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Jess and the Ancient Ones - Vertigo
05/06/2021
( 1821 letture )
La musica può essere un fenomeno globale che coinvolge milioni di persone in ogni parte del mondo, ora più che mai grazie ai social media e a youtube. Un singolo brano può diventare virale nel giro di poche ore e proiettare l’artista che l’ha scritto e suonato verso un effimero quanto roboante successo per poi inghiottirlo nello stesso lasso di tempo nell’infinito oceano della mediocrità musicale. In parallelo, all’ombra di questi vacui giganti di cartapesta, pronti a sciogliersi alle prime piogge portate dai monsoni telematici, vivono, crescono e prosperano realtà speculari, che rifuggono dalle facili luci della ribalta, dalle mode e da tutto ciò che fa tendenza. Questa separazione non comporta per forza di cose una qualità più elevata di questi relegati artisti o una superiorità musicale sulle band mainstream di successo. Quando però capacità compositive invidiabili, professionalità e carisma coincidono, allora ecco che affiorano dalle tenebre gemme più o meno grezze, ma di elevata caratura, che portano luce e colore nelle esistenze di chi non si accontenta della musica facilmente assimilabile e predigerita proposta dalle major. Tra questi oscuri artisti, i Jess and the Ancient Ones sono quelli che meglio esemplificano questa filosofia e più di tanti altri meriterebbero quell’attenzione del pubblico per poter fare un salto qualitativo nella notorietà, per poter definitivamente emergere dopo un lungo ed arduo percorso tortuoso di sudore e lacrime.
La band finlandese ha saputo negli oltre dieci anni di carriera pubblicare album sempre interessanti e diversi, amando spaziare tra i generi più disparati e concedendosi addirittura la pubblicazione in due uscite di un progetto parallelo, The Exploding Eyes Orchestra (un’esplorazione più approfondita e libera nel rock psichedelico e progressive) e il disco solista di Jess con il nome di Jess By the Lake. Una cosa è chiara, i Jess and the Ancient Ones vivono di musica e per la musica.

Vertigo, quarto album dei nostri, prodotto e registrato sempre sotto la solida e visionaria gestione dell’etichetta Svart Records, segue a quattro anni di distanza The Horse and Other Weird Tales di cui è una naturale prosecuzione a livello concettuale, che non esita a tracciare nuove rotte ed espandere ulteriormente uno stile già variegato di suo. Come confermato dal libretto/poster del CD, ancora una volta è Thomas Corpse ad occuparsi interamente della fase compositiva, proseguendo quell’opera di snellimento strutturale già intrapresa nel disco precedente, riuscendo però al contempo a concedere maggior spazio agli altri membri della band per poi ritagliare e cucire i brani finali in otto composizioni sartoriali, pronte per essere indossate dall’indiscussa protagonista di Vertigo, Jasmin Saarela, in arte Jess. Inutile girarci attorno, e Thomas Corpse lo sa bene, nell’arco della loro carriera, anno dopo anno Jess è divenuta la cassa di risonanza ideale che grazie alla sua voce poliedrica e alle sue interpretazioni sfaccettate, può veicolare e trasporre le emozioni in musica meglio di tanti illustri concorrenti.

