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01/12/23
KARMA
ALCHEMICA MUSIC CLUB - BOLOGNA
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26/12/2020
( 1517 letture )
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Siamo di fronte a uno dei dischi pi importanti degli anni 90. Quando si dice un qualcosa del genere, si vorrebbe instillare nel lettore un misto di curiosit e reverenza e, contestualmente, lanciare una captatio benevolentiae nei confronti di chi la pensa nello stesso modo. In realt, ormai lespressione talmente usurata che probabilmente non suscita proprio un bel niente, se non al contrario, il sacro terrore di trovarsi per le mani il pi classico dei polpettoni, adorato dai critici e avversato da chiunque abbia un minimo di buon gusto o voglia solo godersi un po di buona musica. Ecco, quello di Demon Box dei norvegesi Motorpsycho il classico caso che in un certo senso d ragione a tutti: ai critici, perch questo davvero uno dei dischi pi importanti degli anni 90, uno di quelli che dovrebbe necessariamente trovare posto in unipotetica Top 100 del decennio e, per, non al contempo un album che possa piacere proprio a tutti. Demon Box senzaltro il primo vero grande lavoro pubblicato dai Motorpsycho e, per molti, costituisce a tuttoggi il loro miglior album o, perlomeno, il pi significativo. Chi li conosce, sa che in realt le cose non stanno proprio cos e che di dischi importanti, belli -forse anche pi belli- e consigliabili a chi volesse approcciarli per la prima volta, i ragazzi di Trondheim ne hanno pubblicati diversi, in quasi trentanni di carriera. Perch esiste una differenza tra importante e bello, dato che il Bello una categoria soggettiva e destinata comunque a mutare nel tempo e nella percezione delle persone. Mentre un qualcosa di importante, resta tale a prescindere. Quindi, ecco, questo un disco importante. Uno dei pi importanti di un decennio particolare, che per molti costituisce a tuttoggi un ostacolo insormontabile, uno strappo, un vero e proprio trauma. Ma questo resta un loro problema, dopotutto. Gli anni novanta sono stati un decennio di cambiamento, di fine di quasi tutti i paradigmi precedenti. Gli anni nei quali i vincitori del decennio precedente si sono ritrovati improvvisamente sotto accusa e abbandonati, gli anni in cui il mescolamento dei generi musicali ha dominato sovrano e ci che era alternativo al mainstream divenuto a sua volta mainstream, senza volerlo e senza avere la maturit per sopportarlo, covando fin dallinizio il seme della propria distruzione. Gli anni nei quali si cercato di andare avanti e trovare nuove strade, a costo di creare scompiglio e shock in chi stava comodo nella sua nicchia e pensava che le cose sarebbero durate cos per sempre e si trovato improvvisamente un mondo diverso davanti. In questo grande fermento nascono i Motorpsycho, grazie allincontro tra i due membri che rimarranno stabili in formazione, ovverosia il bassista e cantante Bent Sther e il chitarrista e cantante Hans Magnus "Snah" Ryan. Entrambi polistrumentisti, i due provano inizialmente con Kjell Runar "Killer" Jenssen alla batteria, per poi cambiare nel 1991 e trovare in Hkon Gebhardt un ideale terzo membro, che infatti rester con loro fino al 2005. Al terzetto si unir presto, in veste di produttore e collaboratore di lunga durata, il musicista Helge Sten, pi noto come Deathprod. Una delle caratteristiche da subito evidente della band sar lenorme prolificit, con album, EP, singoli, split, live e collaborazioni varie rilasciate a ruota libera e ininterrottamente, fin dal primo giorno. Pubblicati cos un primo album dal titolo Lobotomizer nel 1991 e un mini-LP, poi stampato in CD con laggiunta di due brani dal titolo 8 Soothing Songs for Rut nel 1992, intervallati da uno split con gli Hedge Hog, tre EP e qualche singolo, i Motorpsycho erano ancora una realt underground scandinava, con un mix di elementi musicali di preminente deriva grunge e influenze metal, indie e noise. Improvvisamente, quasi dal nulla, i tre pi uno andranno invece a realizzare un ambizioso e grande album, Demon Box, nel formato di doppio vinile, pubblicato in unico CD con lomissione di tre brani, che cambier per sempre la loro storia e non solo.
