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25/04/24
MARDUK + ORIGIN + DOODSWENS
AUDIODROME, STR. MONGINA 9 - MONCALIERI (TO)
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Mountain Tamer - Psychosis Ritual
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11/11/2020
( 925 letture )
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Osservando per la prima volta l’artwork di Psychosis Ritual ci si aspetterebbe di trovarsi davanti a un disco di rock psichedelico fortemente revivalista, dal carattere ironico, spensierato e allucinato; i losangelini Mountain Tamer però ci tengono a confondere l’ascoltatore perché difatti dietro i colori sgargianti della copertina del loro terzo album si scopre una fitta coltre di stoner rock dai connotati fumosi e sfumati, che spesso e volentieri si dilatano in progressioni dal sapore doom. Non manca comunque l’elemento psichedelico che funge da vero e proprio collante per tutto lo svolgimento del disco. Il trio americano festeggia con questo nuovo capitolo in studio i dieci anni di attività, anni trascorsi tra esperienze dal vivo in compagnia di nomi come Fatso Jetson e Dead Meadow e due album in studio promossi rispettivamente da etichette cardine dello stoner come Argonauta Records e Magnetic Eye Records; era quasi inevitabile che il passo successivo fosse quello di approdare su Heavy Psych Sounds Records, ovvero il sogno di qualunque band stoner/doom. I nostri fanno tutto bene, cominciando dalla già citata copertina, la quale non può non attirare l’attenzione, passando per i titoli dei singoli brani, che per una volta escono dal circolo vizioso dei temi del genere – deserto, marijuana, elefanti, monoliti e compagnia bella – e proponendo una scaletta non eccessivamente prolissa, con sette episodi dalla durata contenuta. Se tutto questo gioca a loro favore sulla carta, una volta avviato l’ascolto la musica non rispetta del tutto le aspettative positive.
Psychosis Ritual si muove su coordinate stilistiche non eccessivamente stereotipate – e questo è un bene – ma i Mountain Tamer scelgono un approccio decisamente grezzo applicandolo a brani che più di una volta mostrano particolari fini e interessanti, i quali purtroppo rischiano spesso di essere sepolti dal suono sporchissimo delle chitarre del frontman Andrew Hall e dal costante tappeto di riverberi ambientali che avviluppa e ovatta il suono generale. Sicuramente la platea a cui questo album si rivolge è fatta di un pubblico amante delle sonorità à la Stooges adottate in un contesto heavy psych, ma allargando la prospettiva ci si rende conto che se i brani di Psychosis Ritual fossero stati trattati diversamente forse ne avrebbe giovato l’ascolto in generale. Prendiamo come esempio la finale Black Noise, esemplificativa fin dal titolo: i sei minuti abbondanti della canzone sono costituiti da una lenta cavalcata psichedelica affogata in un mare di riverbero, delay e feedback che la avvicinano maggiormente a una b-side di Psychocandy (che il titolo dell’album qui recensito sia una sorta di tributo?) dei The Jesus And Mary Chain piuttosto che a un brano stoner. Sia chiaro, questo non è un male anzi, è decisamente interessante, ma è il bilanciamento che viene a mancare nei diversi episodi del disco; l’apertura affidata alla title-track in realtà fa già presupporre quello che sarà l’approccio adottato dalla band, ma lo fa attraverso un buon riff doom che poi si stempera nella consueta strofa immersa nei riverberi per poi risalire d’intensità al momento del ritornello. Qui la dinamica è sfruttata a dovere. Ancora meglio Warlock, che è doom in tutto e per tutto e mostra in primo piano la voce grattugiata di Hall; sempre presente la componente ambientale e psichedelica, ma essa è meglio incorporata nel brano. Il resto dei brani mostra alcune intuizioni gradevoli, ma sono sempre i suoni e la produzione adottata che non rendono facile l’ascolto.
