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19/04/24
DESPITE EXILE + LACERHATE + SLOWCHAMBER
BLOOM, VIA CURIEL 39 - MEZZAGO (MB)
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Violblast - Lazarus Abandoned
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20/05/2021
( 827 letture )
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Spesso si dice che per un gruppo, il terzo disco è quello della verità. Cliché o meno, quest'adagio si addice perfettamente agli spagnoli Violblast. Partiti nel 2016 con un esordio onesto ma nulla più, i nostri si ripresentano tre anni dopo con un altro full, Theater of Despair, che ancora faticava ad affrancarsi dalla pura ortodossia del genere. Non sappiamo bene cosa sia successo negli due anni, ma non è fuori luogo affermare che con Lazarus Abandoned, il gruppo di Figueres abbia dato una svolta radicale alla sua proposta, cementando una propria, più precisa identità musicale.
Come? Semplicemente aprendo le paratie che delimitavano il thrash metal originario e lasciando confluire una consistente dose di influenze esterne, disparate quanto molto presenti. Beh, “semplicemente” sulla carta, perché nella pratica, mischiare i generi può rivelarsi parecchio arduo. E non stiamo parlando di un thrash metal “spruzzato” di altre sfumature, ma di un suono organico dove questo convive quasi in egual misura con elementi death, black e modern metal. I primi sono riscontrabili specialmente nel riffing, i secondi nell’abbondante riscorso al tremolo picking e ad un’atmosfera generale malsana e mefitica, mentre i terzi nell’ampio ricorso a breakdown e ritmi sincopati. Un thrash comunque piuttosto irruento fornisce le solide basi di un suono particolarmente affilato e ostile. Dopo la breve intro, Miserere fornisce un assaggio di quanto appena detto: il brano si apre con un riff in tremolo picking dal sapore epico, che subito fa spazio a un breakdown serratissimo, che a sua volta si schiude in un brano più tipicamente thrash, con tanto di ritornello declamato e marziale. La seguente Spasm si mantiene costantemente sul limite del death metal, grazie alle sue continue scariche telluriche e alla voce di Andrés Perez, che da acida si fa in certi punti più gutturale. Last Adam's Son spezza il ritmo con un tempo più controllato ma non meno ostile, ma ci pensa That Which You Kill a rialzare subito la barra dei bpm, salvo poi aprirsi in un rallentamento avvolgente che da spazio a un non indovinatissimo cantato clean. Da notare il pregevole assolo dal sapore vagamente etnico, un mood che striscia tra i solchi dell’album e contribuisce alla sua carica sanguigna. Ciò è particolarmente evidente nelle potentissime Cursed Through the Archaic Gates e Lazarus Abandoned, dove la chitarra tesse delle melodie mediorientali su di un tappeto di breakdown serrati, non lontano da certi echi di Nile e Septicflesh. Tra il riffing lanciato a mille della title track trova spazio anche un breve momento di calma acustica, che ricorda quanto la melodia non sia del tutto assente da Lazarus Abandoned. Prova ne è Behold a Pale Horse, mid tempo pulsante ricca di momenti evocativi e di più ampio respiro, così come Await the Choir, brano insolito costruito attorno a un arpeggio, continuamente attraversato dagli attacchi degli altri strumenti.
Come si capisce da questa descrizione, il terzo album dei Violblast è un lavoro stratificato e ricco di sfaccettature, ma allo stesso tempo compatto, sovrabbondante e quasi soffocante. Questo sentimento deriva dalla moltitudine di elementi che ne compongono il sound, così che dalla produzione satura e sanguinaria, che contribuisce nettamente alla riuscita dei brani. Questi mettono in luce una prestazione strumentale maiuscola, dove svettano in particolar modo la batteria, varia e chirurgica, e le chitarre, particolarmente inventive ed efficaci. Tra ottimi assoli, riff frontali, arpeggi e melodie, Sebas Silvera e Santi Turk offrono una prova a tutto tondo impressionante. Come piuttosto impressionante è l’album nel suo insieme: i Violblast dimostrano di saper fondere generi diversi alla perfezione e al servizio di un suono preciso e soprattutto molto personale. Per disciogliere le sue molte sfumature, Lazarus Abandoned necessita di diversi ascolti, ma ne vale la pena.
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6
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Veramente interessante questo Album.. Contiene diverse influenze che hanno il pregio di non risultare mai forzate.. Di conseguenza, i brani scorrono che è un piacere.. Io lo definirei un Lavoro "Nu Thrash Metal Core"... |
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5
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Suonato bene si, la produzione non mi garba nulla, troppo chirurgica.
Mi stavo sparando un mini album dei Morbid Breath intitolato "In the hand of the Rraper" passando ai Vioblast... Hanno occupato lo studio liberato dai Pooh?
@Tatore: Empyrean dei Paranorm gagliardo forte |
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4
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Grande, mi avete ascoltato alla fine. La Spagna picchia duro in ambito thrash perciò secondo me hanno dovuto distinguersi da gruppi spagnoli già affermati come Angelus e Crisix, tirando fuori già dal precedente theatre of despair le prime contaminazioni, poi rese cavallo di battaglia in questa loro ultima fatica. Voto 75 |
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2
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Recuperiamo pure loro, sicuro |
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1
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Una delle uscite thrash più interessanti dell'anno, dopo i Paranorm ovviamente |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Ognömyos 2. Miserere 3. Spasm 4. The Last Adam's Son 5. That Which You Kill 6. Behold a Pale Horse 7. Dead Embrace 8. Hidden Dawn 9. Cursed Through the Archaic Gates 10. Await the Choir 11. Lazarus Abandoned
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Line Up
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Andrés Perez (Voce, Basso) Sebas Silvera (Chitarra) Santi Turk (Chitarra) Sergio Ruiz (Batteria)
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RECENSIONI |
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