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Paul Gilbert - Silence Followed by a Deafening Roar
05/12/2020
( 647 letture )
Il contributo dato da Gilbert alla musica è impressionante: con i Racer X e da solista ha scritto capitoli importanti per il mondo della chitarra e dello shred, per poi tirar fuori dell’ottimo rock con i Mr. Big. Emerge subito il fatto che Gilbert non sia semplicemente uno che corre avanti e indietro sulla tastiera della sua Ibanez suonando valanghe di note, cosa che in verità gli riesce decisamente bene, ma un compositore “completo”, con un grande senso per la melodia, con una immensa creatività, caratteristica che emerge in ogni sua composizione, che sia blues, rock, metal o fusion. Questo suo estro, unito al piacere con cui suona (cosa che trasmette sempre, che sia nei live o in un semplicissimo video didattico) lo rendono divertentissimo e incredibilmente efficace nel trasmettere queste emozioni e sensazioni, nel far percepire anche a chi non ha mai toccato una chitarra la difficoltà e la tecnica con cui affronta ogni passaggio, ovviamente senza mai mettere in secondo piano la melodia e la canzone.
Il suo secondo album solista, Silence Followed by a Deafening Roar, pubblicato nel 2008 è il perfetto esempio di tutto questo.

I bei suoni ariosi e le melodie della titletrack Silence Followed by a Deafening Roar richiamano un po’ lo stile di Joe Satriani, un altro grandissimo della chitarra che sotto molti aspetti è rievocato dall’approccio di Gilbert allegro e al contempo molto tecnico. La tecnica non manca mai ma in brani come Eudaimonia Overture si arriva a livelli impareggiabili: come ai vecchi tempi dei Racer X anche qui viene riproposta sul finale della canzone una composizione di J. S. Bach, il preludio in Sol maggiore tratto dal primo libro de Il clavicembalo ben temperato. La velocità, la precisione e il controllo da parte di Gilbert sono assoluti e al di là di questo c’è la sua intelligenza sul piano compositivo, che gli permette di giocare con le varie tecniche, con lo sweep picking, con la pennata alternata (legando note con una disinvoltura sovrumana), con il tapping o con la leva, impressionando e creando un certo dinamismo, sempre con un occhio rivolto alla canzone, cosa che a tutti gli effetti fa la differenza rispetto a tantissimi altri shredder che non riescono a mettersi al servizio delle canzoni limitandosi ad ostentare le proprie capacità. Canzoni come The Rinho, Norwegian Cowbell o Bronx 1971 ancora una volta dimostrano questa sua attitudine: si tratta di brani hard rock strumentali, in cui la chitarra crea la melodia principale, come se fosse la voce, ma sotto ai quali ci sono solidissimi riff e ritmiche, accompagnate da una band di assoluto livello. Il sapore anni ‘80 di queste canzoni porta alla mente l’immenso Van Halen, proprio dal punto di vista concettuale: i grandi chitarristi non si vedono solo dagli assoli ma anche dal lavoro nelle ritmiche e qui Gilbert lavora con solidità, proprio come l’immenso Eddie, che è colui che forse meglio rappresenta l’equilbrio tra assoli funamboleschi e ritmiche che senza farsi troppo notare danno una decisiva consistenza alle canzoni.
I Cannot Tell a Lie cambia totalmente le carte in tavola essendo un lento. Qui la chitarra canta, più lenta e dolce, sempre richiamando Satriani o al massimo Steve Morse, musicisti fortemente votati all’espressività e alla musicalità e proprio come Morse spesso tira fuori dei suoni da violino, su Suite Modale di Ernest Bloch il buon Paul suona dolcemente, con delle sonorità quasi da flauto, completamente in contrasto con l’heavy purissimo della successiva The Gargoyle, che potrebbe essere uscita tranquillamente da Street Lethal. Altra splendida canzone (unico vero lento del disco, nei precedenti si sfociava sempre in parti veloci e votate al virtuosismo) è la reinterpretazione di I Still Have That Other Girl, brano del 1998 di Elvis Costello e del pianista Burt Bacharach, dove Gilbert riesce ad emozionare, mostrando un grande tocco, tra bending e armonici.
A chiudere troviamo Bultaco Saturno e Paul Vs. Godzilla, due canzoni che sono un po’ l’emblema del disco in quanto raccolgono un po’ tutti i tratti distintivi del chitarrista, staccandosi in parte dal passato, dal periodo heavy, da quello rock e da quello neoclassico, creando canzoni fantasiose, che da un momento all’altro cambiano di mood e di tempo, sorprendendo praticamente chiunque.

Ogni lavoro di Gilbert alla fine ha un suo valore e racconta una fase del chitarrista e questo Silence Followed by a Deafening Roar probabilmente è il migliore nel suo periodo strumentale “recente”. Ogni cosa è al suo posto (che sia la produzione, i suoni o il lavoro fatto dall’ottima band di supporto) e ogni canzone scorre, a volte cercando di emozionare, a volte impressionando, il tutto sempre con grande genuinità. Per chi suona vedere un controllo simile dello strumento è incredibile, ma questo disco può essere consigliato anche ai non addetti ai lavori, a chi vuole approcciarsi per una prima volta al rock strumentale: i brani hanno una struttura e scorrono come fossero canzoni rock suonati da una band con una voce e trasmettendo a dovere l’elevato tasso tecnico ma facendolo in maniera piacevole, celando citazioni alla musica classica o alla carriera di Gilbert, senza mai risultare impegnativi all’ascolto.



VOTO RECENSORE
81
VOTO LETTORI
59 su 1 voti [ VOTA]
INFORMAZIONI
2008
Shrapnel Records
Hard Rock
Tracklist
1. Silence Followed by a Deafening Roar
2. Eudaimonia Overture
3. The Rhino
4. Norwegian Cowbell
5. I Cannot Tell a Lie
6. Bronx 1971
7. Suite Modale (Ernest Bloch)
8. The Gargoyle
9. I Still Have That Other Girl (Elvis Costello, Burt Bacharach)
10. Bultaco Saturno
11. Paul Vs. Godzilla
Line Up
Paul Gilbert (Chitarra)
Mike Szuter (Basso)
Emi Gilbert (Piano, Hammond B3)
Jeff Bowders(Batteria)
 
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