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19/04/24
DESPITE EXILE + LACERHATE + SLOWCHAMBER
BLOOM, VIA CURIEL 39 - MEZZAGO (MB)
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05/12/2020
( 1088 letture )
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Stabilire se fossero indietro o addirittura troppo avanti rispetto ai loro tempi è un rompicapo dagli esiti incerti ma non per questo meno meritevoli di un focus d’eccezione quando ci si approccia all’ascolto di una band come i Girl, formazione inglese emersa all’alba di una delle decadi più felici nella storia del rock ma, allo stesso tempo, incapace di iscriversi a pieno regime nell’albo delle leggende universalmente note consacratesi durante gli Eighties. Il motivo? Laddove in Inghilterra, nella scena hard and heavy, impazzava l’irruenza scatenata di gruppi muscolosi appartenenti al cosiddetto NWOBHM, questi ragazzacci scelsero di costruirsi un’identità ancora fortemente glam, cosa che in madrepatria dovette apparire come un retaggio del passato recente inconciliabile con l’interesse ed il gusto del nuovo pubblico. Poco male per alcuni dei membri di spicco dei Girl i quali, fossero nati in America cinque anni dopo condividendo la scena con nomi quali Ratt o Mötley Crüe per citarne due, non avrebbero necessitato rimboccarsi le maniche presa coscienza dello scarso appeal esercitato sui connazionali per avventurarsi lungo sentieri ben più fortunati: Phil Lewis si sarebbe distinto nei L.A. Guns mentre Phil Collen sarebbe approdato alla corte dei blasonati Def Leppard.
Sheer Greed, benché rappresenti l’esordio per il quintetto inglese, seguito da un’altra release a chiusura di una scarna discografia prima dello scioglimento avvenuto dopo appena tre anni di attività, è tutto fuorché un disco acerbo ma appare anzi estremamente minuzioso e curato negli arrangiamenti. La versione rimasterizzata dell’opera restituisce all’ascoltatore l’eccelso lavoro svolto in fase di mixing conferendo alle tracce la giusta dose di freschezza capace di rendere ancora accattivante il timbro graffiante e fascinosamente sgraziato del vocalist, il chiaroscuro delle chitarre spavalde, la rocciosità della ritmica martellante, il tutto in relazione a precise scelte stilistiche che non cozzano fra loro ma sembrano anzi coesistere alla perfezione alternandosi con fluidità. Si passa dai momenti più spiccatamente heavy come nell’opener Hollywood Tease (coverizzata peraltro dai L.A. Guns) a quelli più leziosi e glam di The Things You Say, benedetta, è il caso di dirlo, da un assolo clamoroso di Collen sguinzagliato e colto in fragrante nell’atto di un vero e proprio stupro ai danni della sua sei corde. Forte è l’influenza dei Kiss omaggiati con la cover di Do You Love Me? pescata da quel capolavoro che è Destroyer ma in realtà chiamati in causa in più di un’occasione: Lovely Lorraine, col suo coro catchy, rappresenta forse la conferma più lampante di quanto enunciato. Se da una parte vi è una certa riverenza nei confronti della cosiddetta ‘’hottest band in the world’’ è pur vero che i Girl manifestano un’attitudine più aggressiva e grezza rispetto al Bacio, vista anche la prestazione anarchica di Phil Lewis al microfono che non sembra dare punti di riferimento, ora vezzoso ora nevrotico ma comunque animato da propositi tutt’altro che pacifici e accondiscendenti alla melodia più immediata: il guizzo punk di What’s Up è soltanto una delle tante sfuriate che regala l’ugola del frontman britannico. Fatta eccezione per l’insolita Passing Clouds, vera e propria evasione in un genere più confacente ai Police che ai nostri, Sheer Greed presenta tutti ottimi brani, esempi di una maniera di comporre un hard rock schietto e senza fronzoli che pure non disdegna sfogarsi in tecnicismi sparsi qua e là i quali onorano l’indubbia preparazione dei singoli musicisti. C’è sostanza in ognuna di queste dodici canzoni le quali hanno dalla loro il minutaggio tirato quasi mai superiore ai tre minuti che aiuta a fissare sin da subito un’identità marcata e a tratti straripante: impossibile resistere al richiamo così old school di pezzi come Little Miss Anne, alla freneticità pulsante di Strawberries o ancora alla progressione proto-punk di My Number costruita quasi interamente sui 4/4 dell’ombroso basso di Simon Laffy. Ad impreziosire un disco rock che si rispetti, però, occorre imbattersi in un riff indimenticabile, uno in grado cioè di invasare la mente privandoci del raziocinio atto ad impedire che piede e testa battano all’unisono percossi dall’impeto travolgente delle frequenze giuste, quelle che riconosceremmo fra mille perché colpevoli di aver appiccato un incendio a vene e timpani. Inutile dire che ai Girl non verrebbe mai in mente di mancare a quest’appuntamento. Take Me Dancing riassume quanto espresso e lo si capisce sin da subito visto che è praticamente impossibile non rimetterla in rewind senza remore per gustarsi il refrain, una manciata di note seducenti e azzeccatissime, fino allo sfinimento: una lezione su come scrivere un pezzo impeccabile con l’ausilio di pochi ma geniali accorgimenti che solo i più grandi possono vantare di aver composto.