Che avr mai di cos particolare questo disco, introdotto da una copertina cos singolare -non diremo brutta, ma insomma-, che contrasta in maniera cos forte con levocativo quanto inquietante titolo? Intanto, levoluzione della band e la sua crescita strumentale e compositiva, pur molto rapida, presenta un evidente salto in avanti e cos lo fa la proposta musicale, che ingloba numerose altre influenze, dal folk alla psichedelia e, soprattutto, svolta in maniera evidente verso unambiziosa apertura globale, che porta il gruppo praticamente in orbita progressive, pur senza suonare progressive, con un disco che presenta diciassette tracce completamente diverse luna dallaltra, con la opener che ritorna anche in chiusura con un titolo e un arrangiamento diverso, come fosse una sorta di chiusura di un circolo o, appunto, di una scatola, al cui interno si trova di tutto e di pi. Cos nel disco si passa dalla dolcissima quanto malinconica e sottilmente dolorosa Waiting for the One, traccia folk allapparenza allegra e spensierata e in realt tutta incentrata sulla disperata attesa di un qualcuno che se n andato e non torner, allinno generazionale alternative metal Nothing to Say, strillato alla morte da Sther quasi a emulare Kurt Cobain, al riff quadrato e spaccacollo di Feedtime che ricorda moltissimo Helmet e Fudge Tunnel, anche nel dilaniato approccio vocale, alla grungy Sunchild, alla pura inquietante psichedelia di Tuesday Morning e a quella influenzata da folk e strumentazione orientale nella stupenda All Is Loneliness. Ancora psichedelia con influenze grunge in Come On In, mentre Step Inside Again un intermezzo quasi industrial, sul quale Sther sussurra in maniera inquietante con una chitarra acustica in sottofondo, fino al terribile finale. Ma tempo adesso della titletrack: un viaggio nel viaggio che ci terr impegnati per diciassette minuti, con un riff portante quasi doom e il basso distorto che contrasta con la chitarra noise e i campionamenti di Deathprod i quali prendono decisamente il sopravvento in tutta la parte centrale, per poi riportarci al riff iniziale e al trionfante finale. Dopo questo vero e proprio monolite, la band piazza due tracce pi "facili" come Babylon e Junior, nelle quali emergono ancora le influenze alternative e grunge, ma le sorprese non sono ancora finite ed il tempo di Plan #1, stupendo brano alternative dalle tinte psichedeliche, ancora una volta condito da quella struggente malinconia che ritroviamo in molte tracce dellalbum. Sheer Profoundity riprende le atmosfere care agli Helmet gi esplorate in Feedtime, questa volta con un livello di paranoia decisamente pi alto. Arriviamo cos al finale, con The One Who Went Away, versione alternative/noise della opener Waiting for the One che mantiene quella stessa vena di finta allegria che caratterizzava la versione acustica e folk. Dal novero restano fuori le tre tracce presenti nella sola versione in vinile, delle quali vale senzaltro la pena ricordare la monumentale Mountain: oltre undici minuti di grandissimo hard rock settantiano, con un riff portante che sa -appunto- di Mountain e Cream e una lunga quanto ribollente parte centrale strumentale dominata dallorgano hammond.
