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29/03/24
500 HORSE POWER + GAIN OVER
BORN TO BE WILD MC PADOVA, VIA GUIDO NATTA 14 - RUBANO (PD)
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Robin McAuley - Standing on the Edge
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31/05/2021
( 1201 letture )
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Non importa se siate nostalgici o semplicemente appassionati sfegatati dell’hard rock o dell’AOR: un disco targato Frontiers Records è di per sé una garanzia ancor prima dell’ascolto, un lasciapassare verso le sonorità di un decennio magico e indimenticato, riproposte con fedeltà e passione. Non smetteremo mai di essere grati all’etichetta nostrana poiché è, nel panorama internazionale, pioniera indiscussa di un determinato modo d’intendere la musica e persegue con costanza una vera e propria opera di scouting, atta a reclutare tanto nuove promesse quanto vecchie leggende. Ed è proprio nell’ottica dell’ennesimo graditissimo ritorno sulle scene, dopo una carriera turbolenta peraltro già rilanciata in casa Frontiers con il progetto Black Swan, che la label tricolore ha scommesso a mani basse su Robin McAuley, nome già noto alle cronache per la militanza con M.S.G, e Grand Prix, attuale frontman dei Survivor. L’occasione per il vocalist irlandese di cimentarsi in una nuova personale avventura curando il proprio full length, assieme ad una compagine italiana di tutta rispetto che vede la partecipazione dell’onnipresente Alessandro Del Vecchio, è risultata vincente sotto molteplici aspetti, in primis quello riguardante la tenuta delle corde vocali del cantante, ancora immacolate e squillanti checché ne dica l’anagrafe e un’intera vita al servizio del rock duro.
Due i prerequisiti indispensabili nelle molteplici trame in un album hard rock/AOR che si rispetti: un tappeto di tastiere scintillanti, capaci di evocare atmosfere sognanti e garbate, ed un arrangiamento chitarristico elegante che sappia, allo stesso tempo ed in costante equilibrio, carezzare le sensazioni percettive dell’ascoltatore e somministrare la giusta dose di energia nei momenti opportuni. Standing On The Edge onora entrambi i precetti e pone grande enfasi sulla resa limpida del sound, in perfetta antitesi con il timbro graffiante di Robin McAuley. Il disco è da manuale, con pezzi convincenti sin dalle prime battute che sanno emozionare e far battere il piede, merito anche di una cura maniacale per i dettagli e per la ricercatezza delle melodie. L’opener Thy Will Be Done è introdotta dalle sfumature delle keys in apertura che preparano l’ingresso in scena della voce del protagonista, in un pezzo che pur mantenendosi melodico non disdegna suggestioni heavy ed è senza dubbio eleggibile fra i migliori del lotto, grazie ad una struttura in climax altamente emotiva fino al chorus caldo che avvolge l’ascoltatore senza più lasciarlo. La titletrack Standing on The Edge rafforza quanto espresso nel brano che la precede ed è impreziosita da un assolo niente male che Andrea Seveso pennella con maestria e garbo. Con Late December si mescolano le carte a favore di una ballad strappalacrime, dalla progressione lenta e solenne, che fareste bene a vivere assieme ad una scatola di fazzolettini mentre divorate un intero barattolo di gelato per sopperire ad una delusione amorosa. Nulla a che vedere con il riffone old school che apre Do You Remember: qui le scelte compositive prediligono nature ambivalenti, cambiando spesso faccia, a favore di una poliedricità che rende il brano vivace e gradevole. Chosen Few è la ciliegina sulla torta per un disco finora impeccabile, con la sfrontata prova di Robin che giganteggia al microfono, riportandoci indietro negli Eighties (ascoltate il ritornello e capirete quanto questa ovvietà si palesi in maniera sfacciata!) assieme agli altri musicisti, scatenati più che mai nel garantire al padrone di casa una sezione ritmica coi controfiocchi. C’è ancora spazio per una ballad, se possibile persino più convincente di Late December, ovverosia della stupenda Run Away, prima caratterizzata da una manciata di accordi in chitarra acustica e poi resa barocca dall’intervento di tastiere e synth a mo’ di orchestra. Supposed to Do Now si avvale della partecipazione di Howard Leese (Heart e Bad Company) che contribuisce alla realizzazione di un’altra canzone vincente, seguita a ruota dalla melodia catchy e smielata di Wanna Take a Ride il cui refrain, ripetuto all’ossessione, vi metterà alla prova al karaoke nel tentativo di cantarlo a squarciagola. L’uno-due hammond/chitarra di Like a Ghost rompe le certezze della comfort zone offrendo prospettive alternative ed interessanti, mentre Running out of Time chiude bene, senza strafare ma neppure risparmiarsi vista l’energia sprizzante da ogni poro che la compagine capitanata dal buon Robin profonde nell’atto finale di un lavoro magistrale.
Standing on The Edge è un album completo con pochi punti deboli e trasuda di tutta la passione e l’amore per l’hard rock che animano Robin McAuley, un vocalist straordinario che avrebbe meritato di raccogliere molto più da quanto seminato ma che oggi, visti i molteplici progetti che lo vedono impegnato, sta avendo modo di riscattarsi sul campo, dando prova di uno stato di forma invidiabile. E al momento, alla luce di quanto ascoltato, i fatti non possono che dargli ragione.
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7
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che bello questo disco.....classe infinita |
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6
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Robin McAuley meriterebbe di essere annoverato tra i grandi dell'hard rock (parlo di Gillan, Coverdale, Hughes, etc). |
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5
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Scusa, avevo capito male, ora correggo |
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2
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L'ho sempre apprezzato con MSG, e anche qui non è da meno. Gran Voce |
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1
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Che classe ragazzi,Robin è sicuramente un grande vocalist, chi ama l'hard rock di stampo ottantiano apprezzerà sicuramente questo disco. Sinceramente preferisco McCauley nei Black Swan, però anche questo album solista è senz'altro di alto livello. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Thy Will Be Done 2. Standing On The Edge 3. Late December 4. Do You Remember 5. Say Goodbye 6. Chosen Few 7. Run Away 8. Supposed To Do Now 9. Wanna Take A Ride 10. Like A Ghost 11. Running Out Of Time
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Line Up
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Robin McAuley (voce) Andrea Seveso (chitarre) Alessandro Del Vecchio (basso, tastiere e cori) Nicholas Papapicco (batteria)
Musicisti ospiti Howard Leese (chitarra traccia 8)
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RECENSIONI |
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