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Vader - Revelations
06/03/2021
( 1047 letture )
Prima che i Behemoth diventassero un fenomeno di portata mondiale, (e nel 2002 ancora non lo erano) la scena death thrash metal polacca (invero sempre fervida e prolifera) era monopolizzata dai Vader. In altri termini, se si nominava il metal in Polonia, quasi come un riflesso pavloviano, la mente correva al nome della band capitanata dall’inesauribile Piotr Wiwczarek.

Ai Vader va riconosciuta la dote di essere rimasti sempre puri e duri, senza subire le mode in voga nel momento. I nostri non hanno mai tradito la voglia di essere gli stessi del 1983 quando diedero inizio alla loro storia, dovendo poi attendere quasi dieci anni perché la Earache Records producesse il loro esordio su vinile. Al limite, senza che questo possa assurgere ad un difetto, essendo invece sintomatico di una crescita, con il tempo i Polacchi si sono liberati da quel suono un po’ grossolano, giungendo a sonorità più ricercate e meno grezze. Revelations è il lavoro pienamente maturo di una band che ha trovato la sua strada e che sa perfettamente cosa proporre ai fans. Qui parliamo della prima versione di Revelations, quella uscita a giugno del 2002, composta da nove brani e che dura poco più di mezz’ora (successivamente verrà ristampato con l’aggiunta di tre bonus tracks). In primo luogo, qualche parola va dedicata alla cover, semplicemente maestosa. L’autore è Jacek Wisniewski, già visto all’opera non solo con la band polacca, ma anche con tantissime altre come i Decapitated, i God Dethroned e gli Incantation. Nella cover di Revelations, la cui grafica è esaltata da un bell’effetto seppia, i simboli cristiani (si tratta di due chiese in stile gotico) vengono aggrediti da un gigantesco alieno che compare alle loro spalle. Le tematiche dei testi dei Vader hanno spesso presso di mira la religione, intesa come simbolo di schiavitù, e questo risulta davvero interessante in Polonia, nazione in cui la Chiesa diventa sempre più integralista, in un rigurgito medievale che trova una sponda solidale nel governo nazionalista e conservatore. Dicevamo, Revelations è un lavoro riuscito, ben congeniato sin dalle prime battute. Epitaph ha un piglio ruvido in cui la timbrica della band polacca è immediatamente riconoscibile. La voce di Piotr è inconfondibile: così cavernosa, così piena tanto da giganteggiare anche nella seguente Nomad, un pezzo senza troppi ghirigori, un po' come da sempre è la musica dei Vader. Woltftribe spinge sull’acceleratore, quasi in un duello tra il cantato e la parte ritmica in cui Doc dimostra quanto fosse talentuoso. Nel 2005 Doc se n’è andato a 34 anni, portato via dai soliti problemi cardiaci, frutto probabilmente degli eccessi alcoolici di una vita. I Vader senza Doc hanno continuato ad incidere album, quasi come se nulla fosse accaduto. Ma Raczkowski è stato il batterista più tumultuoso, quello più ribelle. È stato il figliol prodigo, ma è stato anche la pecora nera. Se lo poteva permettere perché aveva energia e birra in corpo. In questa prova in studio, rulla e martella, incide pesantemente sulle tracce, senza mai limitarsi a fare il compitino sterile. Ogni colpo è assestato con rabbia, quella stessa che l’ha tradito nella sua sfida alla vita che aveva deciso di trascorrere. A seguire c’è, in una sorta di passaggio del testimone in seno alla scena metal polacca, i Nostri duettano con Adam Darski, in arte Nergal, il leader dei Behemoth. Il pezzo è uno dei migliori dell’album: cattivo, muscolare, veloce. Il featuring con Nergal è ben riuscito. La voce del leader dei Behemoth si interseca perfettamente con quella di Piotr. Un brano davvero magistrale, da riassaporare a più riprese. Altrettanto dirompente è When Darkness Calls, in cui si erge imperiosa un’azzeccatissima frase che la chitarra ripete ossessivamente. Siamo davvero di fronte ad un pezzo di storia del metal europeo. Sempre granitici al pari delle sonorità di Torch of War, brano in cui assistiamo al secondo featuring dell’album. Questa volta è tempo del tappeto sonoro creato da Ureck dei Lux Occulta. In realtà, le tastiere - seppur ben suonate, non lo mettiamo in dubbio - scompaiono sotto un diluvio di rabbia e malvagità. Altro piccolo gioiellino è The Code, un brano che si muove fangoso nel solco tracciato dalla chitarra di Mauser. Distorsione massima, godimento puro. Lukewarm Race non fa prigionieri, corre veloce, sparata a mille, con un eccesso di crudezza senza pari. Ce la possiamo immaginare suonata dal vivo cosa genererebbe. Sarebbe caos totale o circle pit devastante. Il brano di chiusura, Revelation of Black Moses, esalta - ove mai ancora ce ne fosse bisogno - la voce di Piotr, anima nera che ha sempre contraddistinto i lavori proposti dalla band bianco rossa.

I Vader a Sanremo non ci andranno mai, neppure come ospiti della tarda notte (come accadde ai Saxon nel 1983), meglio così. Ce li godiamo noi e non ne saremo mai stanchi.



VOTO RECENSORE
82
VOTO LETTORI
79.33 su 6 voti [ VOTA]
Ratto
Giovedì 11 Marzo 2021, 8.56.37
2
Ricordo che all'epoca mi piacque, ma venivo da Litany che per me rimane il loro capolavoro, e quindi non ne rimasi super soddisfatto. Comunque un signor disco questo, ad avercene.
Aceshigh
Sabato 6 Marzo 2021, 23.10.55
1
Non facile per i Vader dare un degno seguito a quel capolavoro di Litany, ma tengono botta in maniera decisamente egregia. Qualche pezzo cadenzato in più, ma nel complesso la velocità e l’attacco frontale la fanno ancora da padroni. Quando poi beccano il riff giusto (When Darkness Calls per dirne una) è impossibile rimanere indifferenti. Voto 80
INFORMAZIONI
2002
Metal Blade
Death
Tracklist
1. Epitaph
2. The Nomad
3. Wolftribe
4. Whisper
5. When Darkness Calls
6. Torch of War
7. The Code
8. Lukewarm Race
9. Revelation of Black Moses
Line Up
Piotr “Peter” Wiwczarek (Voce, Chitarra)
Maurycy “Mauser” Stefanowicz (Chitarra)
Konrad “Simon” Karchut (Basso)
Krzystof “Docent” Raczkowski (Batteria)

Musicisti ospiti
Nergal (Voce nella traccia 4)
Urek (Tastiere nelle tracce 6, 9)
 
RECENSIONI
s.v.
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