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HEADBANGERS PUB, VIA TITO LIVIO 33A - MILANO

Skyclad - Wayward Sons of Mother Earth
20/03/2021
( 1521 letture )
Si è dibattuto a lungo su quale artista abbia inventato, o per lo meno contribuito a plasmare il folk metal delle origini. Il genere esploso all’alba del nuovo millennio con band come Moonsorrow, Korpiklaani, Ensiferum, Finntroll, Equilibrium ed Elvenking tra le tante, ebbe origine all’inizio degli anni novanta quando prima gli inglesi Skyclad e poi gli irlandesi Cruachan incorporarono nel metal elementi, strutture e strumenti della musica folk tradizionale. Ma rispetto alla seconda ondata che da subito propose un metal strutturalmente intrecciato col folk, per gli Skyclad questo binomio maturò di album in album, frutto di un’evoluzione stilistica che trae origini dal thrash metal più canonico e tradizionale dei Sabbat e dall’heavy metal dei Pariah. A fine anni ottanta, nel 1989, infatti Martin Walkyier, cantante appunto dei Sabbat, aveva lasciato la band dopo alcune dispute di natura artistica con Andy Sneap. L’amicizia nata in quegli anni tra Walkyier e il chitarrista Ramsey, che aveva da poco sciolto i suoi Pariah, portò prima alla stesura e alla registrazione di un demo di alcune tracce e poi man mano che il progetto si consolidava, alla fondazione nel 1990 degli Skyclad, con l’intento programmatico di suonare metal pagano, di aggiungere qualcosa di nuovo, di diverso a quanto proposto dalle due band d’origine fino ad allora. Lo stesso nome, Skyclad, “di cielo vestito”, indicava la nudità, l’idea di svestirsi nei rituali neopagani per riaffermare l’uguaglianza tra i membri del culto e recuperare il legame primordiale con la natura e le proprie origini.

Una volta completato, l’intenzione era di proporre il demo a varie case discografiche, ma l’allora potente Noise Records, che aveva già i Sabbat e Martin Walkyier nella sua scuderia, fece leva sulle clausole che vincolavano il cantante e mise sotto contratto la nuova band quasi a scatola chiusa fiutando l’affare, producendo e promuovendone poi l’esordio, Wayward Sons of Mother Earth. La formazione iniziale venne completata da Graeme English al basso, compagno di Ramsey sia nei Satan che nei Pariah, e da Keith Baxter alla batteria, che già aveva collaborato occasionalmente in passato con Walkyier. Negli anni a venire la band si arricchirà di un secondo chitarrista e di un violinista in pianta stabile arrivando a realizzare magistralmente quel potenziale che ad inizio anni novanta era solo un’idea, un concetto, nelle menti di Walkyier e Ramsey. Le poche parti concesse al folk, prevalentemente partiture di violino, furono affidate a un turnista, Mike Evans, mentre le tastiere necessarie per le orchestrazioni e il flauto furono suonati da Rog Patterson. Wayward Sons of Mother Earth è a tutti gli effetti il frutto dei trascorsi dei due mastermind della band (non a caso principali compositori dell’intero album): il thrash tecnico e melodico dei Sabbat da una parte e il metal roccioso figlio della NWOBHM dei Satan (prima band di Ramsey) e dei Pariah dall’altra. Su questa ossatura si innestano le parti di violino e le orchestrazioni che solitamente sono poste in apertura o chiusura dei pezzi dell’album, vedi l’intro di The Sky Beneath My Feet, dove un fraseggio chitarristico lascia spazio per pochi secondi al violino, per poi esplodere in una canzone thrash a tutti gli effetti. Così, per quasi tutto l’album, anche nei momenti più epici, come Our Dying Island e la splendida Skyclad, è il metal a dettar legge, lasciando poco o nessun spazio a flauti, violini e strumenti acustici che avrebbero accresciuto l’effetto eroico non di poco (ci sarà tempo per quello negli album successivi). A questo diktat fanno eccezione due brani. Il primo, Moongleam And Meadowsweet, è una soffusa ballad acustica dove sono forti i richiami al passato. Per l’occasione gli Skyclad poterono contare sull’apporto di Dominic Miller, allora chitarrista di Sting, che contribuì non poco a connotare il brano di sensibilità e colori estranei all’heavy metal. Il secondo The Widdershins Jig può essere considerato a tutti gli effetti il primo componimento folk metal. Per l’intero trascorrere del brano il violino di Evans diviene parte integrante dello spartito, dialogando e intrecciandosi con i fraseggi di Ramsey e salendo prepotentemente alla ribalta in istanti di puro lirismo dove per la prima volta in assoluto la sezione ritmica abbandona i tempi del thrash e dello speed metal per scandire invece quelli della giga Il risultato finale che oggi diamo per scontato per gli anni novanta rappresentò una novità pressoché assoluta e contribuì ad accrescere nella band l’intenzione di sperimentare nuove soluzioni e di proseguire caparbiamente il viaggio nella direzione intrapresa. Gli album che seguirono, progressivamente diedero sempre più spazio e risalto alla componente folk (pur rimanendo dischi metal), amalgamando suoni e strumenti apparentemente agli antipodi.

