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21/04/23
ALPHA WOLF + KING810 + TEN56 + XILE
LEGEND CLUB - MILANO
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26/01/2021
( 3480 letture )
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Ogniqualvolta che sento nominare il nome dei Therion, la mia mente pensa istintivamente alla prima volta che li sentii, nell'anno domini 2000, con l'album Deggial. Nella mia immaturità adolescenziale non avevo mai sentito una musica simile e di getto pensai: geniali, veramente estremi. Da quel momento acquistai a scatola chiusa ogni loro precedente lavoro (e ogni futuro lavoro). Passati vent’anni ritengo tutt’oggi che la band guidata da Christofer sia una delle più geniali ed estreme dell’intero panorama (specificando che il termine estremo non è riferito alle velocità o alla brutalità, bensì al concetto musicale ricercato e proposto).
Facciamo ora un passo indietro per farne due in avanti ed approntarci meglio a Leviathan: tre anni fa uscì Beloved Antichrist complesso, ispiratissimo e incredibilmente lungo, per molti inascoltabile, un progetto nella mente e nei cassetti del mastermind da quasi vent’anni, che lo “prosciugò mentalmente”. Successivamente, in seguito a diversi confronti con il suo braccio destro Thomas Vikstrom i due hanno scelto di lanciarsi in un’opera che è la perfetta antitesi del suo predecessore. Da diverse idee ormai messe a riposo nel corso degli anni e ripescate dopo quasi due decadi la band decidere di dare ai propri fan “l’album da loro tanto desiderato” (così come i Therion lo hanno definito).
Fatta questa doverosa premessa, veniamo ora al suono di Leviathan: come nei precedenti lavori gli strumenti sono cristallini, nitidi e perfettamente bilanciati, mai troppo invasivi, atti a sostenere in maniera più che efficace il pilastro portante del marchio Therion ossia le voci. Lead, cori e arrangiamenti orchestrali sono in primo piano e inattaccabili come sempre. Una nota di merito va accreditata alle tastiere e al programming che, senza essere mai invadenti creano un ottimo ambient atmosferico praticamente in tutti i brani. La combo The Leaf On The Oak Of Far e Tuonela scalda i motori e apre il disco: i due brani alternano cori e voci a ritmiche perlopiù di stampo power e si prestano a esser due ottimi pezzi in sede live, coinvolgenti ed orecchiabili danno il giusto sprint iniziale all’album. La titletrack Leviathan e la seguente Die Wellen Deir Zeit invece tirano fuori tutta la magniloquenza del gruppo, due piccoli manuali di symphonic metal, con orchestrazioni e atmosfere oniriche e sognanti, compositivamente parlando non raggiungono le architetture di certi brani del passato ma esprimono in egual modo la genialità di Johnsson e soci. La seguente Aži Dahāka invece spezza le atmosfere con ritmi molto tirati in pieno stile heavy-power, in cui si susseguono melodie vocali e strumentali in un continuo intrecciarsi molto funzionale, dando vita ad un brano frizzante e piacevole. Eye Of Algol è un altro pezzo da novanta del disco, le voci sono coinvolgenti e trascinanti, così come le cupe atmosfere che permeano il brano e il lungo interludio strumentale. Anche qui siamo di fronte ad una potenziale hit in sede live. Nocturnal Light stenta a decollare, le atmosfere gotiche e le voci principalmente femminili guidano il pezzo che, nonostante anche alcuni richiami epici/atmosferici non impatta a pieno. Cosa che invece non succede con Great Marquis Of Hell, brano con un ottimo groove e un forte piglio power, una composizione solida ed efficace, breve ma comunque d’effetto. Groove che si mantiene anche in Psalm Of Retribution dove (grazie a ritmiche marziali ed atmosfere e ambient dal sapore cinematografico) la band esprime appieno tutto il suo potenziale. El Primer Sol è un brano strutturalmente abbastanza semplice dove a colpire principalmente è l’alternanza della lingua nel cantato, un brano che seppur ben concepito e realizzato porta con sé purtroppo poco coinvolgimento. A chiudere la tracklist troviamo infine Ten Courts Of Diyu, in cui i Therion colpiscono di nuovo forte con un brano coinvolgente e efficace, le linee vocali e le atmosfere creano un piccolo viaggio onirico nell’inferno narrato, nel pieno del loro stile musicale.
