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My Mannequin - Jewels Of Misery
31/03/2021
( 3214 letture )
Una storia travagliata e comune a molte band emergenti quella dei triestini My Mannequin, compagine fondata nel 2012 ed autrice di un solo Ep nel 2016, ben accolto dalla critica italiana: As Daylight Deceives peccava sicuramente di originalità, andando a proporre un sound fortemente debitore di realtà come The 69 Eyes e Paradise Lost, muovendosi a cavallo tra rock e metal, ma sempre tenendo in primo piano quelle suggestioni gotiche delle quali i membri del gruppo sono appassionati. Nonostante i buoni riscontri del disco la band ha attraversato diversi anni a dover gestire cambiamenti di line-up finendo per non dare un degno seguito al disco del 2016.
Sembrano però finiti i giorni bui (o appena iniziati, stando al genere proposto) per i triestini, pronti a pubblicare quello che si può considerare il proprio vero album di esordio in questo marzo 2021.
La formazione è rimasta stabile per quel che riguarda la sezione ritmica e la presenza della tastierista Eleonora Biondi e del cantante Gjorgji Bufli (qui con lo pseudonimo J.V. Metterling) mentre invece rimane ancora vacante il ruolo di chitarrista, qui ricoperto dai bravi Luigi Pressacco e Luca Pipolo in qualità di ospiti.
Jewels Of Misery è dunque un’opera significativa per la band, che potrebbe significare un nuovo inizio o perlomeno una costanza discografica più regolare.
Detto ciò i dieci brani del disco rimangono ancorati ad un immaginario gothic rock che però si fa oggi ancora più specifico, andando a prendere i propri riferimenti in quelle realtà anni ’80 seminali e celebri, basando il proprio sound sul protagonismo affidato al basso e alla voce baritonale di J.V. Metterling.
Bastano i primi istanti per andare automaticamente con la mente a qualche nome facilmente – a volte troppo – paragonabile: Sisters Of Mercy, Mission e Cult; la discografia di questo terzetto, e non solo, viene ampiamente saccheggiata dai My Mannequin, i quali riescono comunque a confezionare brani godibili nel loro essere fortemente derivativi.
Fortunatamente le potenzialità dei nostri vengono espresse in maniera egregia dalle capacità chitarristiche di Pressacco e Pipolo, abili ad inserire parentesi hard rock gustose in un contesto piuttosto standardizzato, ma anche dal buon gusto di Eleonora Biondi negli arrangiamenti di tastiere e synth, sicuramente vintage, ma mai sopra le righe.

Il crepitio che dà avvio al disco ci avvolge in atmosfere inquietanti, ma quasi ballabili, che rendono subito chiaro un aspetto chiave nel songwriting dal gruppo nel 2021: il metal è stato del tutto accantonato in favore di strutture più snelle e leggere, mentre l’elemento gotico viene saldamente mantenuto dalla voce baritonale tipica del genere e dai già menzionati arrangiamenti tastieristici.
Il basso è una presenza fondamentale nell’economia sonora del gruppo e di questo ci si rende conto subito con un brano come Dreadful/Beautiful, sorta di incontro ideale tra Type O Negative e certa darkwave tipicamente italiana. I musicisti sono bravi a costruire i loro brani e soprattutto a creare i giusti presupposti per ritornelli memorabili ed enfatici. A suggellare il buon esito di un brano come questo appena citato ci pensa un buon assolo piazzato ad hoc sul finale prima del consueto ultimo ritornello.
Si prosegue sulla stessa falsa riga con la seguente One Last Kiss, anche se i toni ora sono quelli di una ballata dolente, guidata dagli arpeggi delle chitarre.
La produzione adottata per il disco risulta convincente, sebbene qui e lì si facciano notare alcuni difetti che non danno ai brani quel quid in più che servirebbe per elevarli in maniera ottimale. I pezzi mancano di profondità in molti casi, mentre servirebbe un lavoro migliore per colmare questa lacuna, per colpa della quale l’album mantiene un alone di prodotto amatoriale che non si meriterebbe.
Un altro brano lento come Where I Belong risulta gradevole e ben composto, ma il suono pulito delle chitarre avrebbe avuto bisogno di una cura maggiore per un risultato più levigato e morbido, ammesso e non concesso che le intenzioni del gruppo fossero invece quelle che in effetti sentiamo sul disco.
Sul finale troviamo invece un brano puramente ispirato ai Cult di Sonic Temple, ma estremamente ficcante e catchy: il riff di Wintertears è già vincente dalle prime note e dopo i primi secondi si sa già esattamente dove il pezzo andrà a parare. Non per questo però il godimento è minore, anzi. Qui i suoni risultano maggiormente azzeccati e l’impianto hard rock funziona alla grande. Un brano che in sede live verrà tenuto presumibilmente come momento clou dello spettacolo.

Cosa si può dire dunque su Jewels Of Misery? Sicuramente pubblicare questo disco è stato importante, se non fondamentale, per i My Mannequin, che possono finalmente contare su musica nuova di zecca e più conforme al loro standard attuale che non i brani dell’Ep del 2016. È oltremodo palese però che il sound del gruppo di Trieste sia rimasto derivativo, anche se i riferimenti sono cambiati sensibilmente. Nelle dichiarazioni dei membri della band si rimarca una originalità che francamente è difficile riscontrare nei dieci brani dell’album, che rimangono comunque piacevoli e talvolta indovinati sia come scrittura che come esecuzione.
Ai nostri servirebbe una produzione all’altezza per arrivare ad un obiettivo che sia oltre la sufficienza e forse enfatizzare quella componente hard rock che in Jewels Of Misery emerge di tanto in tanto in maniera gradevole e convincente porterebbe i triestini ad un sound leggermente più originale e coinvolgente.
Per ora possiamo essere solo contenti per la ripartenza del gruppo, ma si può e si deve fare di meglio per far sentire forte la propria voce.



VOTO RECENSORE
64
VOTO LETTORI
63.57 su 54 voti [ VOTA]
INFORMAZIONI
2021
Autoprodotto
Gothic / Rock
Tracklist
1. The Best Show Ever Seen (Intro)
2. Brainshow
3. Dreadful/Beautiful
4. One Last Kiss
5. Lady Harm-Ony
6. Where I Belong
7. Stardust
8. Wintertears
9. Cyanide Butterfly
10. Heart Shaped Coffin
Line Up
J.V. Metterling (Voce)
Eleonora Biondi (Tastiere)
Michele Gorini (Basso)
Gian Battista Ossi (Batteria)

Musicisti Ospiti:
Luigi Pressacco (Chitarra)
Luca Pipolo (Chitarra)
 
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