Burning of the Velvet Fires e World Paranormal aprono l’album e nella loro breve, minimale semplicità riconducono alla melodia di The Horse and Other Weird Tales prima, e ai Jefferson Airplane poi, dove sin da subito nel cantato emergono potenza e sensualità proprie di Grace Slick. Ma dal terzo brano in poi la connotazione emotiva dell’album muta, l’umbratile Talking Board pur non rasentando il doom degli esordi della band, è un brano di occult rock degno dei Blood Ceremony e The Devil’s Blood. La cavalcata Love Zombi ne segue la scia nei toni, l’hammond di Abraham sale in cattedra e stende un tappeto rosso sul quale Jess può lanciarsi a briglia sciolta dopo una prima parte di album più "contenuta". La sua voce ammalia in un alternarsi di calda sensualità e impennate furibonde che rasentano il grido di un’altra grandissima interprete, Janis Joplin. Fast Jake e Jussuf Af Gran pervasi dal sacro furore della The Jimi Hendrix Experience pestano senza ritegno e non arrestano la loro marcia nemmeno nella successiva Summer Trippin Man, trip psichedelico e ruffiano al punto giusto per essere scelto come singolo apripista di Vertigo (degno di nota pure il video). Dopo questa concessione alla melodia più fruibile e di ampio respiro, Born to Kill già dal titolo si presenta come il brano più duro e cupo di Vertigo. La chitarra di Thomas Corpse intesse fraseggi distorti su cui ricamano tastiere lisergiche in un effetto straniante e allucinato. Jess parte in sordina per poi incunearsi tra le note in una prova sofferente che si conclude nel ritornello urlato con violenza in faccia a chi ascolta. What’s On Your Mind gioca ancora una volta sul contrasto. Chitarra e tastiere non sfigurerebbero in una brano dei The Doors nel creare il giusto mood onirico e malinconico. Ancora una volta Jess irrompe con prepotenza quasi a reclamare l’attenzione del pubblico, voluto o meno che sia, l’effetto è devastante, da brividi. Come da tradizione in casa Jess and the Ancient Ones, l’album si conclude con una suite, a dir il vero non lunghissima, "solo" undici minuti per Strange Earth Illusion. Il brano è un compendio di quanto proposto nell’arco di Vertigo. L’incipit lento e sognante lascia il posto ad una parte centrale più vigorosa e decisa dove l’istrionica Jess, indiscussa padrona di casa, può accomiatarsi dagli ascoltatori. Sul finale i suoni affondano nella psichedelica pura, la voce si copre di effetti ed echi, mentre la chitarra di Thomas Corpse si produce in un assolo liquido da cui sgorga ancora una volta il canto disperato di Jess.
La musica tace e nei secondi successivi si può assaporare quanto appena ascoltato, un cocktail dal gusto variegato che se anche non ci lascia in preda alle vertigini come presuppone il titolo, ci conduce in un trip psichedelico nel tempo che abbraccia ed attraversa più di cinquant’anni di musica rock.

Una squadra di quattro musicisti di razza al servizio di una fuoriclasse assoluta, i Jess and the Ancient Ones compiono un ulteriore passo in avanti, raffinando la propria arte in canzoni dove impatto e complessità coesistono in perfetto equilibrio. Vertigo è il disco ideale per entrare nel mondo lisergico ed onirico dei Jess and the Ancient Ones. Ogni canzone è un piccolo microcosmo a sé, in grado di ammaliare e travolgere come il tornado in copertina, sia chi è avvezzo a sonorità psych rock ma anche chi ha osservato questo genere da lontano senza mai avere avuto il coraggio di compiere il primo passo.
Caveat emptor: crea assuefazione.



VOTO RECENSORE
85
VOTO LETTORI
92.33 su 3 voti [ VOTA]
Lorenzo1962
Sabato 9 Aprile 2022, 22.51.11
12
revival ? vintage ? ma chissenefrega i JESS AND THE ANCIENT ONES sono una ottima band che attinge il proprio suono negli anni '60 e allora ? VERTIGO è la continuazione degli album precedenti, per fortuna. chi non li apprezza ascolti pure lo stoner, con i distorsori a manetta, dove è quasi impossibile trovare una connessione. il DOOM, la PSICHEDELIA, il PROGRESSIVE hanno una loro identità, in primis devono attingere negli anni 60/70........
Diego75
Martedì 8 Giugno 2021, 3.25.52
11
Il senso di quello che ho scritto nel mio primo commento e' semplice: se una band prende ispirazione dagli anni 60/70 cercando allo stesso tempo di riprendere il discorso cercando di unire o sperimentare qualche cosa di nuovo partendo dal punto lasciato fermo dalle vecchie band...a mio parere la cosa avrebbe più senso...ma se si limita solo a scopiazzare le sonorità ' e lo stile di porsi e vestirsi...lo puoi solo chiamare Revival...che per alcuni sia un termine riduttivo...ma effettivamente non trovo altre parole. Alla fine si puo' fare anche un ottimo cd ma e' sempre scontato . Cosa che negli anni 60/70 le band cercavano di rifiutare ...ma di andare oltre!...e' quella la differenza.
