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26/04/24
KARMA
CSA RIVOLTA, VIA FRATELLI BANDIERA 45 - VENEZIA
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The Dillinger Escape Plan - Ire Works
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( 8235 letture )
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A distanza di circa tre anni dall'ottimo Miss Machine i pazzi furiosi che rispondono al nome di Dillinger Escape Plan tornano sulla scena del mercato mondiale con un nuovo e ambiziosissimo album, intitolato Ire Works. Inutile ribadire ulteriormente come band di questo tipo sembrino nate per dividere le folle in pareri contratstanti ove non apertamente opposti, e questo Ire Works non sembra destinato a costituire un'eccezione nella discografia della band, nella quale viene annoverato (se non si contano le collaborazioni, le cover e gli EP) come quarto full-length ufficiale. I Dillinger dunque affrontano il mercato di fine 2007 cavalcando questo disco, una peculiare sorta di concept album, che genererà probabilmente dei fraintendimenti, farà storcere qualche naso ma, a nostro modesto parere, questi fatti peseranno come una piuma rispetto alla sostanza ed al peso di un lavoro in cui tutti i dettagli, dall'eccellente artwork, alla mirabolante ed allucinante tracklist, contribuiscono a far definitivamente stagliare il quintetto del New Jersey come un gigante del post-core statunitense, elevandolo ad un rango ormai paragonabile solo a quello di band seminali degli ultimi lustri come Neurosis, Locust e Converge.
In Ire Works possiamo trovare tutto ciò che dei Dillinger sia "dato sapere" nel 2007 ed anche di più: dalle scariche di chitarra ipertecnica di brevi e "intensi" episodi come When Acting As A Wave, Lurch o Party Smasher alle hollywoodiane (ed a volte criticate) melodie di brani come Black Bubblegum che incarnano quell'aspetto dei Dillinger per cui non ci sarebbe potuto essere spazio a meno del radicale cambiamento seguito all'ingresso in organico di Greg Puciato. Inutile negare come molti potranno criticare questo "nuovo" approccio compositivo della band, peraltro già ampiamente palesato da brani presenti nella tracklist del sovracitato Miss Machine (Unretrofied, Sunshine The Werewolf ed altri), ma sembrerebbe ampiamente fuori luogo criticare la band per questo mutamento di attitudine, anche perchè il ruolo assunto nel tempo dal quintetto sulla scena statunitense è questo e non lascia più molto spazio all'accademia. Accademia che del resto non hai mai fatto parte del sofisticato D.N.A. musicale dei Dillinger. Già dalla fine degli anni '90, quando i Dillinger potevano ancora essere considerati una band "hardcore East-Coast" a tutti gli effetti, si sarebbe potuto presagire che questa band avrebbe finito per costruire la propria, di accademia, per la chiarezza con cui le molteplici fonti di ispirazione e lo scintillante eclettismo tecnico radicato nella loro musica vaticinava un futuro destinato a spazzare i confini tradizionali dei generi e del rock. Ammetto di aver accolto non senza qualche preoccupazione la notizia dell'allontanamento del batterista Chris Pennie, che ero sempre stato portato a ritenere uno dei compositori principali nell'organico del quintetto, ma anche in questo i Dillinger hanno saputo stupirmi, scegliendo un sostituto non solo (qualcuno potrebbe dire ovviamente, ma non era certo facile) tecnicamente all'altezza dell'incredibile predecessore, ma anche capace di inserirsi nell'architettura sonora edificata ai tempi di Miss Machine senza stridere minimamente con l'equilibrio complessivo del sound della band (cosa, a mio modestissimo parere, ben poco pronosticabile). Una menzione a parte merita anche il sound complessivo del disco, una fucina sonora, che comprende tutti i colori dello spettro, eppure non risulta mai confusa. Una produzione ricca e allo stesso tempo cristallina, che, spiace dirlo, ancor oggi sembra possibile ottenere, almeno per questi generi musicali, solo al di là dell'oceano (e ravvisabile fatte le dovute proporzioni in altri più o meno recenti dischi made in USA, come i lavori dei Mars Volta, o per fare un altro esempio più recente dei Tool o dei Mastodon), opera di tecnici che vanno considerati alla stregua di artisti anch'essi, condotto con una creatività ed una sapienza tecnica notevole. Cos'altro dire? è difficle parlare di questo Ire Works, certamente impiegheremo settimane per sentire tutta la musica che contiene. Un disco in cui c'è, per dire, qualche parte di pianoforte, ma quanto sembra differente rispetto al piano che si può sentire in un normale disco rock o metal... un pianoforte finalmente registrato e suonato come si suona e registra un pianoforte, elettronica o percussioni (!) inserite in brani in cui uno non se le aspetterebbe mai, e con una "competenza", una puntualità ed una produzione del materiale audio per cui non troviamo aggettivi. Oppure, cosa dovremmo pensare di testi in cui si trovano rimandi alla natura corpuscolare o ondulatoria della materia? oltretutto con riferimento al formalismo della meccanica quantistica?
Continuiamo ad ascoltare i brani, nel dubbio (sacro) di essere sempre in errore, non sapendo cosa penseranno le persone che li ascolteranno come noi, ma forse possiamo ipotizzare cosa penserà chi crede che la musica debba continuare ad evolversi per non morire. Magari dirà "Capolavoro" o "Imperdibile".
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9
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per molti ma nn per tutti invece direi che è il soliyo slogan , che funziona ma è arduo ascoltarli e goderne , c'è tanta carne al fuoco più o meno come gli stapping |
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8
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Ce l'ho da un paio d'anni ma gli ho dedicato pochi ascolti: non ci ho veramente capito un cazzo! Devo recuperarlo. |
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7
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Mostruosi come sempre. Devastanti |
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5
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Sono dei grandi e non fanno che dimostrarlo. Non mi stupiscono in fondo... |
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4
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Mi è sembrato più ascoltabile degli altri, meno frenetico..infatti è da un po' che gira nel mio lettore. E poi i pezzi più "pop" sono davvero belli. Gran disco, darei un 85 |
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3
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Ciao Valerio, mi fa molto molto piacere rileggerti . Lo ascolterò con attenzione. Tra un po' escono anche i Meshuggah. Son davvero bravi questi dillinger come tutti dicono? Possibile che non ci sia la fregatura? Hanno tutti ragione? |
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2
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ciao [...]! in effetti hai certamente ragione e non si tratta di un genere musicale, abbiamo adottato una definizione del genere per dischi che possano essere considerati metal, ma rispecchino tendenze un po' troppo "recenti" o molto ibridate e poco omologabili. Per dischi con le stesse caratteristiche ma non inseribili nel metal usiamo la denominazione alternativa "inclassificabile". ovvviamente, come qualunque classificazione si tratta di qualcosa di quasi/completamente opinabile |
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1
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Scusa, potresti dirmo cosa signofica Advenced Metal, cioè di che genere musicale si tratta? Perché è la prima volta che leggo questo termine, è una sorta di Progressive? |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Fix Your Face 2. Lurch 3. Black Bubblegum 4. Sick Sunday 5. When Acting as a Particle 6. Nong Eye Gong 7. When Acting as a Wave 8. 82588 9. Milk Lizard 10. Party Smasher 11. Dead as History 12. Horse Hunter 13. Mouth of Ghosts
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Line Up
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Greg Puciato – vocals Ben Weinman – guitars, piano Jeff Tuttle – guitars Liam Wilson – bass Gil Sharone – drums, percussion
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