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24/04/24
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La Morte Viene Dallo Spazio - Trivial Visions
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31/03/2021
( 1408 letture )
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Chi vi scrive, forse ormai si è capito, nutre una certa predilezione nei confronti di Svart Records, una delle etichette più interessanti in campo metal per ciò che riguarda la ricerca di novità e sperimentazioni in senso trasversale. Quando poi si scopre che realtà italiane vengono supportate e distribuite da questa label non si può che esserne felici, perché in molti casi il materiale prodotto sarà quantomeno interessante. Negli ultimi giorni è stato annunciato l’ingresso nel roster di Svart Records dei bravi doomster veneti Messa, ma oggi parliamo invece dei milanesi La Morte Viene Dallo Spazio, che già dal nome si presentano come un gruppo incredibilmente intrigante. Nati come un ensemble libero e aperto a collaborazioni e contaminazioni, come da pura tradizione anni ’70, i fondatori del gruppo Angelo Avogadri (La Morte) e Stefano “Bazu” Basurto (Lo Spazio) hanno trovato in due figure femminili, dapprima mantenute anonime ed oggi invece “rivelate”, le perfette comprimarie per la propria visione artistica, completata poi da Federico Rivoli alla batteria. È interessante notare subito come due membri della formazione, ovvero Bazu e Melissa Crema, provengano dai compaesani Giöbia, ottimo gruppo acid rock autore del bellissimo Introducing Night Sound del 2013. Se già questa band propone un sound psichedelico maggiormente legato agli stilemi classici del genere, ecco che invece La Morte Viene Dallo Spazio esaspera proprio quella componente psichedelica portandola ad un livello di complessità che va compreso oltre i limiti del rock. Già dal nome infatti, preso in prestito da un’omonima pellicola fantascientifica italiana del 1958 – il film diretto da Paolo Heusch vanta la fotografia di un giovane Mario Bava, che si occupò anche degli effetti speciali, e la musica di Carlo Rustichelli – si capisce come i riferimenti dell’ensemble vadano al di là del rock psichedelico, per andare a toccare i capisaldi della colonna sonora di genere all’italiana come Stelvio Cipriani, Fabio Frizzi, Riz Ortolani, lo stesso Rustichelli e ovviamente i Goblin. L’ispirazione dei milanesi arriva direttamente dal cinema di genere per l’appunto e loro stessi descrivono la loro musica come un ipotetico incontro tra Lucio Fulci, Dario Argento, Mario Bava e Alejandro Jodorowsky. Musicalmente invece possiamo dire senza dubbi che il melting pot costruito dai nostri prevede in parti uguali influenze di Hawkwind, Tangerine Dream, Magma e Ozric Tentacles, unite a un impeto stoner/doom ben presente e a certe atmosfere dark che emergono talvolta tra le trame dei brani.
Se tutto questo bagaglio culturale e musicale era stato già presentato in maniera curiosa nel precedente album della band – Sky Over Giza, pubblicato nel 2018 sempre da Svart Records – nel nuovo Trivial Visions la personalità dei cinque musicisti finalmente deborda per andare a comporre un affresco cosmic-horror altamente originale e ottimo sotto quasi tutti i punti di vista. Partendo da un artwork invero non entusiasmante, ma perfettamente riuscito, ad opera del sempre bravo SoloMacello (autore anche della copertina di Sky Over Giza), la scaletta si snoda attraverso otto brani ipnotici e avvolgenti, dove a spiccare sono le doti di Melissa Crema, bravissima a destreggiarsi con uno strumento infido come il theremin, protagonista di molti momenti topici nel disco. Fondamentale anche il ruolo dei synth nel creare le atmosfere spaziali che permeano l’atmosfera globale delle composizioni, mentre invece la voce viene impiegata con parsimonia, lasciando molto più spazio alla musica. Relativamente a ciò si sente come i brani che funzionano maggiormente sono quelli dove la voce compare meno o manca del tutto: un pezzo come Ashes in questo senso non convince fino in fondo proprio per l’impiego massiccio di un cantato monotono e alla lunga stancante, oltre ad un impianto strumentale che tende al metal in maniera un po’ forzata. Molto meglio lasciarsi andare su episodi esotici e speziati come Oracolo Della Morte, dove il sitar si libra su nuvole acide e cariche di tensione, pronte ad esplodere in un raga tribale che non può non ricordare certi momenti dei già citati Giöbia. In generale i brani possiedono un’alta dose di personalità, pur utilizzando ingredienti più che noti, ma la grande capacità del gruppo sta nel mescolare le proprie influenze in maniera non banale per creare un ibrido per quanto possibile nuovo. L’iniziale Lost Horizon ad esempio si potrebbe descrivere come una lenta marcetta darkwave che si tinge di psichedelia, per