contento che tu sia un fan dalle band però ci tengo a sottolineare che NON tutti quelli che criticano questa band (o altre simili) lo fanno perché sono "Trve"...anzi...se i Bring fossero stati una band del tutto inutile NON avrei MAI neanche pensato di perdere tempo a parlarne...il problema che fa secondo me incazzare molti (me compreso) è un altro. I Bring dopo 15 anni di attività, 6 dischi e 2 Ep principali NON riescono ad ingranare la marcia per fare quel passo in più in termini di qualità...nei loro dischi c'è sempre quella sbavatura, quella puzza di PLASTICA che di fatto fa ABBASSARE la qualità della loro musica. Infatti NON è un caso che per i suoi connazionali, gli Architects dove l'influenza dell'una e dell'altra band porta sempre qualche cambiamento stilistico in entrambe le direzioni, NON c'è MAI stata questa "animosità" del "fanculo non sono più metal" (se non per fini ironici...siamo su internet dopo tutto!). Questo perché entrambe le band sono partite con la stessa concezione di musica, poi però gli Architects da All Our Gods hanno alzato l'asticella in TUTTO ed hanno tirato fuori la VERA UMANITA' che spesso si nasconde sotto la PLASTICA del capitalismo. Hanno avuto la forza di fare quel sacrificio umano in più che FORSE negli anni avvenire li farà diventare una Metal band di riferimento (alla Trivium per intenderci) INDIPENDENTEMENTE dal genere musicale dei suoi ascoltatori. In pratica, dopo anni e anni che ho "snobbato" i PRIMI Bring (come moltissimi altri direi visto che SOLO di recente hanno iniziato seriamente a far parlare di se)...ho iniziato a capire che forse NON erano una band del tutto INUTILE ed ho sperato fino all'ultimo che tirassero quel colpo d'anca in più...ma ciò NON è MAI successo...nemmeno con l'ultimo Ep (che mi è cmq sia piaciuto)...e questo fa girare le palle e fa piangere il cuore...ed ho la presunzione di ipotizzare che è così per UN BOTTO di persone
Indigo
Martedì 5 Gennaio 2021, 15.29.01
10
Ehi @Lucio, ah ah mi sarebbe piaciuto vedere la tua espressione mentre ascoltavi il disco Guarda, io ho provato ad avvertirti sia nei commenti sotto le altre recensioni sia nell'introduzione che ho messo apposta qui. Amo è il mio disco preferito dei BMTH e infatti sono contentissimo di averlo potuto recensire ma capisco benissimo che ti abbia scioccato in negativo. Succede a tutti quelli che partono dai primi dischi mentre io li ho conosciuti con That's The Spirit e ti assicuro che in questo modo cambia tutto.
LUCIO 77
Martedì 5 Gennaio 2021, 11.27.27
9
Ascoltato senza pregiudizi... Incredibile come in due giorni, io sia passato dall'entusiasmo datomi dall'ascolto di Suicide Season allo smarrimento conferitomi da Amo.. Ero stato avvisato ma pensavo ad un ammorbidimento dello stile, non ad un cambio radicale.. L'impressione è di aver ascoltato due Gruppi con lo stesso Nome.. Il mio "problema" è che il Pop da loro proposto, a Me in generale non piace.. Qualche ascolto disinteressato alla radio e nulla più.. Avessero pubblicato un Album composto da brani Reggae o in stile Simon & Garfunkel, penso che avrebbe potuto incontrare il mio gradimento, ma così no.. Mi spiace per Indigo che nelle sue Recensioni ci mette sempre tanta passione e competenza per invogliare chi legge ad ascoltare una Band ma stavolta devo, non per colpa sua, ma per i miei gusti, mettere Pollice verso... Meglio lasciarsi che non essersi mai incontrati.. Come diceva un Grande.. Alla prossima!
Indigo
Martedì 29 Dicembre 2020, 0.10.10
8
@All I Was, ammazza l'hai massacrato questo disco! Amo è un lavoro divisivo e o lo si odia o lo si..ama appunto Sicuramente la band sapeva di inimicarsi una gran fetta di fan storici ma credo che si possa vedere come un esperimento spinto all'estremo delle sonorità già mainstream di that's the spirit. Ora hai visto che hanno fatto un passo indietro reintroducendo elementi metal quindi rimarrà un caso isolato nella loro discografia. L'unica traccia che ritengo superflua è fresh bruises, per il resto non cambierei nulla, anzi, la mia preferita è proprio Medicine che tu hai demolito senza pietà.
All I Was
Sabato 19 Dicembre 2020, 14.25.20
7
Il sound di questo disco ed il relativo concept (quello sull'amore), vanno di pari passo quindi è perlomeno LOGICO l'accostamento ad una struttura POP. Il problema è uno...è un disco che, tranne qualche eccezione, è BANALE. MANTRA, Wonderful life e Sugar honey ice & tea riprendono in pieno lo stile alternative rock radiofonico del precedente album. Tutte e 3 i pezzi sono singoli e 2 canzoni su 3 sono state prodotte per essere dei SINGOLI di PUNTA e perlomeno, nella loro banalità, funzionano. Medicine invece, è proprio una canzone POP moderna di merda che NON riesce a tener testa a NESSUN artista POP commerciale moderno poiché NON ha la FORZA vocale di un vero e proprio cantante (qualsiasi roba di Katy Perry o di Dua Lipa spaccherebbe in due quella merda di Medicine). Metà disco risulta chiaramente RIEMPITIVO e del tutto Bypassabile MA, qualche punta di luce c'è in fondo al tunnel dell'inettitudine c'è. Da citare assolutamente l'ottima nihilist blues che con una discreta dose di sperimentazione, la band cambia la formula della canzone dando un pò più di movimento e da un pop plasticoso e statico si passa ad una buone dose di sperimentazione elettronica (ottimo anche il ft. di Grimes che da un pò di tocco "digitale" alla voce, rendendo il pezzo molto più particolare). Purtroppo però, questo Amo è un disco veramente BANALE e forse è il peggior disco della band poiché loro NON sono in grado di fare POP, questo è EVIDENTE. NON hanno ne l'attitudine giusta, ne un buon gusto melodico e ne tantomeno un cantante con i controcazzi che possa sorreggere il peso di rendere EMOTIVA anche la più semplice delle frasi. Fortuna con il nuovo Ep hanno proposto qualcosa di più concono alle loro capacità.
