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26/04/24
KARMA
CSA RIVOLTA, VIA FRATELLI BANDIERA 45 - VENEZIA
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26/12/2020
( 1064 letture )
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Si sono un po’ persi dai radar i Dragonland, band svedese fondata nel 1999 con all’attivo cinque album, l’ultimo, Under the Gray Banner, pubblicato nel 2011. In questa recensione si va ancora più indietro, all’ormai lontano 2006, anno in cui pubblicarono Astronomy, quello che probabilmente è il loro miglior disco, contaminato come di consueto dai soliti nomi, Rhapsody of Fire, Stratovarius e Sonata Arctica, facendo però un passo in avanti rispetto ai dischi precedenti, proponendo uno stile di sicuro già visto ma in ogni caso non troppo standardizzato: c’è una componente speed/power molto consistente, con delle chitarre belle taglienti, ma allo stesso tempo c’è un piacevole lato sinfonico, che a colpi di tastiere va ad arricchire le sonorità sulle quali si alternano la voce del frontman dei Jonas Heidgert e quelle dei vari ospiti, tra i quali spunta Elise Ryd degli Amaranthe.
Come preannunciato dal titolo Astronomy è un disco fortemente influenzato dalla mitologia (Cassiopeia tratta del mito greco di Cassiopea) e come facilmente intuibile dall’astronomia (per citare qualche esempio Supernova descrive l’esplosione di una supernova, Contact racconta l’incontro con la vita aliena mentre Astronomy parla dei poteri delle costellazioni). Il songwriting è abbastanza piacevole, i testi non nascondono chissà quali significati particolari, sono leggeri ma danno il loro contributo alla riuscita del disco, girando attorno a queste tematiche, che alla fine si rivelano una buona alternativa al solito fantasy che si vede in tantissimi dischi power. A rendere il disco veramente valido come già detto c’è la componente musicale, particolarmente apprezzata già ai tempi dell’uscita. Il ventaglio di sonorità è ampio e spazia dal power più convenzionale di Contact e Astronomy, a quello di Antimatter, arricchito da una seconda voce scream e da una chitarra decisamente spinta, ai duetti decisamente ruffiani come Cassiopeia o To Late for Sorrow, ai brani strumentali dall’impronta fortemente cinematografica come The Book of Shadows Part IV- The Scrolls of Geometria Divina, The Old House on the Hill Chapter I - A Death in the Family, The Old House on the Hill Chapter II - The Thing in the Cellar e The Old House on the Hill Chapter III - The Ring of Edward Waldon. C’è un bell’alternarsi tra momenti più accattivanti a base di power classico nelle varie canzoni, come lo possono essere Beethoven's Nightmare o Direction: Perfection, e i momenti più evocativi e rilassati delle strumentali: mediamente il disco resta sempre a un livello costante e questo modulare vari stili, che già di partenza risultano fluidi e godibili, non fa percepire brani riempitivi o scivoloni della formazione svedese. I cinquanta minuti abbondanti di musica suonati dai Dragonland scorrono facendo emergere il gran lavoro fatto dalla band in fase di scrittura delle canzoni e in fase di registrazione: l’arsenale di sonorità e tecniche è bello ricco e ogni dettaglio è estremamente ben curato. Il comparto ritmico è preciso e solido come ci si aspetta da un disco simile, con una batteria che pesta, con un suono moderno, su cui si stendono i vari riff di chitarra e assoli, a cui si vanno ad intrecciare le tastiere. Questa freschezza e mutevolezza nelle composizioni si riflette anche nella produzione, che è un po’ un valore aggiunto per il disco, facendo trasparire questi concetti all’ennesima potenza grazie a dei suoni precisi e al passo coi tempi, perfettamente adatti a queste canzoni così catchy (al punto di rischiare di rivelarsi un po’ impersonali).
