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20/03/21
MAYHEM + MORTIIS + GUESTS TBA (POSTICIPATO!)
CAMPUS MUSIC INDUSTRY - PARMA
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28/12/2020
( 1857 letture )
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Si sente spesso dire che le band metal italiane di respiro internazionale siano ancora oggi poche. Non so se questo dato sia vero e anche a volergli dare credito, successo di mercato e qualità assoluta spesso non coincidono. Un dato è però certo: tra le realtà nostrane di enorme e costante qualità degne di essere portate come esempio di musica italiana capace di competere con chiunque, ci sono i Dark Quarterer. Partiti discograficamente negli anni 80 hanno prodotto pochi, ma eccellenti lavori di ambito epic metal densi di elementi prog che denunciano la provenienza culturale dei suoi membri. Giunti nel 2020 ed a cinque anni di distanza dal precedente Ithaca, i Nostri si ripresentano con un concept album sull’eruzione che distrusse Pompei ed Ercolano nell’ottobre del 79 dopo Cristo, basato sul testo di Alberto Angela intitolato Gli Ultimi Tre Giorni di Pompei. Inoltre, sulle impressioni ricavate da un viaggio condotto separatamente sui luoghi della tragedia da Nepi e Ninci per entrare meglio nel mood della storia. E nemmeno a dirlo, i toscani centrano ancora una volta il bersaglio grosso.
"Vestito" da una clamorosa copertina firmata Paolo Girardi (una garanzia), Pompei ci regala sei canzoni assolutamente degne del trademark Dark Quarterer, come al solito piene di pathos, classe, capacità di raccontare e di risultare credibili pure quando affrontano passaggi tendenzialmente di maniera. In più, riuscitissima l’intuizione molto romanzesca e surreale di umanizzare il vulcano, inserendolo nel tessuto del racconto come personaggio vero e proprio che racconta in soggettiva quanto accade, come fanno gli innamorati, il gladiatore o Plinio il Vecchio. Registrato in maniera accorta presso i W.R.S. Studios di Piombino e masterizzato da Alex Marton, Pompei segue musicalmente e mentalmente le necessità del racconto, mostrando arrangiamenti più doom (sarebbe facile dire "sulfurei") che innervano il consueto epic rendendo l’intero lavoro magmatico e fanno ulteriormente spiccare la voce di Gianni Nepi. Ottantiana e acuta come non mai, ma capace di scendere più in basso del solito quando occorre, facendosi oscura nell’assecondare gli arrangiamenti delle canzoni. Vesuvius incede possente come il respiro del vulcano simulato dal riff della chitarra, diventando sempre più drammaticamente heavy mentre gli eventi precipitano sfociando nell’eruzione e alla colata piroclastica, lasciando poi spazio a Welcome to the Day of Death, la cui sinistra epicità vira nella seconda parte verso un arrangiamento efficace e un assolo di chitarra di Sozzi di grande classe. Due canzoni che da sole lasciano pochi dubbi sulla qualità generale dell’opera. Panic mostra il lato più tipicamente progressive dei Dark Quarterer, esaltati dal lavoro di Ninci e Longhi e da aperture musicali che definiscono ancora una volta il concetto di pathos in musica. Delizioso il finale acustico. Rocciosa e struggente Plinius the Elder, si apre strada facendo a un nuovo eccellente "inserto" che travalica nettamente il concetto di metal per portarsi su quello di musica in senso più ampio. Inoltre, si sviluppa su arrangiamenti che molto semplicemente, sono connotati da professionalità e classe conferite a questi musicisti dalla perfetta contezza dei risultati da ottenere e di come fare per raggiungerli. Gladiator sembra davvero scritta da qualcuno che abbia calcato il terreno di un’arena nel racconto del combattente di professione che sogna la pace e la famiglia prima di essere travolto dal Vesuvio, ma ancora una volta è l’epicità dell’arrangiamento a risultare vincente prima del finale affidato a Forever. Oltre otto minuti che conducono attraverso tutte le sfaccettature dell’album e più in generale della band che lo ha prodotto, puntando su un continuo carico/scarico emozionale tra momenti heavy e altri dolcissimi, mentre il racconto volge al termine in maniera struggente.
Più oscuro dei precedenti, accortamente prodotto a livello vocale e strumentale (l’uso della sette corde, per esempio, suona funzionale all’esaltazione di un certo feeling), con doom ed epic un po’ soverchianti rispetto al lato prog che emerge in Plinius The Elder, Pompei è l’ultimo di una serie di gioielli musicali che i Dark Quarterer hanno scritto tra il 1987 e oggi. L’ennesima conferma che quel respiro internazionale citato nel primo paragrafo che il gruppo certamente possiede, è composto da un vestito di note che non tutti sono capaci di disporre nella giusta sequenza. Nell’ordine necessario per far sì che la scaletta di un CD non sia semplicemente un elenco statico di canzoni che scorrono nel lettore lasciando magari un’impressione positiva per poi sfumare poco dopo nella memoria, confondendosi con innumerevoli altri progetti in possesso delle stesse caratteristiche base, ma una vera opera teatrale teoricamente possibile da portare in scena in questa veste. Magari aggiungendo parti da recitare o video ad hoc che leghino i vari brani, considerando quanto sia forte la loro comunicazione emotiva. Quello che il metal e suoi derivati dovrebbero sempre mirare a fare.
