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29/03/24
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Killing Joke - Hosannas from the Basements of Hell
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30/01/2021
( 1685 letture )
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Nel corso della loro lunghissima carriera, i Killing Joke hanno cambiato pelle numerose volte, indossando i panni più diversi. Post-punk, new wave, dark rock, synthpop, industrial metal, questi alcuni dei generi che il gruppo londinese ha (ri)visitato, talvolta in maniera pioneristica, dal lontano 1979 ai giorni nostri. Il più delle volte con ottimi risultati, e sempre restando fedeli a loro stessi. Malgrado le differenze tra un album all’altro, infatti, la musica proposta dai Britannici è sempre e soprattutto stata Killing Joke al 100%. Una vera colonna portante del lato più oscuro e conturbante del rock, insomma, e la lista dei gruppi che ne sono stati influenzati, lunga e prestigiosa, è lì a testimoniarlo.
Pubblicato nel 2006, Hosannas from the Basements of Hell rientra in pieno in questo cammino di continuo rinnovamento portato avanti senza mai snaturarsi. Il 12esimo album dei Nostri succede a quel Killing Joke del 2003, secondo lavoro omonimo pubblicato al termine della pausa iniziata nel 1997. Hosannas… riprende la vena industrial del predecessore, ma con alcuni cambiamenti importanti. Mentre il self-titled risultava compresso e cibernetico, il nuovo lavoro si fa ossessivo, frastagliato e oscuro. Resta a fare da ponte quel mood dissonante, pulsante e corrosivo da sempre marchio di fabbrica dei Nostri, presente dietro ogni loro nuova manifestazione. L’album è stato registrato presso lo Studio Faust Records di Praga, più specificatamente in uno spazio di 300 m2 soprannominato Basement of Hell. Oltre che suggerire il titolo all’album, questo “labirinto di cemento” offre una firma acustica unica, si legge sul sito dello studio. Raramente un nome è stato più azzeccato, aggiungiamo noi: al di-là dei discorsi promozionali, il 12esimo album dei Killing Joke scaraventa l’ascoltatore in un mondo sotterraneo, buio e soffocante, una vera e propria “cantina infernale”. E lo fa attraverso delle composizioni tanto lunghe quanto semplici e monotone, dove la continua ripetizione induce uno stato ritualistico e lisergico di nerissima trance. L’up-tempo This Tribal Antidote apre le danze nel migliore dei modi e mette subito in mostra il suono stratificato e dilatato dell’album, un magma dove pulsano le affilate dissonanze a cui i Nostri ci hanno da sempre abituati. Sulla formidabile pasta strumentale si erge il rantolo d’oltretomba di Jaz Coleman, che quasi fatica a imporsi sull’irrequieta massa dei watt sputati dagli strumenti. La successiva title-track mantiene alti i battiti e aggiunge un consistente strato di angoscia, che striscia tanto sugli insistenti inserti elettronici che sui ritagli sferraglianti della chitarra di Geordie, sospesi sul tellurico basso di Paul Raven. Sulla falsariga di questi due episodi si piazzano anche la sostenuta Implosion, la metallizzata Majestic e la furiosa The Lightbringer, brano particolarmente straniante, basato quasi esclusivamente su di un solo riff, riproposto implacabilmente per quasi 10 minuti. Qualora invece i nostri abbassano i bpm, si alza prepotentemente il livello di psicosi e ossessività. Se la conclusiva Gratitude rischia di perdersi nel magma velenoso e seducente indetto dalle chitarre (forse troppo) ribassate, Walking with Gods rappresenta l’apice di questo discorso. Marziale, pulsante e ipnotico, il suddetto brano forma uno stantuffo pneumatico continuo, meccanico e inesorabile. Visto questo feeling generale, stupisce Invocation, sì ritmata e ripetitiva, ma costruita attorno a limpide orchestrazioni, che elevano la canzone dal substrato fangoso dove stagna il resto dell’album.
Hosannas from the Basements of Hell è con tutta probabilità il full length più duro e cupo dei Killing Joke, senza dubbio se si guarda alla loro discografia più recente. È un album ostico, ossessivo, straniante, basato su pochi ingredienti, tutto sommato semplici ma molto efficaci. Esperti e ispirati, i musicisti conducono l’ascoltatore attraverso un viaggio affascinante e allucinato nel sottosuolo, grazie a brani tutto sommato immediati e a una produzione formidabile. È anche l’ultimo album con il bassista Paul Raven, più volte in formazione dal 1982, che purtroppo morirà nel 2007. Non è l’album migliore della formazione, ma aggiunge un capitolo molto valido alla loro ricca e sfaccettata parabola. Soprattutto, Hosannas… dimostra ancora una volta che il loro posto sulla cattedra, forse passato con gli anni in secondo piano, è più che mai giustificato.
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10
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Ottimo album, potente e apocalittico. Coma l'esordio del resto, Coleman e' lo sciamano della fine dei tempi. |
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9
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decisamente bello e duro, il voto dovrebbe essere molto più alto |
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8
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Cupo, ossessivo, marziale, soffocante...Una meraviglia, garanzia di qualità come pochi...80. |
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7
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P2K! #4: scusami, mi sono appena accorto di aver di aver sostanzialmente ribadito i tuoi concetti, chiedo venia 😅 |
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6
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Quando il mondo finirà lo farà sulle note di Invocation. L'album che farà da colonna sonora all'Apocalisse, non c'è dubbio. |
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5
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Gran bel disco questo qua! e Invocation é la loro Kashmir secondo me... |
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4
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L'apocalisse in terra... "invocation" con il suo arrangiamento tra orchestre apocalittiche e percussioni martellanti, cresce a bestia e resta un pezzo che da solo fa meritare l'acquisto del disco (ma anche la title track mica fischia...) |
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3
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Ahhh fantastico questo! Puzza di cantina e maledizioni. La tilte track ė straordinaria |
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2
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"majestic" è una bomba! |
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1
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Tutto ciò che è targato Killing Joke è per me puro culto. Questo disco non fa eccezione e lo ritengo uno dei più riusciti - e al contempo ostici - della loro discografia più recente. La titletrack e Walking With Gods sono tra gli episodi migliori, ma tutto il disco è meritevole, sebbene non "facile". Ottima la recensione di Alberto, ma io sono un po' di parte e alzo il voto almeno a 78. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. This Tribal Antidote 2. Hosannas from the Basements of Hell 3. Invocation 4. Implosion 5. Majestic 6. Walking with Gods 7. The Lightbringer 8. Judas Goat 9. Gratitude
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Line Up
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Jaz Coleman (Voce, Sintetizzatore) Kevin “Geordie” Walker (Chitarra) Paul Raven (Basso) Benny Calvert (Batteria
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RECENSIONI |
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