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Décembre Noir - The Renaissance of Hope
03/02/2021
( 1168 letture )
Quarto album in studio per i tedeschi Décembre Noir e quarto centro assicurato, su questo si può stare tranquilli. Con cadenza biennale fin dal debutto avvenuto nel 2014 i cinque musicisti di Erfurt portano avanti una visione precisa del melodic death/doom metal, tanto dura e asfissiante da una parte e tanto capace di stregare con un uso audace della melodia dall’altra.
Se del penultimo Autumn Kings avevamo parlato bene in sede di recensione, il discorso cambia veramente di poco al cospetto del nuovo The Renaissance of Hope, uno di quei casi rari dove è già la copertina –un bellissimo artwork firmato dal bassista Stephan Hünniger, entrato nella band solo nel 2019 e perciò al suo primo album con i tedeschi– il primo indizio che fa egregiamente intuire il contenuto musicale dell’album.

Guidata dalla voce cavernosa e avvolgente di Lars Dotzauer la band si approccia al nuovo capitolo della propria discografia con forse maggior coinvolgimento emotivo rispetto al disco precedente, ammantando anche le sezioni più pesanti di una patina malinconica che rende tutti i brani particolarmente riflessivi. Il minutaggio dei singoli episodi è elevato, ma nel complesso l’album scorre benissimo lasciando dietro di sé pochi momenti di stanca. Bisogna anche sottolineare come i quasi cinquanta minuti di The Renaissance of Hope risultano come una boccata d’aria fresca a confronto dei settanta del disco precedente.
I Décembre Noir non cambiano nulla a livello di composizione e produzione: dallo studio al produttore i nostri mantengono invariate le loro regole fin dal 2014 e questo fino ad ora ha giocato a loro favore. Si conferma anche il legame con Lifeforce Records, con la quale i tedeschi sono sotto contratto dal 2018. Il concept trattato nelle liriche dei brani è molto interessante e al contempo delicatissimo: si parla di speranza e di ciò che essa può rappresentare per gli uomini; oltre a questo, riallacciandosi anche alla copertina, si affronta il tema dell’eutanasia attiva, la quale presuppone la contemporanea presenza della speranza per il termine di una vita sofferente e della disperazione per il termine stesso di una vita, privata di qualunque futuro. Nulla di leggero quindi, tutt’altro. Anche per questo The Renaissance Of Hope si pone come un’opera da affrontare con rispetto e attenzione, godendo della musica certamente, ma tenendo in considerazione quali tematiche essa porta con sé.
L’avvio è affidato alle ritmiche rutilanti di A Swan Lake Full of Tears (ancora un riferimento alla copertina), che risulta il brano maggiormente legato a stilemi doom: la voce riempie lo spazio lasciando pochi momenti per respirare e intervallandosi con alcuni brevi spoken word, mentre il basso e la batteria macinano instancabili tenendo il tempo in maniera imperiosa; le chitarre sono autrici di pochi riff all’interno dell’album, preferendo ricamare melodie malinconiche rafforzate da modesti sintetizzatori. Al contrario con la successiva Hope/Renaissance, il brano più lungo in scaletta, siamo in territori prettamente death metal, anche se l’elemento atmosferico è sempre ben presente e aiuta a mantenere il brano su coordinate lievemente più ariose. La compattezza che permea le varie parti del brano rende il risultato finale estremamente coinvolgente e il growl di Dotzauer riesce a svettare nell’insieme con il suo declamare austero e perentorio.
Il livello sale ancora in corrispondenza di Streets of Transience, che nel suo incipit iniziale condivide una sorta di leitmotiv con l’ultima Behind The Scenes: in questo caso siamo davanti ad un brano quadrato e diretto che riesce ad identificarsi appieno con l’immagine in copertina, specialmente nel momento in cui la voce si lascia andare ad urla strazianti. L’arpeggio che si muove sotto la base ritmica durante tutti i sette minuti è il motore che muove l’emozionalità deprimente del brano e quando si arriva in fondo ci si accorge di essere rimasti in apnea per tutta la sua durata.
Il discorso si ripete con ancora maggior intensità in Behind the Scenes, dove gli arpeggi di chitarra si prendono il posto da protagonista mettendo in secondo piano anche la voce. Qui le parole del testo giocano un ruolo fondamentale e in stralci come questo si percepisce una profondità estremamente intima:

Kiss the boundless void, touch the tongue of mourning
I fall down to the ground without a sound
Sometimes I try to enjoy the silence
But the silence speaks too loud.


The Renaissance Of Hope è un album che merita di essere ascoltato senza troppi indugi e dimostra che i Décembre Noir sono una band affiatata e in grado di produrre grande musica, con testi e argomenti di spessore che vanno ricordati e affrontati con consapevolezza, risultando parte integrante del lavoro.
A questo giro anche la durata complessiva dell’opera diventa un pregio ed anche se ci sono alcuni momenti leggermente meno convincenti di altri possiamo affermare senza alcun dubbio che siamo al cospetto di un album da non trascurare ed anzi da lodare totalmente.



VOTO RECENSORE
80
VOTO LETTORI
77.45 su 11 voti [ VOTA]
LUCIO 77
Giovedì 4 Febbraio 2021, 21.19.22
1
Dalla Copertina pensavo ad un Album prog.. Invece.. Mi è piaciuto anche se nelle parti malinconiche avrei optato per un Cantato pulito.. Avrebbe dato secondo Me più enfasi alle composizioni..
INFORMAZIONI
2020
Lifeforce Records
Death / Doom
Tracklist
1. A Swan Lake Full of Tears
2. Hope/Renaissance
3. Ritual and Failure
4. Streets of Transience
5. Wings of Eschaton
6. Behind the Scenes
Line Up
Lars Dotzauer (Voce)
Martin Ortlepp (Chitarra)
Sebastian Görlach (Chitarra)
Stephan Hünniger (Basso)
Kevin Kleinschmidt (Batteria)
 
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