Non possiamo far altro, dopo l’ascolto del disco, che rimuginare sulla questione posta in principio. Domandarsi cosa sarebbero stati i Girl se avessero avuto la possibilità di esprimere la propria musica in un’epoca e in un contesto maggiormente incline alla ricezione di un determinato tipo di sonorità è più che lecito, viste la qualità stellari espresse della band albionica in questo Sheer Greed. Purtroppo arrovellarsi il cervello e mordersi le mani non ci restituiranno gli anni strappati a un gruppo di tutto rispetto che avrebbe senz’altro fatto faville e per il quale la riscoperta è ben più di un semplice consiglio bensì un must assoluto rivolto a tutti gli appassionati del genere e non solo.
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9
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Come posto nell incipit della review, i girl erano troppo avanti o troppo legati al glitter rock dei seventies? I girl non furono accettati neanche in madre patria, e addirittura contestati a reading per il loro aspetto da poser. All epoca se non eri trvve nell aspetto, non venivi minimamente preso in considerazione. Peccato che solo un anno dopo debuttavano i motley crue. Sheer greed è stato rimasterzzato e questo valorizza ulteriormente le songs contenute. Forse la verità è che erano troppo avanti. C erano gli iron maiden, angelwitch, judas priest e orde di defender, e un album, diciamo più spensierato non era contemplato dalle orde di metalhead. Un grande tassello dell hair metal 🤟🎸 |
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8
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Guarda non sono amante del genere, ma axl lo vidi dal vivo e a parer mio nulla di ché, vidi anche slash con ozzy osbourne,zack wilde e gus g, anche lui slash nulla di ché dal vivo, non fece una bella figura con gli altri due, era chiaro chi fosse il meno bravo del lotto. |
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7
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@Shock: Phil Lewis migliore di Axl??!? AHAHAHAAHAHAHAHAHAHAH |
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6
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81 forse è poco per questo capolavoro, storicamente più importante anche del debutto degli L.A.Guns. Esordirono con un singolo al fulmicotone, My number che pochi ricordano, Lewis a metà tra un Desbarres e Mark Bolan. Epocale |
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5
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Gran bella recensione. Non siamo di fronte agli Iron Maiden di Phantom of the Opera, o ai Judas Priest di Breaking the Law. Sono effettivamente sonorità più mediate dal gusto Punk e con per me splendidi richiami Glam della prima ora. Ben costruito però, fluente e di piacevole ascolto, nell'ambito di un recupero di vecchi gruppi, ahimè poco fortunati.
Passing Clouds è effettivamente un sound da Police, però magnificamente evocante quei primi anni 80. |
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4
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Bellissimo album , e poi c'e' Phil Lewis , per me 85 ci sta tutto , da avere per veri glamster |
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3
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Quando inizi un disco con una canzone come Hollywood Tease c'è poco da fare, sai che sarà un ottimo disco. E poi c'è lui, mister Phil Lewis, la più bella voce del genere glam/street/hair o chiamatelo come volete, una voce che surclassa nettamente tutti gli altri, compreso la polpetta rossa.
Ed in questo disco poi Collen dimostra di essere il grande chitarrista che sboccera' nei Leopardi. Ed una canzone come Take me dancing?
Ebbe', un disco da 80 pieno pieno. |
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2
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A conferma che quando si parla di NWOBHM in realtà non si parla di un genere musicale, ma di un movimento nato in un determinato paese in un determinato periodo storico (insomma quello che capiterà dalle parti di Seattle 11 anni dopo). I Girl vengono menzionati in ogni scritto che si rispetti riferito alla NWOBHM, ma come gruppo pescavano a piene mani nel glam rock degli anni '70 con risultati eccelsi. Ma visto che avevano una marcia in più sapevano variare la proposta come confermano le bellissime The Things You Say e Strawberries. 80 |
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1
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Ottima recensione, per una band e un disco che sono un must per gli amanti del Glam rock. Da avere. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Hollywood Tease 2. The Things You Say 3. Lovely Lorraine 4. Strawberries 5. Little Miss Ann 6. Doctor Doctor 7. Do You Love Me? 8. Take Me Dancing 9. What’s Up? 10. Passing Clouds 11. My Number 12. Heartbreak America
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Line Up
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Phil Lewis (Voce) Phil Collen (Chitarra solista, cori) Gerry Laffy (Chitarra ritmica, cori) Simon Laffy (Basso, cori) Dave Gaynor (Batteria, cori)
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