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Veramente una bella sorpresa questo lavoro! Splendida anche la copertina, come già sottolineato. Tutti i pezzi sono validi, ma la vetta è per me raggiunta dalla travolgente opener "Vesuvius", capace di lasciare di sasso e senza respiro. Molto ben miscelate le influenze epic/prog, il lavoro risulta scorrevole e non si fossilizza su un unico stile per tutte le tracce. Una vera opera romantica concepita per durare, che anche secondo me meriterebbe una rappresentazione teatrale. Bravi. Voto 80-85. |
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Comprato a metà novembre scorso, penso, non è mai uscito dai miei device. Questo a conferma dell'ennesimo capolavoro di una band assolutamente eccellente. Qui, in primis, va sottolineato l'ottimo songwriting, con pezzi veramente belli ed emozionanti da ascoltare. Si sente la parte progressive ma mi piace anche questo aspetto che il sempre notevole Monsieur Raven, definisce "oscuro" e l'atmosfera generale. Non riesco a trovare un pezzo che sia migliore dell'altro, anche perché tutti hanno una loro unicità pur nel quadro generale del concept. Mi aggiungo alla lista di chi sottolinea la bellissima copertina. Gruppo da seguire assolutamente e un vanto per voi Italiani. Au revoir. |
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Gran bel disco. Vesuvius e Plino the elder le mie preferite. Copertina spettacolare. Ammetto di non aver mai approfondito questa ottima band. Devo recuperare assolutamente. voto 80 |
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Comprato, attirato dla nome, dalla copertina e dall'idea del concept. Non vedo l'ora di ascoltarlo!!! |
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Incredibilmente non li conoscevo.. Band e sound di gran classe. Granitico, potente, classico, Progressive. Un concept meraviglioso. Con calma assaporerò questo "Pompei" poi mi dedicherò al resto della loro discografia. |
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Beh, è evidente perché le note acute non ti vadano giù... É perche le note acute vanno su 😉😉😉 |
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Musicalmente straordinari ma la voce così acuta non mi va giù. |
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La bellezza di questa band sta nell' onesta' di sapere diversificarsi da tutte le altre band che suonano epic metal...per la qualita' assoluta delle idee, dei suoni e dei testi legate agli argomenti trattati...se.pre con quel tocco di matrice progressive italiana anni 70...che fa veramente la differenza....altro che le burinate americane in stile Manowar....sinceramente dei gruppi epic salvo solo loro e i Manilla road....come sempre i nostri hanno prodotto solo albums d'eccellenza come questo...voto 90 |
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Appunto, senza nessun rispetto per la band. |
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Il senso di una diatriba del genere all'interno della recensione di Pompei???? |
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C'è un triumvirato e nessuno mi ha detto nulla? mi accontento anche di essere il Crasso o il Lepido di turno |
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Certo, come vuoi, basta che stai tranquillo e prendi le pilloline. Adesso scusa, ma dobbiamo valutare se diventare un triumvirato, dichiarare guerra ai Parti e incutere il terrore nei nostri sottoposti in redazione prima di nominare un governatore fantoccio in qualche altra webzine. La giornata tipo di noi dittatori occulti.. |
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Il vostro organigramma è quello di uno stato fantoccio Lo sappiamo tutti che a comandare siete voi due Chissà perché quando alla gente dici la verità si incazza sempre |
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Vedo che hai letto con attenzione il nostro organigramma. Problemi di dislessia? |
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Va be si è capito che qui ci vanno solo quelli recensiti dai due boss : Raven e Lizard |
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Album clamoroso. 90 ci sta tutto |
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Tralascio il mio commento sul disco,sempre grandi,voto 90.Ma a parte questo vorreri raccontare un aneddoto su di loro,che li rende unici.Seguendoli su Facebook e vedendo la versione in italiano di Oscuritò la trovai cosi bella che la condivisi.Di li a pochi giorni Paolo Ninci mi chiese l'amicizia!!Cioè capite,lui che chiede l'amicizia a me e non il contrario.Che dire,questo è il bello di ascoltare questa magnifica musica. |
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I Dark Quarterer sono incapaci di far uscire album che non siano gioielli. |
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Ennesimo capolavoro di una band straordinaria, 90 pieno |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Vesuvius 2. Welcome to the Day of Death 3. Panic 4. Plinius the Elder 5. Gladiator 6. Forever
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Line Up
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Gianni Nepi (Voce, basso) Francesco Sozzi (Chitarre) Francesco Longhi (Tastiere) Paolo Ninci (Batteria)
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RECENSIONI |
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