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26/04/24
KARMA
CSA RIVOLTA, VIA FRATELLI BANDIERA 45 - VENEZIA
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Kayak - Out Of This World
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16/07/2021
( 753 letture )
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La discografia dei Kayak si può dividere in due grandi scaglioni: da una parte troviamo la produzione più iconica, nel pieno degli anni ’70 e fino ai primi degli anni ’80, dall’altra il periodo del loro ritorno a distanza di un lungo ventennio e ancora in corso. Out of This World, facendo parte del secondo, ha l’infausta coscienza che il periodo d’oro della band sia stato già superato, portandoci da anni dei dischi che, seppur piacevoli e ispirati, non ci ricordano sempre di che pasta siano davvero fatti i musicisti in questione.
L’ultima uscita di questa longeva formazione olandese ha una durata piuttosto impegnativa, superando l’ora di un progressive rock alternato tra un romanticismo e le pietre angolari della vecchia scuola del genere. L’inizio del lotto è affidato alla title track, un pezzo piuttosto lineare ma decisamente intrigante; buona la strofa, concitata tanto quanto il breve ritornello e la sua melodia estremamente memorizzabile. Le orchestrazioni sono notevoli, un sufficiente mix tra il sound più old school della band e una ricercatezza nel moderno in un’offerta che nel complesso non è di certo miracolosa, ma sa farsi piacere. Più funky la successiva Waiting, con la sua chitarra in clean in un songwriting che, però, risulta molto pop e radiofonico, rovinando la longevità del pezzo. Leitmotiv delle due tracce successive è invero un sound più romantico, con pianoforti notturni, guitarwork decisamente poco barocchi in climi teatrali -sembra quasi di ascoltare gli Ayreon-, leggera sezione ritmica e melodie piuttosto apprezzabili ma anche mielose per i più duri di cuore: la qualità complessiva è discreta, presentando idee forse troppo prevedibili e facilotte, ma in un clima comunque amabile. Mystery ha invece energia da vendere, in un 4/4 diretto con un canone nella prima strofa tra voce e chitarra che costituiscono finalmente una graditissima scelta di songwriting, ma anch’essa peccando per un ritornello molto pop che mina l’estro generale. Il brano migliore però, a ridonare brio al tutto, è Critical mass: sette minuti di intelligenza, maturità e classe aperti da un arpeggio di piano che intona un tema tra il fiabesco e il sinistro. Variazioni accattivanti sorreggono il corpus del brano, con bridge funzionanti alla perfezione e improvvise sezioni tecniche che interrompono il ritornello. Come se tutto questo non bastasse, l’assolo di sola chitarra è davvero eccezionale e questi giri alla Rush e sfumature alla Dream Theater rendono la sesta traccia un vero must del disco, ottimo in ogni sua parte. Altro duetto piuttosto piatto, purtroppo, è quello composto da As the Crow Flies e The Way She Said Goodbye, le idee sono nel complesso poche e vengono coperte da una orecchiabilità non impressionante; plauso però al feeling beatlesiano della prima, sicuramente apprezzabile dai più nostalgici. Inizio pomposo in pieno stile AOR invece per Traitor’s Gate, con le sue due facce da corpus armonico decisamente ispirato e progressive e un songwriting invece più catchy. Un pezzo piuttosto piacevole, condito anche da un assolo perfetto e coerente con la scrittura della traccia, eseguito con classe e grande tecnica in chiusura. La successiva canzone, Distance to Your Heart, richiama lo stile dei primi brani, con atmosfere geniali sorrette da un impianto sinfonico a dir poco eccezionale. I violini riempiono il sound, facendone desiderare di più lungo il platter, peccato però per un assolo un po’ “banalotto” e simile ai precedenti: inizio melodico, leggera accelerazione, finale dopo pochi secondi quando ci si aspetta magari un’evoluzione di sorta. Buono il guitarwork di Red Rag to a Bull, ma il resto non è di certo memorabile e non fa gridare al miracolo. Ma il punto debole probabilmente è la dodicesima One by One. Il piano e la voce creano un’atmosfera ispirata in apertura, ma quando comincia la ripetizione ossessiva del titolo al microfono, la noia comincia a pervadere il tutto, obnubilando persino l’esplosione eccezionale che valeva da sola l’ascolto del pezzo.
Paradossalmente, sono i brani più lunghi di questo album ad annoiare di meno, questo è il caso anche di A Writer’s Tale con il suo ottimo arrangiamento. La svolta in un uptempo cadenzato con intelligenza ci trasporta in climi divertenti e sapientemente interrotti con strumentalismi stratificati ad hoc. Anche qui, non a caso, sono presenti dei violini graditissimi nell’ultimo quarto, portandoci per mano nella sezione romantica di chitarra e tom ragionati prima dell’esplosione finale. Dimenticabile anche la fin troppo masticata e rimasticata Cary -decisamente mielosa e priva di ogni tipo di originalità e/o spunto- giungendo all’ultima traccia marittima Ship of Theseus, ispirata, drammatica e ben gestita, un buon finale insomma.
Riassumere il tutto è un compito molto arduo, essendo il platter in questione una montagna russa di pezzi davvero ispirati, di classe, delicati, intelligenti e strutturati ottimamente con impianti melodici e armonici funzionanti in ritmiche mai spocchiose. Il lavoro in studio però soffre anche di discese piuttosto ripide, con pezzi noiosi, ripetitivi e già sentiti per orecchie neanche troppo esperte. Il feeling complessivo non è però troppo intaccato né dagli alti né dai bassi, risultando nel complesso un discreto disco da macchina con cui godersi un viaggio notturno -anche coerente con la bellissima copertina. Se invece si è alla ricerca dei primi Kayak, oppure di un’offerta più colorata e imprevedibile, insomma più “progressive”, purtroppo qui gli olandesi hanno fallito, proponendoci una piacevole ora e dieci di rock più lineare ma non sensazionale. C’è da dire insomma che è forse l’esperienza e la classe di certe formazioni a tenere in piedi offerte che in mano a novizi sarebbero risultate ben peggiori, seppur in questo Out Of This World, dei Kayak originali non ci sia più molto, se non il grandioso Scherpenzeel.
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Gradito ritorno. Classe. Melodici, rocercati, prog senza abbandonare il rock melodico e l’AOR. Voto che a mio avviso raggiunge 80. |
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Gradito ritorno. Classe. Melodici, rocercati, prog senza abbandonare il rock melodico e l’AOR. Voto che a mio avviso raggiunge 80. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Out of This World 2. Waiting 3. Under a Scar 4. Kaja 5. Mystery 6. Critical Mass 7. As the Crow Flies 8. The Way She Said Goodbye 9. Traitor's Gate 10. Distance to Your Heart 11. Red Rag to a Bull 12. One by One 13. A Writer's Tale 14. Cary 15. Ship of Theseus
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Line Up
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Bart Schwertmann (Voce) Ton Scherpenzeel (Voce, Tastiera) Marcel Singor (Chitarra) Kristoffer Gildenlöw (Basso, Voce) Hans Eijkenaar (Batteria)
Musicisti ospiti:
Maria-Paula Majoor (Violino) Daniel Torrico Menacho (Violino) Francesco Vulcano (Violino) Judith Sijp (Violoncello)
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RECENSIONI |
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