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Tourniquet - The Slow Cosmic Voyage to WIsdom
09/01/2021
( 1228 letture )
I Tourniquet dopo l’ottimo Gazing at Medusa del 2018 danno alle stampe una nuova pubblicazione, The Slow Cosmic Voyage to Wisdom, quasi per ribadire come la band sia viva e vegeta nel nefasto 2020. A chi attendeva un nuovo album di inediti possiamo dire che purtroppo questo nuovo lavoro è a tutti gli effetti una raccolta compresa di alcuni inediti, ma con un piccolo twist. D’altronde stiamo parlando dei Tourniquet, progetto di una vita artistica del nume creatore Ted Kirpatrick, che anno dopo anno ha portato avanti una proposta musicale che affonda le radici da una parte nello US metal in tutte le sue sfumature (dal thrash al doom) e dall’altra nella fede e nel messaggio cristiano. Così, nell’assemblare questa raccolta, Kirpatrick invece di attingere alle hit della band, ha deciso di mettere in evidenza uno dei molteplici generi affrontati dal suo camaleontico progetto, quel doom che tanto deve ai Black Sabbath: il quartetto di Birmingham è omaggiato a tutti gli effetti in The Slow Cosmic Voyage to Wisdom. Basti pensare che ad aprire e chiudere la tracklist (esclusa l’ultimissima suite) troviamo proprio due cover dei Sabbath tratte da un EP di sei cover a loro dedicato dal nostro batterista, The Doom in Us All: a Tribute to Black Sabbath, pubblicato nel 2016.

Una riuscita e fedele interpretazione di Electric Funeral costituisce l’apripista, nella quale alla voce troviamo niente meno che Erik Wagner, indimenticabile cantante di buona parte della discografia dei Trouble mentre Lord of This World in chiusura vede tra gli ospiti alla voce Trevor McNevan e un'altra colonna del doom, Bruce Franklin, chitarrista e cofondatore dei Trouble. D’altronde chi meglio degli eredi spirituali dei Sabbath poteva interpretare la musica dei maestri?
Memento Mori, da Gazing at Medusa, con Tim Ripper Owens alla voce, è la prima traccia pescata nel catalogo della band da Kirpatrick per questa raccolta, roccioso e sulfureo brano che ribadisce la continuità stilistica del genere proposto, in odore di Sabbath e Saint Vitus. Owens per capacità ed estensione non si discute, ma è in un altro brano della raccolta che il cantante può davvero sfoderare tutto il suo talento: Gethsemane, canzone pubblicata alcuni mesi or sono e che rischiava di finire dimenticata nell’indifferenza generale e che chiaramente esce dalle coordinate doom della raccolta, quasi a costituire un armonioso break centrale. Nell’estratto da Jesus Christ Superstar, celebre musical di Andrew Lloyd Webber, Tim Ripper Owens si abbandona ad un’interpretazione maiuscola, in cui ha modo di uscire dai canoni imposti dal ruolo dello screamer metal tout court ed esprimersi in una prova nella quale emergono sentimento e pathos e dove finalmente l’indiscusso bagaglio tecnico del singer è al servizio della canzone, e non viceversa come troppo spesso accade nei progetti in cui è protagonista.
Breve interludio a parte, il doom resta il leitmotiv, prima con Going Going…gone da Crawl to China del 1997, con Luke Easter alla voce, poi con No Soul da Onward to freedom del 2014, ospiti Dug Pinnick alla voce e Bruce Franklin alla chitarra ed infine Officium Defunctorum da Psycho Surgery del 2001 con la voce potente e graffiante di Guy Ritter, forse la canzone che come struttura in assoluto prende più dai primi Sabbath: riff portante cupo ed ossessivo condito da un lungo assolo finale. Addirittura, In Death We Rise tratta da Where Moth and Rust Destroy del 2003 si calca ulteriormente la mano, l’incedere è lentissimo, plumbeo e i riff della chitarra accompagnata dalle note struggenti del violino ci porterebbero vicini al funeral doom, non fosse per la voce calda e piena di Luke Easter.
Lions tratta da un album solista di Kirkpatrick, Ode to a Roadkill del 2010, è un’altra divagazione strumentale. Un giro portante di chitarra distorta di scuola stoner è accompagnato da campionamenti effettati di ruggiti di leoni. Indubbia originalità a parte, la traccia toglie spazio a brani che avrebbero meritato di apparire nella raccolta, considerando che nessuna canzone è presente da album più che validi come Stop the Bleeding, Pathogenic Occular Dissonance, Vanishing Lessons, Microscopic View of a Telescopic Realm e Antiseptic Bloodbath. Vero è che alcuni dei sopraccitati album virano verso lidi più thrash o US metal, ma resta un minimo di disappunto.
Rimane l’epilogo dopo i titoli di coda della raccolta: Mission to MACS J1149+2223 Lensed Star 1. Il brano prende il nome della stella più lontana dalla terra per ora scoperta dall’astronomia contemporanea (chiamata anche Icarus) e rappresenta una novità quasi assoluta per i Tourniquet: 25 minuti di drone strumentale. Chiaramente un esperimento simile non poteva essere proposto all’interno di un album canonico dei Tourniquet, per cui Kirkpatrick ha scelto saggiamente di inserirlo in una raccolta. Il pezzo di notevole minutaggio si accoda e prende spunto dagli ultimi Sunn O))), periodo post Monoliths & Dimensions. La suite altro non è che una lunga variazione di distorsione arricchita da effetti e rumore bianco. A chi ascolta lasciamo il verdetto se il tentativo di riprodurre la desolazione e la suggestione del viaggio siderale sia riuscito o meno. Di fatto il brano non aggiunge né toglie a quanto già ampiamente proposto da band che fanno della musica drone la propria raison d’être, ma resta comunque la soddisfazione nel constatare come un artista storico non si sia adagiato tra le mura amiche della musica abitualmente proposta, ma che sia animato invece dal desiderio di superare i confini imposti dal genere per esplorare nuovi orizzonti.

