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Tom Waits - The Heart of Saturday Night
27/11/2020
( 2171 letture )
Se ad oggi Tom Waits è conosciuto per la versatilità, per il suo essere stato eclettico e capace di mutare stile nel corso degli album, c’è stato un periodo agli inizi in cui la sua musica era più “semplice” e in un certo senso più intima raccontando un po’ il contesto in viveva ed essendo completamente influenzata dalla sua passione nata in giovane età per il jazz anni ‘30, dai vari crooner come Frank Sinatra (palese è il riferimento della copertina del disco di questa recensione a quella di In the Wee Small Hours) e da artisti quali Ray Charles o Bob Dylan, nomi che l’hanno accompagnato nei suoi primi passi nel mondo della musica in qualità di pianobarista nei locali notturni californiani presso i quali lavorava, come nel caso del ristorante “Napoleone Pizza House” di National City o dell’ “Heritage Coffeehouse”. In quegli anni, subito dopo il disco d’esordio Closing Time nel 1973, la musica iniziò a diventare un impegno serio dal punto di vista artistico e professionale. Su quest’onda e con una certa continuità stilistica e contenutistica si arriva alla pubblicazione di The Heart of Saturday Night nel 1974, secondo disco dell’artista americano.
The Heart of Saturday Night come il precedente è un disco fortemente influenzato dalla vita dell’artista, una vita notturna, fatta di alcool e vizi, di luci al neon dei locali, di rumori cittadini e strade su cui passano i camion. Le tinte sono sempre scure e malinconiche, ma le parole di Tom non sono mai sola retorica e in qualche modo vanno a raccontare delle storie, legate alla sfera sentimentale o semplicemente alla solitudine di un sabato sera, in maniera vibrante, viva, come fossero una fotografia, caratteristica che lo accomuna un po’ agli altri grandi autori americani folk o ispirati dal folk, come Dylan o Springsteen.

Le undici canzoni di The Heart of Saturday Night scorrono una dietro l’altra, come i capitoli di un romanzo, differenziandosi e proseguendo alterando le sfumature ma seguendo una linea comune nelle tematiche o nel mood, creando una certa compattezza: i quaranta minuti di musica diventano un viaggio in questa America notturna piena di malinconia, ogni pezzettino del disco converge verso questo stato d’animo e preso singolarmente perderebbe il suo sapore (motivo per cui ogni traccia ha più o meno lo stesso peso e valore).
Si parte con New Coat of Paint, dove la voce di Waits si intreccia col piano, formula che prosegue con un lento, San Diego Serenade, stavolta con un suono meno brillante e ritmato, ma sempre caldo e piacevole. C’è un lato più swing in Semi Suit e un lato estremamente dolce in Shiver Me Timber. Da queste composizioni lente e intense si passa al ritmo di Diamonds on my Windshield, guidata dal contrabbasso di Jim Hughar che fa da base alla voce parlata di Waits. Tra i clacson e il rumore di pneumatici delle auto inizia (Looking For) the Heart of Saturday Night, titletrack che racchiude un po’ l’essenza del disco, questa scrittura semplice che racconta piccole cose, ma in maniera evocativa, emozionante, anche grazie alla straordinaria capacità di Waits nel calarsi nella canzone e di interpretarla al meglio. Prosegue il viaggio con il blues di Fumblin' With the Blues, Please Call Me, Baby e di Depot, Depot per poi chiudere con il jazz abbastanza movimentato di Drunk on the Moon, con i soliti fiati e il solito contrabbasso a scandire il ritmo come negli anni d’oro del jazz e con The Ghosts of Saturday Night (After Hours at Napoleone's Pizza House), ultimo lento dai tempi dilatati e pieno di amarezza.
Su The Heart of Saturday Night c’è tutto quello che dovrebbe esserci: un artista immenso come Waits, nel pieno della sua nascita artistica, che mostra tutta la sua esperienza, mettendoci tanto sentimento, tanto swing, con intelligenza, muovendosi in maniera tutto sommato semplice (sicuramente non stiamo parlando di un lavoro impegnativo), ma facendolo con grande gusto, mettendoci il suo tocco, spingendo tanto sull’emotività, sul creare le giuste atmosfere. Le canzoni si muovono tra il folk, il blues e il jazz con una scorrevolezza eccezionale: sono la colonna sonora perfetta per il girovagare notturno che raccontano, ma sono immediate e orecchiabili, al punto potrebbero tranquillamente passare in radio, come una qualsiasi canzone pop ed essere apprezzate anche da chi Tom Waits non lo conosce. Ovviamente a supportare l’artista nelle registrazioni del disco, avvenute tra marzo e aprile del ‘74 presso gli Wally Heider Recording Studio di Hollywood c’è un bel gruppo di musicisti (tra i quali si può citare Jim Gordon dei Derek and the Dominos) e una produzione adeguata ed elegante, curata da Bones Howe.


Non è un disco epocale e lo stesso Tom Waits lo riconosce, considerandolo in qualche modo un disco della sua giovinezza, non troppo equilibrato e non troppo sviluppato, ma all’ascolto tutto ciò non emerge e ogni critica sulla monotonia e sulla scrittura vengono spazzate via. Molto probabilmente Small Change o Rain Dogs sono dischi più maturi, più conosciuti e caratteristici, ma in questo The Heart of Saturday Night emerge un lato apprezzabile (e forse sottovalutato) dell’artista e le composizioni scorrono efficacemente, in maniera non originale ma in modo evocativo, con una grande carica emotiva (e per un disco notturno e malinconico questo basta), con lo stesso spirito e dei grandi autori americani.



VOTO RECENSORE
82
VOTO LETTORI
83.16 su 6 voti [ VOTA]
Carmine
Sabato 28 Novembre 2020, 20.21.26
3
E' uno dei cantautori che devo ancora approfondire. Questo l'ho ascoltato oggi e l'ho trovato a dir poco stupendo. Una perfetta colonna sonora notturna.
Rob Fleming
Sabato 28 Novembre 2020, 9.09.20
2
Questo è l'album di Tom Waits che preferisco; sarà per le atmosfere notturne, fumose, da jazz club, sarà perché in questo disco la sua voce è ancora "ascoltabile" (il tanto incensato Rain dog faccio proprio fatica a portarlo a termine); sarà perché forse più banalmente è una proposta più "canonica" e cantautorale come potevano esserlo Billy Joel o Randy Newman. Le mie preferite sono sicuramente New Coat of Paint; the Heart of Saturday Night; Fumblin' With the Blues, Depot, Depot e The Ghosts of Saturday Night. 80
Stagger Lee
Venerdì 27 Novembre 2020, 21.04.12
1
Per me è il "solito" capolavoro di Tom Waits. Un nome una garanzia.
INFORMAZIONI
1974
Asylum
Rock/blues
Tracklist
1. New Coat of Paint
2. San Diego Serenade
3. Semi Suite
4. Shiver Me Timbers
5. Diamonds on my Windshield
6. (Looking For) the Heart of Saturday Night
7. Fumblin' With the Blues
8. Please Call Me, Baby
9. Depot, Depot
10. Drunk on the Moon
11. The Ghosts of Saturday Night (After Hours at Napoleone's Pizza House)
Line Up
Tom Waits (Voce, Chitarra, Piano)
Arthur Richards (Chitarra)
Jim Hughart (Contrabbasso, Basso)
Mike Melvoin (Piano)
Jim Gordon (Batteria)
Bones Howe (Percussioni)
Oscar Brashear (Tromba)
Pete Christlieb (Sassofono)
Tom Scott (Clarinetto)
 
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