Leviathan va preso, analizzato e considerato per ciò che era nelle intenzioni della band fare, ossia un disco semplice e diretto, un regalo ai fan che racchiudesse in maniera totale e assimilabile tutto il passato di una band gigantesca, fatto di album giganteschi. In questo senso, seppur con alcune piccole lacune la missione può dirsi pienamente riuscita. Il disco è fresco, godibile, di facile ascolto. Certo non regala innovazione o sperimentazione ma si pone come un interludio per chi da diciassette album orsono ha concepito sempre musica “d’avanguardia”. Per noi ascoltatori, Leviathan è e sarà sempre un piacevolissimo ascolto anche negli anni a venire.
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10
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Disco nel complesso gradevole ma che non affonda il colpo. Non mancano spunti interessanti ma in generale l\'album ha poca grinta ed anima. Sicuramente non uno dei loro dischi migliori. Se sei un fan sfegatato della band ha senso avere anche questo disco, altrimenti lascerei perdere l\'acquisto. Voto 65. |
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9
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Voto 70, IMHO piacevole ma nell'insieme troppo "telefonato" |
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8
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Con Marko Hietala i Therion sembrano più tamarri del solito! Per il resto stesso discorso di Sitra Ahra. Non lo reputo un album fondamentale. Buono, ma per me non supera 75. |
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7
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Al contrario, @Marquis, a me sono piaciuti molto i pezzi finali, da Great Marquis of Hell a Ten Courts of Diyu, anche se il pezzo migliore del lotto rimane forse Tuonela. L'album mi ha sorpreso in positivo. Voto tra il 77 e l'80 per me. |
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6
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Well, qui i Therion ritornano a fare i Therion e proporre musica accattivante ed interessante anche se non all'altezza dei capolavori tipo Vovin (ma forse, al tempo, era anche l'aspetto di novità a fare la sua parte). Lasciamo quindi l'indigeribile, frammentato e prolisso Beloved Antichrist, come un episodio legato più alla ego di Johnsson che non alla "normale" produzione del gruppo. A mio gusto personale, meglio la prima parte dei pezzi finali, eccetto l'ultimo brano. Ma una uscita decisamente positiva. Au revoir. |
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5
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Dai ripetuti primi ascolti odierni, a me pare proprio un bel disco. In più di un'occasione mi hanno riportato alla mente i migliori Rhapsody (ad esempio: Die Wellen Der Zeit). Ben tornati. Questo sì. |
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4
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Molto bello, la precedente rock opera era indigeribile, e anche il cover album con le canzoni francesi non era centratissimo.
Con questo disco tornano a fare il loro mestiere. |
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3
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Come detto da Johnsson nell’intervista, quest’album è stato scritto pensando a ciò che il loro fan medio vorrebbe dai Therion; quindi, come facilmente si può intuire, assolutamente nessuna sorpresa dal punto di vista stilistico. Rimangono comunque sempre un gruppo (progetto?) estremamente particolare, unico. L’album è abbastanza vario e si lascia ascoltare con estremo piacere e alcune tracce come Tuonela, Die Wellen Der Zeit o Great Marquis of Hell sono veramente belle. L’80 ci può stare. |
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2
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Decisamente meglio del mattone Beloved Antichrist, ma non mi convince appieno. Manca un pizzico di mordente, per me non oltre il 75. |
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1
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Bellissimo, solite melodie stupende. Gruppo unico |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Leaf On The Oak Of Far 2. Tuonela 3. Leviathan 4. Die Wellen Der Zeit 5. Aži Dahāka 6. Eye of Algol 7. Nocturnal Light 8. Great Marquis Of Hell 9. Psalm Of Retribution 10. El Primer Sol 11. Ten Courts Of Diyu
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Line Up
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Christofer Johnsson (Voce, Chitarra, Basso, Tastiere) Nalle Påhlsson (Basso) Thomas Vikström (Voce) Lori Lewis (Voce) Christian Vidal (Chitarra) Nalle Påhlsson (Basso) Sami Karppinen (Batteria)
Musicisti ospiti: Hellscore (Voce) Rosalía Sairem (Voce sulle tracce 1, 6, 10) Marco Hietala (Voce sulla traccia 2) Taida Nazraić (Voce sulla traccia 2, 4, 11) Chiara "Dusk" Malvestiti (Voce sulle tracce 3, 5, 7) Mats Levén (Voce sulla traccia 9) Noa Gruman (Voce sulla traccia 11) Björn Höglund (Batteria sulle tracce 1, 2, 3, 6, 8, 9) Snowy Shaw (Batteria sulle tracce 4, 5, 7, 10, 11) Fabio "Wolf" Amurri (Tastiere) Jonas Öijvall (Organo Hammond sulle tracce 5, 6) Ally Storch-Hukriede (Violino sulla traccia 2)
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