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Seether - Poison the Parish
19/07/2021
( 593 letture )
La prima metà degli anni ’10 ha rappresentato una fase alquanto complicata all’interno della carriera dei Seether: nonostante le buone vendite, Holding Onto Strings Better Left To Fray e Isolate and Medicate sono infatti stati due album che hanno visto la band abbandonare parzialmente le tipiche sonorità post grunge in favore di un alternative rock innocuo e radio-friendly, appetibile anche ad un pubblico di massa vista l’ampia presenza di ritornelli fatti apposta per rimanere in testa sin dall’ascolto iniziale.
Come spiegato dal leader Shaun Morgan, il suddetto cambiamento stilistico era stato imposto dalla casa discografica, il cui obiettivo era omologare il sound della band a quello di gruppi sfacciatamente commerciali sul modello Imagine Dragons.
Stufo delle continue ingerenze, il frontman ha così deciso di imprimere una svolta netta con il recente passato scegliendo di pubblicare per la Canine Riot Records (l’etichetta da lui stesso fondata) e assumendosi il compito di produrre il nuovo lavoro dal minaccioso titolo Poison the Parish, uscito nel maggio del 2017.

Il settimo disco in studio vede così tornare i sudafricani a quella primigenia attitudine caratterizzante i due Disclaimer e Karma and Effect, dove l’anima grunge del cantato si posa su arrangiamenti di stampo alternative metal edificati su riff semplici ma estremamente diretti e incisivi.
Le rinnovate intenzioni bellicose del gruppo sono chiare fin da Stoke the Fire, opener affidata a ribollenti chitarre disposte a riprendersi un ruolo da protagonista e pronte ad irrobustire la prova di Shaun, subito a muso duro grazie anche al recuperato uso di parti in scream atte a scaricare la frustrazione accumulata negli ultimi (turbolenti) anni. L’alternative della sorniona Betray and Degrade fa da anticamera al post grunge puro di Something Else e I’ll Survive, brani che riportano al grigiore e alla cupezza della Seattle primi anni ’90: dinamica “strofa calma – ritornello dinamico” rispettata come un voto di fede, riff intrisi di un’amarezza dolciastra e melodie catartiche per esternare il disagio esistenziale e la malinconia che assediano il cuore del singer.
Let You Down, altro ottimo pezzo alternative metal, all’uscita ha sollevato un bel polverone a causa di un ammiccamento troppo spinto nei confronti della celebre Stinkfist dei Tool e in effetti - inutile negarlo - la somiglianza fra i riff è tale da poter parlare di un clamoroso plagio.
Superando la fragilità della ballad Against the Wall e la ricaduta grunge dell’accorata Let Me Heal troviamo le super nirvaniane Saviours e Count Me Out dove rabbia, grinta e afflizione si compenetrano mostrando quanto per i Seether sia stato fondamentale l’ascolto del totem Nevermind.
La dirompente Nothing Left, sicuro highlight dell’album, propone per l’ultima volta la carica di velenosi riff alternative metal che esplodono all’altezza dei fragorosi refrain, imbastiti sui toni esacerbati di Shaun rincarati dalle backing vocals in scream del bassista Dale Stewart.
Dopo una simile esplosione di energia, i ritmi rallentano nei tratti cadenzati e quasi lisergici di Emotionless e nell’agrodolce Sell My Soul (titolo che Kurt Cobain avrebbe apprezzato), conclusivo mid-tempo permeato da un inedito retrogusto rock western a dire il vero molto piacevole.

Poison the Parish spazza via le incertezze dei dischi precedenti e riconsegna una band in salute, più che mai determinata a non farsi condizionare dai vincoli del music business e sicura nel percorrere con coerenza la propria strada: vero che lo stile proposto non si discosta poi tanto dai lavori passati, però la verve e la consapevolezza insite nelle dodici tracce fanno sì che l’album possa essere considerato il più riuscito dai tempi di Finding Beauty In Negative Spaces, inaugurando in tal modo un nuovo favorevole ciclo proseguito con l’ottimo Si Vis Pacem, Para Bellum.



VOTO RECENSORE
74
VOTO LETTORI
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Altered
Lunedì 19 Luglio 2021, 18.54.30
1
Ricordo il sollievo dopo l'ascolto di questo disco che, come osservato perfettamente nella recensione, rappresentò finalmente un ritorno a sonorità ben più consone alla band sudafricana. Da lì in poi, effettivamente, la band avrebbe ritrovato la propria vera natura coronata nell'ottimo Si vis pacem, para bellu, a mio avviso fra i migliori lavori prodotti dalla band di recente. Ma già con Poison the Parish si torna a picchiare, eccome. Il mio voto è in linea, gli darei giusto un 73, per cui ci siamo. Grazie per averlo recuperato, spero che pian piano si possano aggiungere altri lavori dei Seether, magari proprio il debut!
INFORMAZIONI
2017
Canine Riot Records
Post Grunge
Tracklist
1. Stoke the Fire
2. Betray and Degrade
3. Something Else
4. I’ll Survive
5. Let You Down
6. Against the Wall
7. Let Me Heal
8. Saviours
9. Nothing Left
10. Count Me Out
11. Emotionless
12. Sell My Soul
Line Up
Shaun Morgan (Voce, Chitarra)
Dale Stewart (Basso, Cori)
John Humphrey (Batteria)
 
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