In termini di produzione, i brani pescati dagli album storici ed inseriti in The Slow Cosmic Voyage to Wisdom sono stati tutti rimasterizzati e ripuliti. L’effetto d’insieme risulta così organico e scorrevole: l’eterogeneità dei numerosi interpreti, soprattutto vocali, risulta mitigata da suoni omogenei e bilanciati.
Considerata la lunga carriera di questi artisti si poteva osare di più e pubblicare una doppia raccolta, dove magari proporre per intero l’EP dedicato ai Black Sabbath ai quali questa raccolta è un chiaro e sentito omaggio. Almeno un brano da ogni album in studio dei Tourniquet sarebbe stata la proverbiale ciliegia sulla torta, ma per ora, in attesa di un disco di inediti previsto per fine 2021, godiamoci questa gustosa ed estrosa raccolta e brindiamo alla ciurma di Ted Kirpatrick.



VOTO RECENSORE
75
VOTO LETTORI
42.54 su 22 voti [ VOTA]
Diego75
Domenica 24 Gennaio 2021, 20.08.59
4
Li ho sempre considerati un ottima band...e questo e' l'ennesimo buon disco...o buon progetto dato che e' una band fatta da turnisti.
Blessed
Mercoledì 13 Gennaio 2021, 15.59.54
3
Ratto: troppo tempo libero mi sa
Ratto
Mercoledì 13 Gennaio 2021, 9.01.43
2
perchè questo accanimento nei voti lettori?
JC
Domenica 10 Gennaio 2021, 12.55.26
1
L'ho ascoltato e darei un senza voto. La qualità della band non si discute ma per chi non li conosce consiglierei altri approcci. comunque geniali.
INFORMAZIONI
2020
Pathogeic Records
Doom
Tracklist
1. Electric Funeral
2. Memento Mori
3. Lions
4. Going, Going…Gone
5. Gethsemane
6. No Soul
7. In Death We Rise
8. Officium Defunctorum
9. Lord of This World
10. Mission to MACS J1149+2223 Lensed Star 1
I – Navigating the Distant Spiral Galaxy Cluster
II – The Nothingness of the Primordial Black Holes
III – Arrival: 9 Billion Light-years from Earth
Line Up
Luke Easter (Voce)
Tim Ripper Owens (Voce)
Aaron Guerra (Chitarra)
Ted Kirkpatrick (Batteria)
 
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