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Quella Vecchia Locanda - Il Tempo Della Gioia
24/07/2021
( 1890 letture )
Cosa succede quando un violino, i fiati e un delicato pianoforte incontrano il suono rock della batteria e i virtuosismi della chitarra? Dalla piacevole unione di genuino rock progressivo italiano e musica classica prende corpo il secondo album della band romana Quella Vecchia Locanda, rilasciato a 2 anni di distanza dall’esordio omonimo avvenuto nel 1972: parliamo di Il Tempo Della Gioia, purtroppo secondo nonché ultimo disco che mise quindi fine all’attività del gruppo. L’evoluzione rispetto al debutto c’è ed è marcata, la testimonianza è sicuramente data dalle note più classiche del violino di Claudio Filice che sostengono la complessa impalcatura sonora dall’inizio alla fine. Se siete nuovi al gruppo originario di Monteverde, ci vorranno alcuni ascolti per assimilare i cinque brani presenti in questo lavoro in studio, poiché non è di semplice digestione al primo impatto quanto proposto dal sestetto nostrano. Il Tempo Della Gioia non è solo un semplice e banale nome dato al disco, è un vero e proprio stato d’animo. I nostri hanno provato a proporre in musica quanto scritto nel titolo, riuscendoci senza riserve. L’album in questione è un vero e proprio inno gioioso, meno oscuro del precedente e con qualche nota di malinconia nelle parole cantate da Giorgio Giorgi.

Gli allora ragazzi di Quella Vecchia Locanda ci vogliono dare le precise coordinate dalle quali partire per il nostro viaggio progressivo a forti tinte classicheggianti: ci troviamo nel perimetro della capitale, più precisamente nel parco di Villa Doria Pamphili. La storica dimora romana, teatro tra gli altri avvenimenti di una famosa battaglia contro le truppe francesi di Napoleone, in cui perse la vita l’autore del nostro inno nazionale, è stata selezionata per dare il nome alla traccia che apre il disco. L’accoglienza è affidata al pianoforte di Massimo Roselli, in un duetto con gli arpeggi di chitarra di Raimondo Maria Cocco. Il terzo strumento ad entrare in scena è il violino di Claudio Filice, a portare una ventata di malinconia che contaminerà inevitabilmente il nostro clima di gioia. Il violino sarà uno dei protagonisti dell’album, frutto del lavoro del maestro romano che ha sostituito nella formazione originale il violinista fondatore, parliamo dell’americano Donald Lax, meno presente nel disco d’esordio rispetto al suo collega e successore. Il testo è un dipinto colorato che ci mette davanti agli occhi un luogo ameno, le parole scelte con estrema cura, ci danno la sensazione di trovarci in una poesia leopardiana, spensierata sì, ma dalle forti tinte malinconiche. Un sabato del villaggio in musica, insomma, dove l’attesa della festa è più appagante della festa stessa, e la sera della domenica, triste e portatrice di morte, spazza via le felici aspettative del dì della vigilia.

Scender sulla terra,
Quando intrisa di rugiada,
Puoi porgere le mani verso lei.
Aspettar che il vento
Porti giù tutte le stelle
E circondar quel cuore che le attende.
Scricchiolar le foglie,
Confondersi nell'aria,
Tra i gemiti di un canto nascerà.

Dolce l'armonia,
Con la natura gioca,
Si innalza per poi scivolar sui prati.
Vibra in noi la gioia
Per l'attimo ineguale,
In quel fragore tutta la sua gloria.
Grido mi risponde,
Volando su quell'ala
E in tuffo tu il tuo nido mi aprirai.


La seconda traccia del lato A è la strumentale A Forma Di… con quel titolo misterioso ed ermetico, che lascia intendere un testo che è in procinto di arrivare, ma che in realtà non arriverà mai. Giorgio Giorgi esce di scena, il violino accompagna questo crescendo di pianoforte, cori e chitarra acustica, in un’atmosfera serafica, ecclesiastica, quasi ieratica dai connotati solenni. Il finale, frettoloso e concluso dal pianoforte che esce di scena con un fading poco prolungato, ci conduce alla title track che chiude il breve lato A dell’album. A dirla tutta fino a qui il progressive rock che ci ha resi famosi nel mondo ha fatto la sua comparsa molto sporadicamente, da spettatore non pagante. Eccolo comparire qui dopo poco più di un minuto dall’inizio del brano, brioso e deciso trainato finalmente dalla batteria di Patrick Traina, fino a qui molto poco presente. Dopo una pausa dalla performance vocale, il progressive rock prende il sopravvento con tempi dispari e virtuosismi diffusi alla maniera dei più quotati colleghi britannici, inframezzati solo da un coro simile a quelli presenti nella traccia precedente. Il clima è quello di una storia d’amore stilnovista, dove il protagonista e voce narrante è travolto da questo sentimento profondo e portatore di beatificazione. Il tempo trascorso con l’amata è definito Il Tempo Della Gioia, ed ecco che il titolo acquista di senso. Il rapporto è raccontato perfettamente dalle parole Regina saggia sei, tutti da te sanno imparar, con una venerazione simile a quella che Francesco Petrarca provava per la sua Laura, stilnovista appunto.

