|
29/03/24
500 HORSE POWER + GAIN OVER
BORN TO BE WILD MC PADOVA, VIA GUIDO NATTA 14 - RUBANO (PD)
|
|
|
21/01/2021
( 1082 letture )
|
Non sono novellini i belgi Eleanora: esordienti con un EP omonimo ed uno split insieme ai maestri Amenra, hanno pubblicato poi un disco di debutto interessante e ben acclamato dalla critica per arrivare infine all’album della possibile consacrazione: Mere, uscito nel novembre del 2020. La band si inserisce con coerenza all’interno del filone post hardcore che fa riferimento allo screamo dei primi anni 2000, irrobustendo le strutture dei propri brani con pesanti influssi post metal. Se nel primo album Allure, del 2016, la scelta compositiva era ricaduta sul creare quattro lunghe tracce asfissianti e violente nella loro fragilità, in questo caso invece ci troviamo di fronte a brani dal minutaggio più contenuto che danno rilevanza maggiore alla concisione e al risultato diretto.
Le influenze che formano i sette brani di Mere sono varie e sebbene ci si muova in un territorio piuttosto definito le sorprese non si può dire che manchino: l’avvio è sofferto e rabbioso, con la voce di Mathieu Joyeux che diventa carta vetrata pronta a smussare gli spigoli dei riff sludge delle chitarre. Amos è un brano decisamente carico di groove e molto più vicino al metal che all’hardcore; i suoni sono potenti e immersivi e l’unico fondamentale particolare che ci fa capire da che mondo provengano i cinque ragazzi di Gent è lo screaming del frontman, acutissimo e annichilente nei propri vocalizzi. È facile rintracciare il passaggio dei Neurosis più ferini tra le trame strumentali degli Eleanora, così come quello di un’altra band cardine di questo modo di intendere il post hardcore, ovvero i Celeste. Nonostante i riferimenti più o meno palesi però, i nostri hanno dalla loro una scrittura solida e convincente, che non lascia quasi mai indifferenti. Da questo punto di vista sono molto interessanti i momenti prettamente post metal dell’album come la lunga strumentale Samaria, dove le chitarre si intrecciano alla batteria imponente di Stijn Witdouck per un brano tecnicamente molto semplice, ma oltremodo suggestivo. La tensione è sempre palpabile e l’ottima scelta dei suoni fa sì che questo sia uno dei momenti più riusciti del disco. Alla morbidezza del brano appena menzionato si contrappone la rabbia di matrice black metal di Korre, una scheggia impazzita dove Joyeux vomita le sue liriche con veemenza e la batteria macina irrefrenabile tenendo l’ascoltatore costantemente in apnea. La tensione esplode nel finale melodico, che esaspera certe soluzioni blackgaze mantenendo però una violenza di base che non ammette compromessi. Prevedibilmente è il finale dell’album che presenta la maggior commistione di influenze, rendendo gli otto minuti abbondanti della titletrack i più densi e contorti del disco: non c’è spazio per respirare durante i primi cinque minuti del brano ed anche se il ritmo talvolta si allenta è sempre la batteria a tenere alta l’attenzione; ancora umori black metal si infiltrano tra le linee vocali, mentre le chitarre lavorano maggiormente con riff sludge e timidi arpeggi post rock. Il caos che si crea quando tutta la band si muove insieme viene bilanciato dalle sezioni dove la voce arretra per lasciare spazio all’atmosfera, la quale viene poi stemperata nel finale acustico che di fatto ha il solo scopo di aumentare il minutaggio.
In conclusione Mere è un album che si fa apprezzare da una pletora piuttosto ampia di appassionati, almeno sulla carta, riuscendo a bilanciare una base comunque ancora legata all’hardcore a inflessioni “post” che sono ormai ben consolidate. Il sound degli Eleanora è tutto fuorché innovativo, questi suoni e questo genere di composizioni ormai non sono una novità da almeno quindici anni, ma riuscire a gestire bene le tante influenze che costruiscono i brani della band belga non è scontato e per questo ai musicisti di Gent va tributato un plauso.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
|
|
|
|
|
Tracklist
|
1. Amos 2. Elders 3. Eb 4. Korre 5. Samaria 6. Principes 7. Mere
|
|
Line Up
|
Mathieu Joyeux (Voce) Christophe De Ridder (Voce, Chitarra) Robin Broché (Voce, Chitarra) Jeroen De Coster (Voce, Basso) Stijn Witdouck (Batteria)
|
|
|
|
RECENSIONI |
|
|
|
|
|