Wayward Sons of Mother Earth ebbe un buon riscontro di critica e pubblico, soprattutto in Europa, e pose le basi per la nascita di un genere, o sottogenere, del metal, perfezionato negli anni a seguire dagli stessi Skyclad e dai Cruachan. Come sempre accade per i precursori, per i pionieri e le avanguardie, il riconoscimento dell’indelebile importanza degli Skyclad nella storia del genere avvenne solo una decade dopo quando una nuova generazione di musicisti, proseguendo il cammino iniziato dalla band inglese, ebbe un impatto questa volta massiccio sul pubblico metal e non solo. Le parole intrise di orgoglio ed amarezza di Ramsey su come vennero accolti gli Skyclad agli esordi non possono che riassumere la situazione dell’epoca:

“Eravamo trattati come emarginati metal, come strambi da buona parte della stampa specializzata. Solamente verso la fine degli anni novanta notammo che in Europa e in particolar modo in Scandinavia, stavano emergendo parecchie band influenzate dal nostro stile”.

Se si scinde il binomio musicale nei suoi fattori, l’esordio degli Skyclad è un album maturo nella sua natura metal, convincente e ricco di brani che tuttora non temono confronti (The Cradle Will Fall è una pura mazzata di british steel), ma decisamente acerbo sotto l’aspetto folk, dove solo raramente avviene il giusto connubio tra due musicalità e due stili così diversi. Wayward Sons of Mother Earth rimane comunque un tassello essenziale per capire la genesi del viaggio di una band culminato con The Silent Whales of Lunar Sea del 1995, forse l’apice assoluto composto dalla compagine inglese, e punto di non ritorno per un genere intero.



VOTO RECENSORE
80
VOTO LETTORI
89.14 su 7 voti [ VOTA]
Aceshigh
Martedì 23 Marzo 2021, 10.19.53
2
Preso in vinile all’epoca. Quasi ad occhi chiusi, avendo già consumato quelli dei Sabbat. Certo: ovviamente contestualizzato a quella che sarà l’evoluzione e allo stile tipico per cui gli Skyclad sono conosciuti, questo debut è il loro album meno rappresentativo: qui siamo di fronte ad un album sostanzialmente thrash con influssi di heavy tradizionale, di folk c’è poco, anche se l’anomala The Whiddershins Jig rappresenta l’archetipo di tutto ciò che verrà dopo. D’altro canto, preso a sè stante, il livello dei pezzi è talmente alto, che non posso che inserire quest’esordio tra le vette della discografia della band, insieme ad altri loro album più tipici (tipo Vintage Whine per dirne uno...). Non c’è nemmeno un pezzo da scartare, ma basterebbero da soli il trascinante riff di Skyclad o la malinconia di Moongleam And Meadowsweet a rendere obbligato l’ascolto di tutto quanto l’album. Voto 91
Lizard
Sabato 20 Marzo 2021, 14.40.47
1
Primo album degli Skyclad che ho avuto, grazie al suggerimento di un amico. Evidenti le influenze Thrash ed Heavy, ma già si percepisce qualcosa di cosa verrà e comunque da Pagan Man in poi sono un pezzo più bello dell'altro, senza scordare naturalmente quanto venuto prima. Bello bello, grezzo, ancora lontano da quello che saranno gli Skyclad, ma già ben più che piacevole e competente. Come ben ricordato, Sabbat, Satan e Pariah sono tutti gruppi da riscoprire di corsa.
INFORMAZIONI
1991
Noise Records
Heavy/Thrash
Tracklist
1. The Sky Beneath My Feet
2. Trance Dance (A Dreamtime Walkabout)
3. A Minute’s Piece
4. The Widdershins Jig
5. Our Dying Island
6. Intro: Pagan Man
7. The Cradle Will Fall
8. Skyclad
9. Moongleam And Meadowsweet
10. Terminus
Line Up
Martin Walkyier (Voce)
Steve Ramsey (Chitarra)
Graeme English (Basso)
Keith Baxter (Batteria)

Musicisti ospiti
Mike Evans (Violino)
Rog Patterson (Tastiere, flauto)
 
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