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25/04/24
MARDUK + ORIGIN + DOODSWENS
AUDIODROME, STR. MONGINA 9 - MONCALIERI (TO)
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22/03/2021
( 960 letture )
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Con Freedom of Choice i Devo si fanno notare dal grande pubblico, proprio da quelle masse ridicolizzate attraverso i propri testi. Paradossalmente è il singolo Whip It (letteralmente “Frustalo”) a renderli famosi e ad ottenere il disco d’oro negli U.S.A.. Scritta dal solito duo Gerald Casale/Mark Mothersbaugh, la canzone all’epoca fu fraintesa: si pensava che parlasse di masturbazione e sadomasochismo, in realtà prendeva ispirazione dai manifesti di propaganda comunisti e dal romanzo di Thomas Pynchon, Gravity’s Rainbow, il quale contiene limericks, cioè poesie satiriche e nonsense. Lo scopo del gruppo era condannare tratti tipici della mentalità americana, come la predilezione all’uso della forza e della violenza per risolvere i problemi. I Devo contribuirono ad alimentare il “misunderstanding” tramite un videoclip scherzoso e divertente, bersagliando misoginia e razzismo. La ciliegina sulla torta al capolavoro della band risiede nella figura di Mark, il quale nel contenuto audiovisivo, spoglia una donna al ritmo di musica con l’uso della frusta. Sarebbe assurdo però confinare Freedom of Choice ad un solo brano, poiché è un disco formato da brevi tracks coese, dove il synth-pop sinora soltanto accennato in Duty Now for the Future esplode definitivamente. La produzione di Robert Margouleff si sente eccome! In particolare nell’uso del minimoog. D’altra parte si tratta di colui che aveva programmato i sintetizzatori per alcuni album di Stevie Wonder: Music of My Mind, Talking Book, Innervisions e Fulfillingness' First Finale…insomma non propriamente l’ultimo arrivato.
Come accennato, il post-punk viene in parte accantonato, lasciando spazio ad una cascata di effetti perfettamente calibrati. Sul Lato A si hanno pezzi solidi, resi potenziali o vere e proprie hit dallo spasmodico uso delle tastiere. La capacità distintiva e la ripetizione meccanica del proprio strumento è un punto di forza consolidato della band e fuoriesce in tutto il suo splendore sull’irresistibile tormentone Girl U Want. Oltre alla già analizzata Whip It, vi sono It’s Not Right e Snowball: autentiche perle da ascoltare in loop, lasciandosi cullare dalle basi puramente elettroniche. È un flusso continuo che ingloba pure la fredda sezione ritmica dell’interessante Ton O’ Love, dove la fluidità new wave del pezzo viene “macchiata” dai funambolici assolo di synth. La title track torna su temi cari al quintetto, scagliandosi verso coloro che non vogliono prendere delle decisioni, preferendo che sia la pubblicità ed il consumismo dilagante a farlo per loro. Il Lato B è un ricordo sbiadito ma allegro dei primi Devo, perciò talvolta subentra la sensazione di déjà vu. Il gruppo torna al minimalismo attraverso brani come Cold War e Don’t You Know, rispolvera il punk su That’s Pep e fa ballare con Mr. B's Ballroom. Permane l’arte dell’originalità nelle lyrics di Gates of Steel e Planet Earth. Mentre la prima invita a svitare i cancelli d’acciaio dove siamo ingabbiati, la track conclusiva sembra proprio una grossa presa per i fondelli al genere umano:
On planet earth I'll probably stay On planet earth It's a place to live your life Where pleasure follows pain People go insane, fly around in planes Pray that it won't rain, drive around in cars Get drunk in local bars, dream of being stars (Sul pianeta terra Probabilmente resterò Sul pianeta terra È un posto in cui vivere la tua vita Dove il piacere segue il dolore Le persone impazziscono, volano da ogni parte negli aeroplani Pregano che non piova, guidano qua e là nelle automobili Si ubriacano nei bar locali, sognano di essere delle star).
La valanga di sintetizzatori presente nell’album trascina i Devo nell’elettronica anni ‘80 e saranno anche loro a contribuire ad ingrandire la slavina, rendendosi promotori del movimento negli Stati Uniti. Le tonnellate di tastiere rendono Freedom of Choice omogeneo, ma il rischio che ciò si trasformi in piatta uniformità o in vaga somiglianza fra le tracks non sussiste, poiché la band è talmente navigata da evitarlo attraverso le proprie capacità di padronanza dei singoli strumenti. Difatti le varie tastiere sono primarie, ma sostengono una propria identità, mantenendo quell’anticonformismo tanto caro al gruppo. Inoltre non va dimenticato il ruolo giocato ancora dalle chitarre, che in parte conservano il riverbero malato del post-punk e soprattutto da basso e batteria: motori pulsanti e vincenti del “taylorismo” sonoro ideato dai nostri. L’unica pecca di Freedom of Choice è la mancanza di imprevedibilità, ma solo se paragonato a Q: Are We Not Men? A: We Are Devo!.
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Album spettacolare...un classico |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Girl U Want 2. It's Not Right 3. Whip It 4. Snowball 5. Ton o' Luv 6. Freedom of Choice 7. Gates of Steel 8. Cold War 9. Don't You Know 10. That's Pep! 11. Mr. B's Ballroom 12. Planet Earth
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Line Up
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Mark Mothersbaugh (Voce, chitarra, tastiere, cori) Gerald Casale (Voce, tastiere, basso, cori) Bob Casale (Chitarra, tastiere, cori) Bob Mothersbaugh (Chitarra, cori) Alan Myers (Batteria)
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