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Rob Zombie - The Lunar Injection Kool Aid Eclipse Conspiracy
13/03/2021
( 2411 letture )
Rob Zombie è un pazzo, uno di quei pazzi per cui è impossibile non provare simpatia, proprio come quei freaks che spesso sono protagonisti delle sue pellicole cinematografiche.
Musicalmente la carriera del cantante americano, dopo un avvio travolgente con i mai dimenticati White Zombie e un prosieguo solista di tutto rispetto, con almeno un paio di album imprescindibili, ha subito un leggero calo, che ha portato ad album sempre meno ispirati, sebbene sempre godibili. La scintilla che però ha reso grandi dischi come Hellbilly Deluxe o The Sinister Urge ha spesso faticato ad emergere tra i solchi delle produzioni post-2001 e nonostante un immaginario sempre più fluorescente e psichedelico gli album che si sono susseguiti si sono sempre dimostrati come divertenti passatempo e nulla più.
È certo che l’autore di inni come Thunder Kiss ‘65 abbia voluto mettere al centro delle proprie priorità il cinema in un momento preciso della sua carriera, prendendo la musica come una via per condensare quelle sue idee filmiche che non avevano trovato spazio sulle pellicole dirette da egli stesso. Se però agli inizi della storia discografica dell’americano il cinema e la musica riuscivano a compensarsi in una maniera unica e originale, le due passioni del nostro hanno finito poi per dividersi in maniera netta, dando vita a risultati talvolta notevoli in campo cinematografico, ma sempre piuttosto mediocri dal punto di vista musicale.
Il 2021 potrebbe però segnare un anno importante per la discografia di Rob Zombie, che dà alle stampe il suo settimo album in studio (non consideriamo raccolte, live e album di remix) intitolato The Lunar Injection Kool Aid Eclipse Conspiracy; un titolo bizzarro e intrigante, come d’altronde il cantante ci ha sempre abituati.

Che con questo disco si vogliano fare le cose in grande lo si capisce già solo osservando la tracklist: ben 17 brani in scaletta per una durata comunque contenuta (41 minuti), che si dividono equamente tra canzoni vere e proprie ed intermezzi strumentali. La sensazione fin da subito è quella che ci si aspetta da un album di Rob Zombie: l’introduzione accoglie l’ascoltatore in una discoteca horror dove gli allucinogeni sono all’ordine del giorno e lo prepara per un trip sempre costantemente su di giri, dove le influenze sono tra le più disparate e la varietà stilistica è la più ampia mai riscontrata in un disco del cantante americano.
Come sempre non si tiene il conto dei samples utilizzati all’interno dei brani, estratti da film misconosciuti che fanno parte del background culturale del nostro, ma quel che salta subito all’orecchio è l’altissimo livello di ispirazione che permea la quasi totalità degli episodi del disco; che sia stato a causa del lockdown o che sia stato per via di una maggior cura adottata in fase di scrittura, l’album scorre via che è un piacere, mantenendo intatto il marchio di fabbrica dell’artista, ma elevando di molto il livello medio dei singoli episodi, che non stancano mai e convincono dall’inizio alla fine.
Il frontman chiaramente è il mattatore dell’opera, oltre ad esserne il principale autore, ma The Lunar Injection Kool Aid Eclipse Conspiracy si fa apprezzare anche e soprattutto perché fa emergere tutta la bravura e l’eclettismo di un chitarrista come John 5, finalmente non più relegato al ruolo di comprimario all’interno di strutture fondamentalmente electro-industrial, ma libero di suonare come meglio sa fare, senza lesinare le sue influenze bluegrass, country, hard rock, funk e metal.
Musicalmente c’è quindi tanta carne al fuoco e quasi tutta è cotta a puntino, grazie a una scrittura come già detto estremamente valida e a una produzione bilanciata e potentissima, che non sacrifica mai la dimensione freak del prodotto finale, ma la esalta in maniera notevole.

