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Helheim - Av Norrøn Ætt
27/02/2021
( 1355 letture )
Quando nel 1997 gli Helheim pubblicavano la loro seconda opera, Av Norrøn Ætt, si sono già ritagliati uno spazio di un certo rilievo all’interno della allora neonata (almeno nel nome e nella sua forma compiuta) corrente viking metal e in generale del black scandinavo, grazie al loro disco di debutto.
Jormungand, che prendeva il nome dal temibile serpente marino della mitologia nordica, pur essendo leggermente acerbo e mostrando un sound ancora un po’ da sgrezzare, com’è naturale per una band alla prima esperienza, era dotato di un certo estro e di una certa qualità che si possono riscontrare solo nei grandi dischi e conteneva già buona parte degli elementi che caratterizzavano il sottogenere viking, declinati in maniera del tutto personale.

Av Norrøn Ætt, degnissimo successore di un già ottimo debutto, è costituito da cinquantacinque minuti di epica malinconia nordica, in cui le sonorità legate al folk e alla tradizione scandinava si fondono alla perfezione con il cuore del sound che rimane ovviamente legato ben saldo al black metal norvegese, grazie anche al ritorno nei celebri Grieghallen Studios, che all’epoca rappresentavano un vero a e proprio marchio di qualità assicurata per qualsiasi disco passasse da quegli studi di Bergen e dalle mani di Erik Pytten. Il sound, infatti, viene di poco modificato rispetto all’album precedente, con particolare cura per le due chitarre i cui intrecci sono la colonna portante dell’intera opera e che spesso si alternano per dare più enfasi ai riff più importanti, prima riprodotti attraverso il suono di una sola chitarra, riecheggiante e ovattata, che poi esplodono nelle classiche cavalcate black metal. E inoltre, a sottolineare, una certa continuità di idee e intenti col precedente disco, si nota la definitiva propensione per brani molto lunghi, che oscillano quasi sempre tra i sette e i dieci minuti di durata, senza per questo mai annoiare. Questo grazie ad una quantità sterminata di riff maestosi, malinconici, raramente oscuri eppure struggenti ed emozionanti, che costellano tutte le composizioni e che sono egregiamente accompagnati da parti di batteria ben studiate, mai banali e quindi non relegate a semplice accompagnamento e che pure sono sempre prontissime ad esplodere nel più classico dei blast beat quando il tremolo implacabile delle chitarre lo richiede. Inoltre, lo screaming di Vanargandr pur rimanendo abbastanza acuto e sofferto, risulta leggermente meno ostico all’orecchio rispetto allo stridulo ululato sfoggiato in Jormungand, per quanto anch’esso non fosse una novità per l’ascoltatore mediamente esperto. Un altro dei punti che segnalano un’evoluzione, e contemporaneamente mettono in luce al meglio la vera anima degli Helheim, c’è sicuramente l’implementazione più massiccia ed organica di elementi che richiamano proprio le più classiche atmosfere vichingo/norrene, come le voci pulite sia maschili e femminili, ma anche di strumenti non tipicamente metal come il pianoforte, unico contributo di strumenti a tastiera, il violino e lo scacciapensieri. Nascono così composizioni di rara bellezza come Åpenbaringens Natt, in cui l’intro di pianoforte richiama gli echi neoclassicheggianti dell’iniziale En Forgangen Tid, sfocia in un riffing triste quanto affilato, e lo scream estremo di Vanargandr si alterna al timbro epico di Hrimgrimnir. Per quanto si fatichi a trovare anche un minuto sottotono in tutto il disco e tutte le composizioni si distinguano per omogeneità ma anche per qualità e varietà, vale la pena citare alcune delle più belle, tra cui Vinterdøden, costruita sull’alternanza tra classici riff black metal velocissimi, alcuni anche tra i più cattivi dell’opera, e parti meno caotiche e più ritmate, Mørk, Evig Vinter, introdotta da un suggestivo duetto voce femminile – scacciapensieri, e la conclusiva titletrack, summa di un po’ tutte le sonorità che si possono trovare nel disco e soprattutto epica e maestosa nelle melodie e nel testo, che si addicono perfettamente ad un inno al nord dal chiarissimo titolo, “Di lignaggio norreno”.

Av Norrøn Ætt può essere quindi considerato senza alcun tema di smentita uno dei migliori dischi viking di sempre, ammantato di uno spirito e di un’atmosfera così unici che non hanno nemmeno bisogno di tastiere o suoni artificiali per esaltarsi al meglio, ed è l’album che ha consacrato gli Helheim tra le band storiche di questa particolare costola del metal estremo delle terre scandinave. Eguagliato da molti (in quegli anni tra Enslaved, Hades, Windir, la lista potrebbe continuare per molto, la concorrenza non mancava affatto) ma superato da pochissimi, Av Norrøn Ætt rimane a tutt’oggi uno degli esempi più fulgidi di metal estremo intriso di puro spirito e sonorità nordica.



VOTO RECENSORE
87
VOTO LETTORI
93.5 su 2 voti [ VOTA]
LUCIO 77
Venerdì 5 Marzo 2021, 8.10.48
2
Bellissimo!! Anche io non li conoscevo.. Dopo aver letto il Commento entusiasta e la Recensione, non ho potuto far altro che ascoltarlo.. Ha un' Intensità pazzesca.. Pochi Album mi hanno coinvolto così fin da subito.. Proprio vero che a volte il caso ti fa conoscere Gruppi che hanno composto Lavori fantastici, rimasti per anni nell'oblio.. Chissà quanti ce ne sono.. Purtroppo...
Korgull
Giovedì 4 Marzo 2021, 19.55.05
1
Ecco qua una sorpresa! Questi proprio non li conoscevo...ed ė uno dei generi che preferisco! Cmq effettivamente dopo il primo ascolto mi sembra splendido
INFORMAZIONI
1997
Solstitium Records
Viking
Tracklist
1. En Forgangen Tid
2. Vinterdøden
3. Fra Gunnunga-Gap til Evig Tid
4. Mørk, Evig Vinter
5. Åpenbaringens Natt
6. De Eteriske Åndevesenes Skumringsdans
7. Av Norrøn Ætt
Line Up
Vanargandr (Voce, Basso)
Hrimgrimnir (Chitarra, Voce)
Hrymr (Batteria, Pianoforte, Scacciapensieri)

Musicisti ospiti
Haldis (Violino)
Belinda (Voce soprano, Tromba)
 
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