Si finisce di ascoltare Psychosis Ritual con un forte mal di testa e la sensazione costante di non essere riusciti a comprendere quali fossero le intenzioni dei Mountain Tamer con queste canzoni. E come già detto questo è un peccato perché la scena stoner ha bisogno di gruppi come questo, che provano a scardinare gli stereotipi ormai vigenti nel genere, ma purtroppo in questo caso l’obiettivo non è stato ottimamente perseguito. Ciò non toglie che Psychosis Ritual troverà sicuramente degli estimatori, ma la proposta del trio di Los Angeles può e deve trovare una dimensione maggiormente definita per esprimere al meglio tutto il suo potenziale, che si percepisce, ma non lascia il segno.
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9
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@Lizard wow grazie della dritta, quella recensione me la sono proprio persa, non mancherò di leggerla ed ascoltare l'album! Si prospetta un'esperienza interessante |
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8
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Ehm... Ho scritto esattamente la stessa cosa nell'ultima recensione, senza aver letto prima i vostri commenti se ti capita, Korgull, prova a dare un ascolto ai Serpent Omega. Vanno più sullo sludge, ma l'ibridazione col black funziona! |
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7
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Noi infatti per aggiungerci qualcosa di originale ci abbiamo attaccato parti black....hahaha!! Non so se piacerà a qualcuno...ma a noi si! |
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6
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Verissimo quel che dici, se leggerai le mie recensioni in tema stoner/doom vedrai che quel tipo di riflessione (sulla saturazione della scena) lo faccio sempre prima di parlare di un disco. La produzione può aiutare ad innovare o a far emergere, poi chiaramente servono pure le canzoni e il "tiro", che non si può calcolare. Pure io col mio gruppo ho registrato due album più o meno stoner, poi ci siamo resi conto che era veramente difficile trovare una propria voce all'interno di un genere che è fin troppo stereotipato, almeno per me come musicista e ascoltatore. |
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5
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Sai cosa....esce tanta roba di stò genere, ma tanta! Io stesso ho una piccola insignificante band, ė difficile fare qualcosa di realmente innovativo e forse a volte quel qualcosa in piú può dartelo appunto la produzione |
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4
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Mi fa piacere che ti sia piaciuto @Korgull, come ho detto non è una bocciatura questa, ma è quella situazione in cui un disco non riesce a convincere fino in fondo. Chiaramente il punto di vista, per quanto provi ad essere oggettivo, è alla fine influenzato dall'aspetto soggettivo, ma tant'è.
Hai detto bene, anche io da "ingurgitatore" di stoner l'ho trovato un disco fuori dal coro e questo lo riconosco; purtroppo la produzione per me è importantissima e quando non è - per i miei canoni - adeguata al prodotto rischia di affossare anche musica che ha delle buone potenzialità. |
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3
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@Black Me Out ma sai che a me ė piaciuto? Sono un "vecchio" appassionato di stoner e l'ho trovato decisamente fuori dal coro. Chiaramente non siamo di fronte ad una pietra miliare, troppo monolitico....le idee di base ci sono ma vengono di continuo riciclate durante l'album....ma avessi recensito io avrei alzato un po il voto. Per wuanto riguarda la produzione non mi esprimo....l'ho ascoltato al cellulare, resa decisamente lo-fi , ma credo che tu abbia ragione, una maggore cura avrebbe giovato e differenziato di piú i brani |
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2
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Ho avuto il tuo stesso pensiero @Korgull, al momento di valutare questo disco: Heavy Psych è un'etichetta splendida, ma in questo caso l'album non convince fino in fondo. Infatti il voto non lo definirei una stroncatura, ma proprio un gradino sotto la sufficienza motivato con le spiegazioni fornite nella recensione. Fammi sapere se ascolterai. |
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1
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Questa stroncatura mi incuriosisce....raro che quest'etichetta sbagli qualcosa. Devo ascoltarli assolutamente |
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INFORMAZIONI |
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Heavy Psych Sounds Records
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Tracklist
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1. Psychosis Ritual 2. Warlock 3. Turoc Maximus Antonis 4. Scorched Earth 5. Death in the Woods 6. Chained 7. Black Noise
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Line Up
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Andrew Hall (Voce, Chitarra) Dave Teget (Basso) Casey Garcia (Batteria)
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RECENSIONI |
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