Inoltrarsi all’interno della scaletta dell’album significa attraverso un turbinio di sensazioni diverse, tutte guidate da una salda base industrial, la quale però si alterna a momenti maggiormente alternative metal e ad altri prettamente rock. I momenti più interessanti però sono quelli che esulano da un genere preciso per mescolare le carte in tavola e creare ibridi di difficile classificazione: il caso più eclatante è rappresentato da 18th Century Cannibals, Excitable Morlocks And A One Way Ticket On The Ghost Train, che di fatto è un brano electro-country guidato dalle abilità di John 5 al banjo. Zombie si immedesima nei panni di un vecchio redneck del sud, un personaggio piuttosto tipico dei suoi film, e nel complesso il pezzo non avrebbe sfigurato nella colonna sonora di The Devil’s Rejects. I suoni sono azzeccatissimi e la bizzarria che permea questi tre minuti e mezzo è morbosamente convincente.
The Eternal Struggles Of The Howling Man è un altro momento al limite fra i generi: inizia come un tiratissimo brano hard rock per poi concedersi un intermezzo corale (pensato senza dubbio in un’ottica live) che sfocia in un breve momento lounge-funk; chiude infine con una sferzata chitarristica che si avvicina al metal, lasciando ancora spazio all’inventiva di John 5, che si prende anche i successivi due minuti di The Much Talked Of Metamorphosis per intessere una semplice trama di chitarra acustica cui si sovrappongono frasi di estrazione flamenco.
Tra gli episodi più danzerecci invece svetta la tamarrissima Shake Your Ass-Smoke Your Grass, che a fronte di una struttura semplicissima riesce a far scuotere i fianchi con la sua cassa dritta e con il solito stile vocale a metà tra vocalist e aizzatore di folle che funziona oggi come ieri. La chitarra di John 5 è ancora al centro dell’attenzione con un riff dal sapore stoner che ben si accorda al titolo e al tema del brano.
Il riferimento agli anni ’90 è più che presente durante tutto il corso dell’album e sembra anzi che la band voglia spingere nettamente su questo aspetto, che comunque non disturba dal momento che la produzione riesce a suonare attuale e funzionale alla totalità dei brani in scaletta. La nostalgia trova modo di sfogarsi infatti con l’ammiccante intro di The Satanic Rites Of Blacula, dove il ritmo è sempre elevato e la discoteca popolata da mostri prende vita con sempre più vigore.
Unico vero momento stonato dell’opera risulta Boom-Boom-Boom che, nel voler inquietare con la sua ipnotica e ripetitiva nenia cantilenante, invece annoia e si trascina stancamente per tutta la sua durata. In un momento così avanzato di una tracklist densa come questa un brano più debole si fa notare e non poco.
Fortunatamente i frequenti intermezzi che si alternano fra i pezzi veri e propri non risultano mai superflui o inutili ed anzi presentano alcuni spunti interessanti, che arricchiscono la varietà del disco.
La chiusura affidata a Cow Killer Blues è la migliore che si potrebbe sperare: questo è il brano più prettamente metal dell’opera ed è ancora John 5 a tenerne le redini con le sue capacità chitarristiche mai troppo lodate.

In conclusione The Lunar Injection Kool Aid Eclipse Conspiracy è un album che convince e riesce anche a sorprendere; diverte dall’inizio alla fine ed esalta sia gli ascoltatori di vecchia data che quelli più recenti, offrendo una miscela di alternative metal ed elettronica schizzata che non si pone freni e sfocia spesso in lidi poco esplorati da Rob Zombie stesso. Questo disco merita di essere ascoltato e di essere annoverato tra i lavori meglio riusciti del cantante e regista americano, che finalmente ritrova l’ispirazione dei bei tempi andati e compone un quadro corale di valore, lasciando spazio a quella band che da anni ormai lo accompagna fedelmente e che forse mai era stata lasciata così libera di esprimersi.
Non staremo parlando di un album rivoluzionario, ma di un disco ottimo sotto tutti i punti di vista e questo non è poco. La discoteca horror è aperta, gli invitati stanno arrivando numerosi e i “passatempi psichedelici” sono pronti; sarebbe un peccato non partecipare alla festa, no?



VOTO RECENSORE
79
VOTO LETTORI
78.93 su 15 voti [ VOTA]
Indigo
Domenica 14 Marzo 2021, 18.23.50
3
La recensione del buon Alex non mente: disco divertentissimo, strampalato e freak al punto giusto. Mi ha spiazzato il brano "industrial country" ma da Rob Zombie giustamente ci si aspetta di essere sorpresi. Direi che le tracce che mi sono piaciute di più sono The Triumph of King Freak, The Ballad of Sleazy Rider e la cafonissima Shake your Ass/Smoke Your Grass. Troppo forte il vecchio Rob, un disco potente e un po' cazzone ci sta proprio in un periodo così. Giusta l'etichetta industrial alternative e direi anche il voto.
Korgull
Domenica 14 Marzo 2021, 8.00.48
2
Credo che un mondo creato sui testi di Rob sarebbe un posto interessante un cui vivere e per questo mi ė sempre stato simpatico! Il disco in questone non ė certo un capolavoro ma di sicuro ė piacevole e divertente
Deathland
Sabato 13 Marzo 2021, 21.22.58
1
Ottima recensione, come voto alzo di 6 punti e arrivo anche a 85 perché Rob è sempre magico per me
INFORMAZIONI
2021
Nuclear Blast
Industrial/Alternative
Tracklist
1. Expanding The Head Of Zed
2. The Triumph Of King Freak (A Crypt Of Preservation And Superstition)
3. The Ballad Of Sleazy Rider
4. Hovering Over The Dull Earth
5. Shadow Of The Cemetery Man
6. A Brief Static Hum And Then The Radio Blared
7. 18th Century Cannibals, Excitable Morlocks And A One Way Ticket On The Ghost Train
8. The Eternal Struggles Of The Howling Man
9. The Much Talked Of Metamorphosis
10. The Satanic Rites Of Blacula
11. Shower Of Stones
12. Shake Your Ass-Smoke Your Grass
13. Boom-Boom-Boom
14. What You Gonna Do With That Gun Mama?
15. Get Loose
16. The Serenity Of Witches
17. Crow Killer Blues
Line Up
Rob Zombie (Voce)
John 5 (Chitarra, Cori)
Piggy D (Basso, Cori)
Ginger Fish (Batteria)
 
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