Riepilogando Astronomy è un ottimo album e ascoltarlo è una bella sorpresa: è tuttora un lavoro fresco e “originale”, che non va a innovare il genere, ma che lo rimescola per bene, tra elementi sinfonici e ritornelli che fanno presa, ovviamente senza mai perdere il tiro e la potenza che ci si aspetta da un album power. Ottimo il lavoro alla chitarra di Olof Mörck e ottima la prova di Jonas Heidgert alla voce, che canta in maniera graffiante senza esagerare nei virtuosismi, puntando più che altro sull’espressività, sull’ accattivare l’ascoltatore. I pregi emersi all’uscita di Astronomy valgono anche dopo più di dieci anni così come l’unico difetto riscontrabile: è vero che i suoni pesanti non mancano, ma per il resto aleggia sempre una certa leggerezza, non apprezzabile da tutti. I Dragonland non dettano alcuno standard ma al di là di questo, per chi apprezza questo tipo di sonorità o per chi volesse approcciarsi a un power particolarmente immediato si può dire che l’ascolto è senz’ombra di dubbio consigliato: Astronomy è a un livello veramente ottimo e tra le tante opere simili per suoni e genere (magari senza scomodare le solite band storiche) è più facile trovare alternative peggiori che migliori.
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8
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L’ultimo disco devo ancora ascoltarlo ma questo lo ricordo bene.Un gioiellino |
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7
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Piccolo gioiello del Power scandinavo.
Abusavo di questa band assieme a Stratovarius e Sonata Arctica, che tempi!
L'ho rimesso su dopo aver letto la recensione di Nic e suona ancora freschissimo. |
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6
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Mamma mia che disco hai tirato fuori Nicola, non lo ascoltavo da anni e, per l'occasione, l'ho ripreso in mano. Mi ricorda bei momenti, soprattutto quando ascoltavo power 20 ore al giorno ed avevo trovato nei Dragonland un gruppo degno successore dei nomi più grossi del genere. Tra l'altro, come ospiti, hanno partecipato i due futuri Amaranthe, Elize e Jake E., potrebbe essere che hanno conosciuto Olof Morck proprio qui. Questo disco comunque è uno splendido esempio di power non troppo canonico, con un sound bellissimo e delle aperture melodiche notevoli. La voce di Jonas è una grazia, non sarà il più tecnico al mondo, ma il suo timbro mi piace moltissimo. Supernova era diventata un inno per me, così come Cassiopea, la devastante Contact e la meravigliosa Beethoven's Nightmare, forse l'apice del disco. Non ho mai compreso bene il senso delle strumentali ma, nell'insieme, il disco non stufa e merita di essere annoverato tra le migliori usciti power del ventennio appena trascorso |
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5
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Ottimo album....Aggiungo che Dragonland e anche i Power Quest sono 2 grandissime band Power. |
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4
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Ce l'ho, dovrei riascoltarlo. Ricordo che, uscito in un momento in cui il power era già in abbondante fase regressiva, mi stupì per come suonava bene. Sicuramente resta anche nella mia memoria come uno dei migliori esempi di power di quegli anni. |
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3
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Disco sublime, uno dei migliori nel suo genere. E secondo me, Jonas Heidgert non solo è un singer superlativo ma ritengo sia anche uno dei più sottovalutati |
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1
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Power metal al suo meglio |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Supernova 2. Cassiopeia 3. Contact 4. Astronomy 5. Antimatter 6. The Book of Shadows Part IV- The Scrolls of Geometria Divina 7. Beethoven's Nightmare 8. Too Late for Sorrow 9. Direction: Perfection 10. The Old House on the Hill Chapter I - A Death in the Family 11. The Old House on the Hill Chapter II - The Thing in the Cellar 12. The Old House on the Hill Chapter III - The Ring of Edward Waldon
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Line Up
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Jonas Heidgert (Voce) Olof Mörck (Chitarra, Tastiere nella tracce 11, 12) Elias Holmlid (Tastiere, batteria nella tracce 11, 12) Nicklas Magnusson (Chitarra) Christer Pedersen (Basso) Jesse Lindskog (Batteria)
Musicisti ospiti Jake E (Voce nelle tracce 4, 8) Elise Ryd (Voce nelle tracce 1, 2, 8) Jimmie Strimmell (Voce nelle tracce 5, 9) Nils-Arne Holmlid (Voce parlata nella traccia 1) Marios Iliopoulos (Chitarra nella traccia 2)
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