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Hateful - Set Forever on Me
27/12/2020
( 497 letture )
A ben sette anni di distanza dall’ottimo Epilogue of Masquerade, i nostrani Hateful tornano a farsi sentire con Set Forever on Me, terzo album di una ventennale carriera pubblicato dalla Transcending Obscurity Records. Il trio non ha subito cambi di formazione, ripresentandosi quindi con Daniele Lupidi impegnato tra voce, basso e chitarra, Massimo Vezzani alla solita e Marcello Malagoli alla batteria.

I tre hanno sempre mostrato grandi capacità compositive unite ad una loro ricerca del death metal più tecnico, ma senza che questa andasse a rendere il tutto esageratamente moderno o spinto. Tutt’altro. Tenendo sempre a mente che parliamo di musicisti con alle spalle vent’anni di carriera e progetti all’attivo come Voids of Vomit, Valgrind e Blood of Seklusion, è tutto sommato normale aspettarsi certe soluzioni e un approccio che si discosta, e non di poco, dalla concezione più diffusa che si ha del tech-death. Mettete da parte i virtuosismi esasperati e qualsivoglia richiamo ai più recenti Deeds of Flesh, perché i tre puntano invece su un approccio più “novantiano” in cui tecnica e violenza vanno di pari passo costruendo brani dallo scheletro elaborato e a tratti imprevedibile. Un ottimo esempio di quanto detto viene dato dall’iniziale On the Brink of the Ravine, in cui è possibile familiarizzare con che tipo di riff si ha a che fare; non mancano ovviamene intrecci tra chitarre e rapide discese/salite sulla tastiera, ma il tutto è sempre strettamente legato a delle ritmiche violente che passano dai blsat beat all’accompagnamento più vecchia scuola. Non passano inosservate le dissonanze che arricchiscono il tutto, così come, specialmente in Phosphenes, un utilizzo non indifferente di mid-tempo che enfatizzano ancora di più quell’atmosfera che verrebbe da accostare agli Edge of Sanity o ai Gorguts; grande spazio viene dato al basso, che con il suo seguire le chitarre, e anche grazie ad un’ottima scelta dei suoni, rende alcune sezioni più massicce. A seguito del pezzo citato troviamo quella che probabilmente è tra le migliori tracce del disco, ovvero The Irretrievable Dissolution Process on the Shores of Time. Può essere vista come un manifesto di cosa sia diventato il trio, in cui tutti gli elementi che ne caratterizzano la proposta esplodono; innanzitutto, si fanno notare la varietà di riff sempre diversi, dinamici, a tratti imprevedibili, e in cui la struttura della canzone porta a delle sezioni molto evocative e a degli scenari che si rispecchiano inevitabilmente nella copertina. La sezione finale è un’ottima dimostrazione, e tale caratteristica è riscontrabile in ogni pezzo. Ecco cosa s’intende per un “approccio vecchia scuola”, riportare il tech death ad una dimensione meno esplosiva ma sempre evocativa, in grado di ricreare paesaggi surreali e restare sempre e comunque legati alla forma più pura del genere. Stesso discorso per Our Gold Shined in Vain, altra perla di tech death dalle tinte surreali/cosmiche che si riempie di un tono epico e decadente. Anche in questo caso è da sottolineare come lavorino le chitarre e come la batteria detti tempi mai troppo statici. Perché è vero, i tre sanno suonare, ma ci ricordano benissimo da dove vengono con episodi simili a Time Flows Differently, violenta nella prima parte e più “onirica” nella seconda (bello il lavoro delle chitarre), The Nihil Truth, River’s Breath e tutti quei momenti in cui i tre partono a testa bassa. Sarà quindi chiaro che a livello strumentale siamo davanti a un ottimo lavoro da parte di ogni membro in cui per, come sempre, a guidare i tutto troviamo le sei corde; accompagnamento e solista lavorano benissimo, con la seconda che oltre a lanciarsi in assoli si occupa di andare ad arricchire ogni singola sezione tramite qualche armonia o altre soluzioni sempre ben calibrate e mai esagerate. Impeccabile anche l’aspetto vocale, due growl leggermente diversi tra loro e che non perdono occasione di sovrapporsi o alternarsi, con ovviamente quello di Lupidi in prima linea.

Evoluzione di un processo iniziato ben dieci anni fa con Coils Of A Consumed Paradise, Set Forever on Me segna per gli Hateful un passo avanti che non deve e non può passare inosservato; è un disco che mostra un tocco personale, in cui tutto è perfettamente calibrato e cosa da non sottovalutare, riesce ad essere evocativo, in grado di riportare a scenari surreali e strani che sì, pur essendo accostabili alla vecchia scuola, non si limitano ad essere una fotocopia o un semplice omaggio. Senza dubbio alcuno, una delle migliore uscite del 2020.



VOTO RECENSORE
80
VOTO LETTORI
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INFORMAZIONI
2020
Transcending Obscurity Records
Technical Death Metal
Tracklist
1. On the Brink of the Ravine
2. Oxygen Catastrophe
3. Phosphenes
4. The Irretrieveable Dissolution Process on the Shores of Time
5. Will-Crushing Wheel
6. Caldera
7. Time Flows Differently
8. Our Gold Shined in Vain
9. The Nihil Truth
10. River's Breath
11. The Proof
Line Up
Daniele Lupidi (Voce, Basso, Chitarra)
Massimo Vezzani (Chitarra)
Marcello Malagoli (Batteria)
 
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