Utente
Martedì 17 Novembre 2020, 11.37.10
6
Ti ringrazio Indigo per la risposta! Attendo la recensione allora, sono abbastanza curioso di sentire la vostra.
DEEP BLUE
Martedì 17 Novembre 2020, 11.01.58
5
il metal DEVE passare per questi album.
Indigo
Martedì 17 Novembre 2020, 0.08.51
4
Un commento del genere è linfa vitale per un redattore, quindi ti ringrazio molto! Su post human ti dico che è già stato assegnato quindi tra poco arriverà; anche secondo me è un ottimo lavoro visto che torna a includere una importante componente metal senza rinunciare all'elettronica presente in amo.
Utente
Lunedì 16 Novembre 2020, 11.22.34
3
Ottima recensione, interessante e ben strutturata. Porterete anche la recensione del nuovo EP? (Post Human: Survival Horror) La ritengo un'uscita molto interessante che racchiude un po' tutto quello che i BMTH hanno fatto durante la loro carriera.
Indigo
Mercoledì 11 Novembre 2020, 16.20.12
2
Grazie davvero per le tue belle parole e per il commento Ti rispondo volentieri sulla questione voto: da semplice fan avrei dato tranquillamente 80-85 ma da redattore/recensore di un sito metal credo sia più importante far capire ai lettori che, al di là di un numero, quest'album è un ottimo prodotto nonostante la sua natura "anti metal". Capisco che per i metallari tradizionali e soprattutto per i fan della fase - core un simile cambiamento sia inaccettabile e quasi blasfemo, però chi li ha seguiti passo per passo sa che non sono mai stati "reazionari" e anzi si sono sempre evoluti riuscendo a sfornare lavori sempre coerenti con le intenzioni del momento. Intendo dire: nel 2019 volevano fare un disco electro pop, l'hanno fatto e anche bene, quest'anno sono tornati più vicini al metal? Si e Post Human è un altro ottimo album o EP che dir si voglia. Dunque ho preferito lasciare il s.v. e concentrarmi sul testo per far capire che amo., al di là di un banale numeretto, è un disco che merita di essere ascoltato al di là dei pregiudizi e delle opinioni più intransigenti.
Black Me Out
Martedì 10 Novembre 2020, 20.54.35
1
Recensione da incorniciare da parte del sempre brano Jacopo! Per me questo disco è il capolavoro vero dei Bring Me The Horizon, tanto che mi dispiace quasi vedere un s.v., io giudico questo album senza dubbio superiore all'80. Sarà che reputo molto più difficile scrivere un album pop solido e credibile rispetto a qualunque altro genere, ma qui abbiamo un album che è una summa delle tendenze più moderne degli anni '10 (ma in realtà degli anni 2000 si può dire). Si potrebbe azzardare un parallelo con l'ultimo disco degli Enter Shikari, anche se io reputo questi ultimi superiori, ma ci sono interessanti tratti in comune (tutti e due i gruppi inglesi, quasi gli stessi anni di attività, l'anno scorso pure data in Italia insieme...). Ad ogni modo "amo" è un'opera più complessa di quel che sembra al primo ascolto, con episodi come "sugar honey ice & tea" che a loro modo reinventano il crossover e bombe da dancefloor come "nihilist blue" che semplicemente esaltano come non mai. Probabilmente l'album è un po' prolisso e un paio di momenti sarebbero potuti essere forse evitati, ma ciò non toglie che qui si parla di electro-pop con tutti i crismi, con numerosi innesti provenienti da altri generi e tutti quanto risultano credibili. Ora con l'ultimo dischetto Oli e compagni hanno deciso di ritornare un passettino indietro reinserendo elementi più metallici, ma basterebbe il pezzo con le Babymetal per esultare di gioia. Al bando ogni barriera di genere e ogni catalogazione, quel che conta è la musica e la musica è libera da ogni costrizione, ancora di più quando si tratta di pop, al contrario di quel che si potrebbe pensare.
INFORMAZIONI
2019
RCA
Inclassificabile
Tracklist
1. i apologise if you feel something
2. MANTRA
3. nihilist blues
4. in the dark
5. wonderful life
6. ouch
7. medicine
8. sugar honey ice & tea
9. why you gotta kick me when i’m down?
10. fresh bruises
11. mother tongue
12. heavy metal
13. i don’t know what to say
Line Up
Oliver Sykes (voce)
Jordan Fish (tastiere, programming, cori)
Lee Malia (chitarra)
Matt Kean (basso)
Matt Nicholls (batteria)

Musicisti ospiti
Grimes (voce, traccia 3)
Dani Filth (voce, traccia 5)
Rahzel (voce, beatbox, traccia 12)
 
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