poi chiudersi con un confuso riff metal dal sapore decisamente cinematografico. I ritmi marziali proseguono anche sulla titletrack, che invece si configura come un brano al limite dell’industrial, dove è il flauto a fungere da elemento di contrasto. Prendete le ultime produzioni dei The Soft Moon e aggiungete un forte sostrato krautrock per avere un’immagine complessiva del brano, il quale però gode della sempre ottima personalità di Melissa Crema, qui convincente anche dietro il microfono. Parlavamo di Ozric Tentacles e la loro influenza si fa manifesta in Cursed Invader, pura psichedelia spaziale capace di elevare l’ascoltatore a stati superiori di coscienza, che ben contrasta con il mood greve e spigoloso di Spectrometer, momento strumentale electro-doom perfettamente confezionato. L’album si chiude in bellezza con il flauto impazzito di Absolute Abyss, che si staglia su un riff di chitarra marcatamente rock, per poi diventare sempre più pesante e lambire territori ancora una volta metal; Altered States invece potrebbe essere una degna chiusura se non fosse per la voce, che rimane sempre l’anello debole nelle composizioni: chiariamoci, le abilità vocali di Melissa Crema non vengono messe in discussione, ma in un disco che punta molto sulle suggestioni descrittive imbastite dalla musica, una forma canzone più canonica guidata dal cantato stona leggermente inserita nel contesto. Sarebbe interessante se i milanesi lasciassero la propria musica totalmente strumentale, lasciando che siano solamente i suoni a condurre l’ascoltatore verso il viaggio cosmico che i nostri sanno costruire in maniera egregia.
Dopo queste considerazioni però non si deve pensare che Trivial Visions sia un album poco riuscito, tutt’altro! La Morte Viene Dallo Spazio si dimostra una realtà davvero interessante e che merita appieno il sostegno di Svart Records; oltre a questo ascoltare un disco come questo potrebbe auspicabilmente spingere gli ascoltatori, in particolare quelli italiani, a riscoprire il patrimonio musicale nato in seno al nostro cinema di genere e mai celebrato a dovere. È probabile che Trivial Visions finisca nelle classifiche di fine anno nel suo genere di riferimento perché il potenziale per essere un ottimo disco vi è tutto. Tuttavia vi sono alcune limature da effettuare per arrivare all’eccellenza e a questo punto speriamo che il terzo disco del quintetto milanese funga da definitiva consacrazione. Per ora godiamo appieno di questa opera, lasciandoci cullare dalla psichedelia spaziale in salsa horror magari rispolverando vecchie pellicole sci-fi anni ’50. Di sicuro un’ottima accopiata.
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7
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È un disco interessante che è cresciuto durante gli ascolti. Ci sta che non sia particolarmente originale, detto questo resta ben fatto e da consigliare per gli amanti del genere. Bravi. |
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6
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Bravissimi, lo sto ascoltando su spotify in questi giorni, gran bell'album! |
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5
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Un suono davvero intrigante, un disco da ascoltare con attenzione per coglierne l'essenza e l'originalità. Sicuro finirà tra i miei top di questo 2021 |
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4
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In effetti niente di nuovo sotto il sole...compitino svolto discretamente, sufficienza stentata |
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3
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Bravi certamente, però ragazzi ste robee le facevano già secoli fa i Gong e gli Hawkwind... |
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2
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Molto particolare questo album,a me ricorda certe cose di Siouxsie and the Banshees, solo in versione più metal. Comunque è un disco con sonorità affascinanti, molto brava la cantante. |
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1
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Ecco....ora anche questi hanno la mia attenzione |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Lost Horizon 2. Trivial Visions 3. Cursed Invader 4. Oracolo Della Morte 5. Ashes 6. Spectrometer 7. Absolute Abyss 8. Altered States
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Line Up
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Melissa Crema (Voce, Synth, Organo, Theremin) Stefano “Bazu” Basurto (Voce, Chitarra, Sitar) Angelo Avogadri (Chitarra, Flauto) Camilla Chessa (Basso) Federico Rivoli (Batteria)
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RECENSIONI |
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