Er Caravaggio
Lunedì 7 Giugno 2021, 21.32.38
10
Neanche io ho detto niente di quello che hai scritto tu. Tanto più che avevo esplicitamente ammesso che il concetto esposto è stato tagliato con l'accetta. Oggi riascoltavo in macchina i Madder Mortem. Questa band per raggiungere un minimo, ma proprio minimo minimo di notorietà ha aspettato più di un decennio, quando già ai tempi di Eight Ways si poteva parlare di discone. Su queste pagine c'è solo 1 album, stranamente classificato come gothic. È chiaro che se non dai possibilità alcuna alle nuove proposte, se non le pubblicizzi o manco le capisci, queste non potranno mai crescere e fare proseliti né tantomeno diventare movimento musicale. Affinché questo accada ci devono essere case discografiche illuminate e recensori veramente colti, ma soprattutto ascoltatori, cioè quelli che comprano, dalla mente aperta, non gente che non sta ancora lì a dire quanto è fico il riff di Whole Lotta Love. Che sarà sicuramente fico, non lo discuto, ma essendo passati più 50 anni sarebbe anche ora di guardare altrove. Come detto prima non si cerca la novità assoluta e neanche la cosa fatta strana giusto per. Saper fare belle canzoni senza copiare già sarebbe un bel passo avanti. Poi vedi che quello che tira sono le sgnacchere in tutina tipo Amaranthe o altre carnevalate simili la cui musica è un calderone di idee raccogliticce o oscene scopiazzature, tra produzioni iper pompate o insensatamente vintage e capisci che il problema risiede solo in quelli che cacciano i soldi per la solita sbobba. Detto questo Vertigo è anche un disco piacevole da ascoltare, solo che se ne può tranquillamente fare a meno.
Eagle Nest
Lunedì 7 Giugno 2021, 21.15.25
9
A parte che non ho detto niente di quello che hai scritto, invece di buttarla in caciara potresti provare a dare qualche esempio, a fare almeno un discorso sensato. Ma no, troppa fatica, immagino. Magari non hai proprio nulla da dire e pazienza...
Nico Giraldi detto Er Caravaggio
Lunedì 7 Giugno 2021, 21.07.57
8
Eh, sor Igolnest, che te devo di', c'avrai ragggione tu. Che mo non è più com'a prima, quanno c'erano l'aristi veri. Oggi nun ce sta più gniente, nun ce stanno più manco e mezze stagggioni. Ora quelli che sonano so' tutti de' burini co' l'anello ar naso. E ponno sortano imita' quelli de prima. L'ascortatori 'nvece so' gggiente che capisce. Gggiente che ce lo sanno bene quall'è a musica 'bbona, pure che nun sanno distingue na chitara da na batteria.
Graziano
Lunedì 7 Giugno 2021, 17.10.02
7
@Skull. Concordo. "Revival" è una definizione che cerco, se possibile di non utilizzare mai (ogni tanto mi scappa); ormai ha davvero poco significato e riduce ai minimi termini artisti tra i più disparati. Anche perchè se la musica degli anni sessanta e settanta ha attraversato e coniato infiniti generi, così quelle band attuali che attingono a quel bacino sono diversissime tra di loro. Sparo a caso: Windhand, Greta Van Fleet, The Golden Grass, Hallas e Jess and the Ancient Ones. Il loro viaggio parte dove i maestri l'hanno interrotto, ma poi sono riusciti diversificando ad aggiungere sapori e colori. Non tutti questi epigoni sono di alto livello, ma alcuni sono riusciti ad affermare una personalità invidiabile scrivendo album degni di essere ricordati. Poi, forse, solo il tempo dividerà il grano dalla pula....
SkullBeneathTheSkin
Lunedì 7 Giugno 2021, 16.36.47
6
@Graziano: E' ovvio che va premiato un lavoro ben fatto, sempre e comunque. Oltretutto, questa presunta innovazione, in pratica non è arrivata al nuovo millennio. Mi fa anche un po' sorridere che si parli di revival sempre in chiave 70 o giù di li.... ed anche qui, dico sul serio: possiamo forse identificare una sorta di "pausa" di quel sound, anche solo di qualche anno, che possa legittimare il concetto di revival? Ed il tanto amato (non da me) power metal che si ripete identico a se stesso da oltre 40 anni, allora? Non è forse revival anche quello con, ormai, due generazioni di mezzo? Non voglio fare polemica, sia chiaro, ma gli "stili del passato" lo sono quasi tutti nel momento in cui non saprei individuarne di nuovi/attuali, semplicemente perchè la musica "nuova", ahime, oggi non è metal e nemmeno rock.
