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Nanga Parbat - Downfall and Torment
27/05/2021
( 1062 letture )
Esiste nel metal, così come in ogni altro genere musicale, un’intera categoria di dischi pensati per piacere fin da subito, non tanto in termini di musica commerciale, quanto piuttosto perché frutto di una cura maniacale in fase di scrittura, registrazione e produzione, che rende il risultato complessivo molto ben confezionato, piacevole, fruibile e di facile assimilazione sin dal primo passaggio nel lettore. Nel caso del metal estremo parliamo di quegli album che presentano canzoni dagli arrangiamenti curatissimi dove ogni componente si incastra in modo fluido: dai riff pesanti ma comunque orecchiabili e melodici, ai break acustici che spezzano l’atmosfera, alle orchestrazioni parsimoniose ma che al contrario gonfiano a dismisura le sensazioni che la musica vuole trasmettere. E poi ancora i classici intrecci vocali tra clean vocals e growl, o la sezione ritmica bilanciata, chirurgica e rigorosa in ogni singolo passaggio, ma esaltata dal giusto missaggio che ne evidenzia efficacemente i tecnicismi ove presenti. Ovviamente non può neanche mancare un giusto citazionismo o, per meglio dire, un riferimento a sonorità ben note e ampiamente esplorate, ma comunque rivisitate ed efficacemente aggiornate con sprazzi di personalità e ingredienti nuovi, trovando così una formula unica sospesa a metà tra il retrò e il moderno. Questo è il caso dei romani Nanga Parbat, che prontamente messi sotto l’affidabile Sliptrick Records, pubblicano il loro debutto Downfall and Torment.

Il disco gioca fin da subito a carte scoperte, mettendo in mostra sin dai primi minuti tutti gli ingredienti menzionati poco fa. E c’è poco da girarci attorno: il risultato convince appieno sin dai primi passaggi nello stereo. Impreziosito da numerosi contributi esterni, tra i quali segnaliamo Davide Straccione dei notevoli Shores of Null posto ad arricchire ulteriormente le già equilibratissime linee vocali tra growl e clean vocals di Andrea Pedruzzi, Francesco Ferrini dei Fleshgod Apocalypse agli arrangiamenti orchestrali e gli intelligenti inserti del violino di Vittoria Nagni, ma soprattutto reso estremamente efficace e scorrevole da una produzione azzeccatissima per il genere proposto, Downfall and Torment conta nove brani piuttosto ispirati, compatti ma dotati del giusto dinamismo che rende l’insieme di facile assimilazione.

Il disco si muove in due direzioni, che riescono a coesistere brillantemente, con brani come Tidal Blight, Obscure Rains, Curse of the Thaw che ingannano con la voluta falsa partenza col classico intro sommesso tra arpeggi acustici e a melodie appena accenate del violino, per poi esplodere col botto tra strofe e riffing drittissimi spezzati da improvvisi fraseggi e stacchi pieni di controtempi e tempi dispari della batteria che sembrano usciti dagli anni ‘90. Buon pathos vocale, specialmente quando prendono piede le voci pulite. Volendo potrebbe essere un ideale punto di arrivo tra il death melodico e soluzioni tipiche del prog metal moderno. Through the Lake of Damnation, Blood, Death and Silence e Demon in the Snow, al contrario, si assestano su territori più lineari e sembrano usciti dal songbook dei Dark Tranquillity, eppure spiccano per i controcanti che accentuano il riffing, soluzione semplice ma efficacissima per il contesto, o altre sottili variazioni sul tema che rendono i brani comunque scorrevoli e accattivanti. Per chi invece volesse una canzone-manifesto capace di riassumere efficacemente quanto detto fino ad ora, facendosi una veloce idea generale del disco, consiglio la lunga Downfall and Torment, la quale nei suoi dodici minuti di durata riesce a unire la componente melodic death a interessanti suggestioni d’ispirazione prog metal d’ampio respiro.

Ritornando al fatto che questo disco è nato per piacere al primo colpo, si potrebbe pensare che Downfall and Torment non riesca a mantenere alto l’interesse sul lungo periodo e dopo numerosi ascolti. E invece no, i Nanga Parbat si presentano con molte frecce al loro arco e tutte scagliate al momento giusto, dimostrando grande perizia tecnica e una buona capacità di scrittura che permette loro di creare un prodotto interessante adatto sia per gli amanti del death melodico anni novanta, sia per chi è alla ricerca di metal “intelligente” e vario nelle soluzioni. Davvero un buon inizio per questi ragazzi romani a riprova del fatto che l’underground nostrano, da qualche anno a questa parte, è più vivo ed effervescente di quanto si voglia far credere.



VOTO RECENSORE
76
VOTO LETTORI
88.55 su 9 voti [ VOTA]
INFORMAZIONI
2021
Sliptrick Records
Prog Death
Tracklist
1. The Edge of an Endless Waterfall
2. Through a Lake of Damnation
3. Blood, Death and Silence
4. Tidal Blight
5. Demon in the Snow
6. Obscure Rains
7. The Curse of the Thaw
8. Downfall and Torment
9. Breath of the Northern Winds
Line Up
Andrea Pedruzzi (Voce)
Flavio Cicconi (Chitarra)
Edoardo Sterpetti (Chitarra, Orchestrazioni)
Enrico Sandri (Basso)
Giulio Galati (Batteria)

Musicisti ospiti:

Martin Vincent (Narratore)
Davide Straccione (Voce)
Edoardo Taddei (Chitarra)
Fabiana Testa (Chitarra acustica)
Vittoria Nagni (Violino)
Francesco Ferrini (Orchestrazioni)
 
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