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29/03/24
ENUFF Z’NUFF
BORDERLINE CLUB, VIA GIUSEPPE VERNACCINI 7 - PISA
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06/02/2021
( 1419 letture )
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Nella mitologia babilonese, il dio Marduk occupava un posto di assoluta preminenza: era infatti considerato il Creatore dell'Universo, generato a partire dal caos primordiale, determinava il fato degli esseri umani, dominava le altre divinità ed era pressoché onnipotente. Molti anni dopo, nelle fredde lande svedesi, una band ha ripreso il nome di questa antica divinità orientale, dando in qualche modo sfogo, con la propria arte, a tutto quel caos primordiale da cui Marduk aveva creato l'ordine naturale: ancora oggi, i Marduk di Morgan Steinmeyer Håkansson costituiscono uno dei gruppi di punta della scena black svedese e nordica in generale, continuano a sfornare dischi feroci e possono effettivamente fregiarsi del titolo di una delle band più violente e blasfeme mai create, come desiderava il loro fondatore.
Quest'oggi, in particolare, la nostra lente di ingrandimento si posa su World Funeral, ottavo lavoro in studio del gruppo di Norrkoping, risalente al 2003; diciamocelo subito, non si tratta di una delle opere di spicco dei nostri, ma costituisce ciò nondimeno un lavoro valido che merita un ascolto e, in ogni caso, risulta superiore al precedente La Grande Danse Macabre; inoltre è l'ultimo album a vedere Erik “Legion” Hagstedt al microfono e Bogge “B. War” Svensson al basso, nonché il primo con Emil Dragutinovic alla batteria. Le ostilità (nel vero senso della parola) sono aperte da With Satan and Victorious Weapons, traccia che, come è facile intuire, non parla delle gerarchie angeliche: batteria a mille, chitarre violente (ma capaci anche di momenti più melodici) e vocals da brividi caratterizzando questa buona opener, uno dei pezzi più veloci e vecchio stile del disco. Come già sul precedente (ma in maniera complessivamente più convincente), i nostri alternano passaggi mozzafiato ad altri più cupi e ragionati, come dimostra Bleached Bones, che punta molto meno sulla rapidità tout court e molto più sull'atmosfera, sull'oppressione; non ci sono giudizi tranchant del tipo “bello” o “brutto” che possano riguardare questo pezzo, giacché molto sta al gusto personale: se amate anche questo lato meno violento della musica dei Marduk, allora lo troverete di vostro gradimento; se invece siete del partito With Satan and Victorious Weapons, è verosimile che la canzone vi lasci indifferenti. Quel che possiamo dire, però, è che si tratta di un pezzo oggettivamente ben composto, ben suonato e dotato del mood giusto. Eventuali dubbi sullo stato di forma della band possono poi essere agevolmente spazzati via da Cloven Hoof, che colpisce con la forza di una mitragliatrice e la medesima velocità. La titletrack non è da meno e vede il nuovo ingresso Emil Dragutinovic, che sarebbe poi rimasto in squadra sino al 2006, autore di una prova eccellente, così come del resto il mastermind Morgan Steinmeyer Håkansson (chissà se entra nella carta di identità). Forti della scelta di proporre l'alternanza di cui abbiamo già parlato, i nostri norreni rallentano ancora su To the Death's Head True, traccia dal mood solenne e marziale che però, in questo caso, non convince nel complesso; molto meglio, per restare in tema di canzoni non velocissime, la successiva Castrum Doloris, cupa e ben congegnata, mentre la rapidità torna a farla da padrona su Hearse, che però convince fino ad un certo punto; il problema, dunque, non è solo (e non tanto) la velocità di esecuzione, ma la qualità della canzone. Fortunatamente, queste sbavature vengono superate grazie all'ottima Night of the Long Knives, uno degli apici di questo “funerale al mondo”. Qualche mugugno torna nuovamente su Bloodletting ma, ancora una volta, la ferocissima Blessed Unholy spazza via ogni dubbio: Legion, qui all'ultimo giro di valzer (insomma) e soci hanno tanta voglia di menare le mani. Chiude il tutto la strumentale, funerea (per rimanere in tema) Blackcrowned, che riprende il titolo della prima compilation di casa Marduk, pubblicata nel 2002 ma contenente anche brani risalenti a dieci anni prima.
Come detto, non siamo di fronte al miglior album del gruppo di Norrkoping, ma la qualità è di buon livello, diverse canzoni sono feroci al punto giusto ed altre semplicemente discrete. In fondo, che altro si può volere dal buon nome dei Marduk? In attesa dell'eventuale ritorno di Tiamat, dea caotica ed eterna nemica del divino re babilonese, ci accontentiamo.
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2
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Nella ormai lunga discografia dei Marduk troviamo sicuramente episodi migliori, ma questo è sicuramente un buon album, alternando brani decisamente riusciti ad altri più prevedibili. Comunque mazzate sempre assicurate. Notevole la prova di Dragutinovic dietro le pelli. Voto 79 |
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1
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Disco un po'sottovalutato ma secondo me grandioso, sullo stile del capolavoro nightwing un giusto mix di furia cieca come da tradizione ed episodi più marziali e cadenzati tipici della band. Non ai livelli di panzer ma sicuramente superiore a quello fatto dopo con mortus |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. With Satan and Victorious Weapons 2. Bleached Bones 3. Cloven Hoof 4. World Funeral 5. To the Death's Head True 6. Castrum Doloris 7. Hearse 8. Night of the Long Knives 9. Bloodletting 10. Blessed Unholy 11. Blackcrowned
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Line Up
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Legion (Voce, Chitarra) Morgan Steinmeyer Håkansson (Chitarra) B. War (Basso) Emil Dragutinovic (Batteria)
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