Eagle Nest
Lunedì 7 Giugno 2021, 15.59.34
5
Che banalizzazione Caravaggio... sempre per darsi il tono di quello che ne sa più di altri, pecoroni che sanno solo rimestare quello che già conoscono, mentre voi illuminati guardate alle stelle. Non è così facile e mi spiace ma di novità vere ce ne sono gran poche, in qualunque sottogenere. Non è che il black contaminato di shoegaze sia una novità assoluta o lo stoner che tende al prog o altre tra le derive odierne. È mescolare elementi già noti. Come non sono più una novità i Tool o i Meshuggah o quello che viene definito avantgarde. A livello di movimento, emocore, deathcore, metalcore, djent etc hanno detto già quasi tutto e band davvero originali come i Fair to Midland non ce ne sono mica mille. La verità è che si fa prima ad ascoltare chi sa scrivere belle canzoni, che sappiano ancora emozionare, a prescindere dal genere. La rivoluzione è ancora lì. Naturalmente, è una mia opinione.
Caravaggio
Lunedì 7 Giugno 2021, 15.30.51
4
Data per scontata l'ovvietà che la novità assoluta non esiste, mi sembra una questione mal posta. Di artisti che fanno musica, non dico nuova, ma diciamo pure non facilmente inquadrabile in un genere già bell'e pronto, ce ne sono e ce ne saranno sempre, ma li ascoltano in pochi. E li ascoltano in pochi perché i più sanno emozionarsi solo con le sonorità che già conoscono e pertanto premiano coloro che fanno mera operazione di revival. Il problema in realtà è che chi ascolta non sa ascoltare. Ammetto che il concetto esposto è stato tagliato con l'accetta, ma credo che il punto sia chiaro. Quindi a mio avviso la questione da porre sarebbe sul come far maturare musicalmente gli ascoltatori.
Graziano
Lunedì 7 Giugno 2021, 14.38.07
3
Questione molto interssante e complessa, che divide e suscita commenti spesso in conflitto tra loro presso chi ascolta musica. Tuttora mi interrogo se un disco che reinterpreta stili e generi del passato possa essere definito un capolvaoro, è possibile? Oppure è solo una magistrale opera di rielaborazione? Non ho mai trovato una risposta in anni di ascolti, (tanti se mi ricordo come vennero accolti i Kingdom Come negli anni ottanta, nuovi Led Zeppelin o scopiazzoni?). Se l'innovazione a tutti i costi porta ad un disco mediocre che non mi emoziona per niente e i Jess and the Ancient Ones (o i Wtchcraft o i Windhand) mi fanno sobbalzare dalla sedia, chi premio? Le nuove leve del rock guardano al passato perchè hanno finito le idee o perchè sono stanchi di musica iperprodotta e artificiale? E' un discreto rebus.....
Eagle Nest
Lunedì 7 Giugno 2021, 10.00.15
2
Questo vale comunque anche per chi suona quasi qualunque altro genere di musica e di metal in particolare. Le ultime 'novità' sono ormai di dieci anni fa e si parla più di commistioni che di novità vere e proprie. Mi godrei la musica e lascerei perdere le etichette, a questo punto.
Diego75
Lunedì 7 Giugno 2021, 4.01.53
1
Musicalmente molto buoni...ma come tutto questo genere di band molto ma molto prevedibili nelle scelte...alla fine e' solo revival degli anni 60/70...mica che hanno creato qualche cosa di nuovo come le band storiche hanno fatto a loro tempo...un po' come uscire di casa vestiti anni 70 al gg d'oggi...e sentirti dire: hai ereditato anche il set di mutande oltre che le camice da tuo nonno???...
INFORMAZIONI
2021
Svart Records
Psychedelic Rock
Tracklist
1. Burning of the Velvet Fires
2. World Paranormal
3. Talking Board
4. Love Zombi
5. Summer Trippin Man
6. Born to Kill
7. What’s On Your Mind
8. Strange Earth Illusion
Line Up
Jess (Voce)
Thomas Corpse (Chitarra)
Abraham (Tastiera)
Fast Jake (Basso)
Jussuf Af Gran (Batteria)
 
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