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23/03/21
SWANS + NORMAN WESTBERG
ALCATRAZ - MILANO
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16/01/2021
( 374 letture )
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La fine del 2020 ha visto il ritorno in pista per i Sollust che, dopo otto anni di silenzio dal debutto The Last Bird Son, hanno finalmente pubblicato tredici trecce inedite facenti parte del loro secondo capitolo discografico (In)Versus. Descrivere la loro musica non è immediato: i portoghesi si presentano come progressive metal, ma non nella concezione classica del termine incentrata sul virtuosismo, gli arrangiamenti barocchi e i cambi di tempo e atmosfera, quanto piuttosto nell’idea di mescolare generi differenti e anche molto distanti tra loro. Nel caso dei Sollust, la musica è un pastiche composto da death metal, aperture più melodiche gothic alla Paradise Lost e, infine, suggestioni d’ispirazione alternative rock che scomodano talvolta l’ingombrante retaggio dei primi Tool.
Sulla carta l’idea è interessante, ma sfortunatamente nel caso dei Sollust alla bontà delle intenzioni non è corrispondono i fatti, o meglio, le canzoni. Pur non essendo un fallimento totale, (In)Versus non è esente da vistosi difetti che inficiano la resa complessiva. Pollice verso soprattutto per quanto riguarda il growl, poco profondo, monocorde e tecnicamente da rivedere perché davvero debole e a tratti un po’ immaturo. Le linee vocali più aggressive scorrono via senza colpo ferire, lasciando l’amaro in bocca perché si sarebbe potuto fare meglio con un pizzico di cattiveria ed un’impostazione tecnica migliore. Tutti i brani presenti in questo disco soffrono vistosamente del growl, capace di vanificare le intuizioni del riffing nei passaggi più ficcanti e riusciti. Anche la produzione non è esente da critiche: le chitarre mancano di spessore poiché in secondo piano e distorte con un suono sgranato che non rende giustizia alle seppur buone parti del riffing. Inoltre è impossibile ignorare la batteria dalla grancassa triggerata e fintissima al limite del fastidioso. Pollice alzato invece per quanto riguarda il cantato pulito che, al contrario della controparte in growl si rivela quantomeno piacevole e azzeccato nel contesto, anche se inequivocabilmente ispirato da Nick Holmes e in misura decisamente minore da Maynard Keenan: prendendo d’esempio la sezione centrale di Blame Yourself attorno al minuto 2:20, si noterà l’assonanza palese con il cantante di Lateralus. Sul versante tecnico e strumentale (In)Versus si regge bene sulle proprie gambe e presenta furbescamente le idee migliori nella prima metà del disco, diciamo fino a Exolvuntur, per poi collassare di botto. La seconda metà, eccezion fatta per la singola Messiah, è un misto di riempitivi a metà tra il clichè e il generico death/goth da discount (Dark Halo, Reflection) e altri brani che si trascinano agonizzanti per la noia generata, Winding Path e Amnesia su tutti. Si ha quasi la tentazione a pensare che i Sollust abbiano smarrito l’ispirazione nel corso della lavorazione al disco. Probabilmente con un paio di pezzi in meno ci troveremmo dinanzi a un lavoro per lo meno dignitoso.
È stato davvero difficile trovare qualcosa che funzionasse nella musica dei Sollust. Con i ripetuti ascolti cresce lo sconforto nel constatare come il disco via via peggiori appiattendosi in trovate sempre meno efficaci, rendendo specialmente la seconda metà di (In)Versus faticosa da digerire. Non mancano comunque degli aspetti timidamente interessanti e positivi che risollevano le quotazioni del lavoro, ma quanto offerto è decisamente troppo esiguo per giustificare otto anni di attesa o un prodotto al di sotto della sufficienza. Ai lusitani urge lavorare sodo e rimediare agli aspetti deleteri della propria musica affinchè non si ritrovino in futuro con nuovi dischi potenzialmente godibili, ma rovinati da evidenti pecche.
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4
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Probabilmente la fretta è stata una cattiva consigliera per i Contrarian. Si fossero presi più tempo sicuramente avrebbero ottenuto risultati ben diversi. |
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3
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Quello che non comprendo e chiedo: Prendo atto dei Sollust.. Occasione persa.. Ma i Contrarian: Album precedente che mi è piaciuto.. Successo quel che è successo ok.. Ma finita la Registrazione si sono ascoltati? Avessero composto una decina di Brani sulla falsariga di The Mega Metropolis con il Cantante precedente, a parer mio usciva un grande Album.. |
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2
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A malincuore ho dovuto bocciarli perchè di fatto gli spunti interessanti non mancano. Sul cantato dei portoghesi, penso sia limitante un growl carente di tecnica ed espressività, specialmente in contesti come questi dove l'atmosfera, anche per quanto riguarda la voce, è tutto. Riguardo ai Contrarian purtroppo non sono rimasto convinto in generale e trovo che la voce abbia limitato la resa finale per via di scelte non proprio azzeccate. |
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1
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Ho visto che il Recensore di questo Album è lo stesso del lavoro dei Contrarian, e così ho voluto dargli un ascolto.. Anche alla luce del voto simile e dell'etichetta Prog/death.. A grandi linee son d'accordo con la Recensione.. Dissento pacificamente solo sulla Voce growl.. A mio parere il Gorgoglio sull'album degli Statunitensi è penalizzante per la resa finale.. Qua invece mi sembra un Cantato né più né meno come tanti.. Gli altri punti deboli che ha evidenziato, li ritengo più determinanti nel giudizio finale.. Peccato perché l'idea di partenza era intrigante.. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Divider 2. Inversus 3. Lost in Oblivion 4. Hostage of a Life 5. Beyond the Void 6. Creed in Life 7. Blame Yourself 8. Exolvuntur 9. Reflection 10. Dark Halo 11. Winding Path 12. Messiah 13. Amnesia
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Line Up
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Rui Pereira (Voce, Chitarra) Rui “Ruka” Monteiro (Chitarra) Miguel Lopes (Campionatore) Amilcar “Mika” Arùjo (Basso) Paulo “Axelandre” Queiròs (Batteria)
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RECENSIONI |
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