Guardando lanno di uscita di Demon Box ben si pu capire limportanza di un disco che provenendo da un Paese lontano dalla scena di Seattle, faceva tesoro di quelle sonorit, mantenendo ben in evidenza la matrice di partenza, ma da l si apriva a folk, psichedelia, metal, noise, hard rock, campionamenti, strumenti orientali, perfino hardcore, producendo un doppio album stordente per ricchezza e variet musicale e strumentale. Un doppio album che in conclusione sperimenta un approccio quasi progressive sia nella costruzione di lunghe tracce, sia nella ambiziosa volont di utilizzare qualunque linguaggio con sfrontatezza, mescolando e sperimentando, rompendo qualunque vincolo di genere e portando anche lalternative oltre i suoi confini, ancora prima che quegli stessi confini si consolidassero, riprendendo cos quella vena crossover che tanto aveva sconvolto la situazione a fine degli anni ottanta e che sarebbe rimasta la vera vincitrice del decennio. I Motorpsycho alzano lasticella per tutti, confezionando unopera che suona tuttoggi stordente e ammaliante nella sua poliedricit, che si regge su alcuni brani spettacolari e sulla forza travolgente dellinsieme, inarrestabile e vitale colata di creativit e libert artistica. Per i Motorpsycho, da qui in avanti, la strada sar aperta in maniera definitiva e la loro inesausta e copiosa vena creativa rimarr una delle pi originali e interessanti tra tutte quelle emerse in quegli anni e non solo. Da quel fatidico 1993, Demon Box costituisce un metro di paragone per chiunque voglia addentrarsi lungo un percorso non per tutti, che nasce da un contesto ben preciso e di esso si abbevera, per poi crescere e portare lontanissimo. Cos lontano che ancora oggi in troppi non sono stati capaci di capire e apprezzare. Poco male, come detto in apertura, un album importante resta tale e quindi recuperarlo oggi nulla toglie al suo valore. Buon ascolto.
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6
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che gran disco , demon box una delle canzoni che preferisco in assoluto , credo che insieme a grindstone di timoty's monster sia una delle canzoni doom , noise piu pesanti degli anni 90 ........un trapano che ti sconquassa il cervello ......la varieta di questo album la dice lunga sulla capacita ci variare e di mettersi in gioco del trio . consiglio a chiunque di andarli a vedere suonare per le jam coinvolgenti , per la durata del concerto e anche per la capacita di coinvolgere solo con la musica il pubblico senza artifici , trucchetti da bambini o trucchi da pousers. |
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5
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bello anche questo, ma la recensione di Blissard? Per me il loro apice assoluto. |
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4
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Grande album, forse troppo lungo, come ogni lavoro di questa grandissima e sottovalutata band, ma di sicuro un Cult. |
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3
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Non posso guardare la copertina di questo disco senza sentire una fitta di nostalgia perch mi fa tornare indietro ai miei diciannove anni. I motorpsycho li scoprii con Timothy's Monster, l'album successivo a Demon box che invece fu il secondo che acquistai.Li ho visti dal vivo quattro volte e li considero uno dei gruppi pi sottovalutati nella storia del rock e in particolare di quegli anni. E, infine, non posso che trovarmi completamente d'accordo con la recensione e penso che quasi tutti gli album che i Motorpsycho hanno prodotto in quel decennio siano dei capolavori che avrebbero meritato ben altra visibilit. |
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2
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Conosco poco la band in questione, ma questo disco ce l'ho ed ottimo. Solo io ci sento un approccio molto Pixies nel suo insieme? |
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1
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Gruppo che meriterebbe tutte le attenzioni del mondo, questo un capolavoro immenso |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Waiting for the One 2. Nothing to Say 3. Feedtime 4. Gutwrench * 5. Sunchild 6. Mountain * 7. Tuesday Morning 8. All Is Loneliness 9. Come On In 10. Step Inside Again 11. Demon Box 12. Babylon 13. Mr. Who? * 14. Junior 15. Plan #1 16. Sheer Profoundity 17. The One Who Went Away
*Tracce presenti solo sulla versione in vinile
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Line Up
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Bent Sther (Voce, Basso, Chitarra, Organo, Basso Sintetizzato, Percussioni, Taurus, Cimbali, Piano giocattolo) Hans Magnus Ryan (Chitarra, Voce, Sitar, Mandolino, Flauto, Violino, Batteria, Taurus) Hkon Gebhardt (Batteria, Percussioni, Chitarra, ARP Axxe, Voce)
Musicisti ospiti Lars Lien (Piano, Organo Hammond, Mellotron, Voce) Deathprod (Campionamenti, Echomachines, Basso Synth, Taurus, "various machines making lotsa noise") Vegard Moen (Sitar su traccia 8) Winifried & Arvid Ryan (Piano, Violino in una registrazione del 1966 utilizzata su traccia 11) Matt Burt (Voce narrante su traccia 15)
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