Lasciandoci alle spalle le tre tracce del lato A, si affaccia davanti a noi il lato B del vinile che, nonostante contenga meno canzoni, è il più lungo dei due. È ancora il violino, assoluto protagonista del disco, a darci il benvenuto in questo Side B dall’aria molto più progressiva rispetto al precedente: gli strumenti suonano ora senza briglie di sorta, sciolti e liberi come un cavallo di razza in una sconfinata steppa verde. Il testo della suite Un Giorno, Un Amico, la più lunga del lavoro, è scarno ed essenziale, concentrato nei minuti finali, le parole di Giorgio Giorgi sono una breve comparsata lungo un tappeto di melodie variopinte e ricche di tecnica, dove la bravura dei musicisti emerge prepotentemente, forse per la prima volta. Nelle battute finali del brano è ben udibile il basso di Massimo Giorgi, scrittore e ideatore dei testi e delle melodie insieme al fratello cantante, nonostante non fosse un membro fondatore ma subentrò dopo l’uscita del disco di debutto al precedente bassista Romualdo Coletta. L’altra metà del lato B è occupata dalla seconda suite È Accaduto Una Notte, di poco più breve della precedente. I cori aprono il brano, il testo qui presente è forse il più poetico dell’intera carriera del gruppo romano Quella Vecchia Locanda. Il simbolismo è forte, le parole sono immaginifiche, creano paesaggi, rumori, colori e sensazioni nella nostra mente. Come il Pascoli di “Myricae”, come il Montale di “Meriggiare Pallido e Assorto” della raccolta “Ossi di Seppia”. Il finale somiglia ad una soluzione adottata quattordici anni più tardi nel capolavoro progressive metal dei Queensrÿche Operation: Mindcrime, più precisamente nella celebre traccia finale Eyes Of A Stranger: un crescendo confuso dove si sommano voci, strumenti, cori, tastiere che esplodono con un forte boato finale che fa letteralmente sobbalzare l’ignaro ascoltatore. Gli stessi Gentle Giant adottarono una modalità non troppo diversa per concludere il quinto album In a Glass House, con il suono di vetri rotti che squarcia il finale del disco.

Affermare con assoluta certezza quale dei due lavori in studio della band romana sia il migliore è davvero arduo, forse impossibile. L’impronta classica è fortissima in questo Il Tempo Della Gioia, ma anche le tinte di rock progressivo, quando presenti, rimangono memorabili, ai livelli dei cugini d’oltremanica Yes, Emerson, Lake & Palmer e King Crimson. Il miscuglio tra i testi neoclassici, romantici ed ermetici unito all’impianto strumentale in cui ogni strumento si ritaglia la propria scena, ha come risultato uno dei migliori album dell’intera scena progressive rock italiana. Per qualche strano motivo, la difficoltà di imporsi a livello di vendite o l’agguerrita concorrenza, sia conterranea che britannica, hanno portato alla definitiva fine del gruppo, con nostro immenso rammarico. Nonostante il prematuro scioglimento, nulla può cancellare dagli annali questo straordinario pezzo di musica progressiva, uno dei migliori che siano mai stati concepiti sul suolo del nostro bel paese.



VOTO RECENSORE
91
VOTO LETTORI
89.33 su 6 voti [ VOTA]
Brando72
Lunedì 2 Agosto 2021, 21.55.52
5
Gran disco. Di quelli che non ti aspetti, o forse ti aspetti e non lo sapevi. Villa Doria Pamphili - per chi da Romano conosce il parco - e' una delizia
Aceshigh
Lunedì 26 Luglio 2021, 18.44.24
4
Veramente bello, anche se, dei due album pubblicati, è il primo secondo me che ha qualcosa di magico in più, un’opera che non ha assolutamente nulla da invidiare ad altri capisaldi di band italiane più longeve. Comunque notevole anche questo qui. Title-track fantastica. Voto 86
Rob Fleming
Lunedì 26 Luglio 2021, 17.25.25
3
Buono, ma preferisco il primo. Ma i molteplici riferimenti classici e la bellezza di Villa Doria Pamphili sono indiscutibili.
Andrew Lloyd
Sabato 24 Luglio 2021, 19.07.52
2
Io li ho entrambi. Da ascoltare e riascoltare.
duke
Sabato 24 Luglio 2021, 18.18.25
1
....tra i miei preferiti nel genere prog italiano.....tanta qualita'.....comunque consiglio anche il primo disco omonimo...
INFORMAZIONI
1974
RCA
Prog Rock
Tracklist
1. Villa Doria Pamphili
2. A Forma Di…
3. Il Tempo Della Gioia
4. Un Giorno, Un Amico
5. È Accaduto Una Notte
Line Up
Giorgio Giorgi (Voce, Flauto)
Raimondo Maria Cocco (Voce, Chitarra, Clarinetto)
Massimo Giorgi (Voce, Basso, Contrabbasso)
Massimo Roselli (Voce, Tastiere)
Claudio Filice (Violino)
Patrick Traina (Batteria, Percussioni)
 
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