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Hawkwind - Hall of the Mountain Grill
07/08/2021
( 1542 letture )
Siamo nel 1974, la Guerra del Vietnam si avvia alla conclusione (data ufficiale il 30 aprile 1975, con la conquista di Saigon da parte delle truppe di Ho Chi Minh) dopo la firma dei patti di Parigi dell'anno prima e, con essa, da un bel pezzo è finita anche la grande stagione del rock psichedelico, che l'ha a lungo accompagnata, combattuta e raccontata. Il 1974, tra mille altri album, è l'anno del debutto della Mark III dei Deep Purple, Burn, di The Lamb Lies Down on Brodway dei Genesis, di Mirage dei Camel, di Avalanche dei Mountain, di Bridge of Sighs di Robin Trower, di Caution Radiation Area degli (A)rea, di Relayer degli Yes, di It's Only Rock'n'Roll dei Rolling Stones, di Diamond Dogs di David Bowie e di Zinc Alloy dei T.Rex di Marc Bolan, di Desolation Boulevard degli Sweet, di Apostrophe (') di Frank Zappa, di Billion Dollar Babies di Alice Cooper, di Shinin' On dei Grand Funk Railroad e via elencando. È un anno insomma nel quale il rock e in particolare l'hard rock, il glam e il prog viaggiano a livelli altissimi di qualità e quantità, mentre la stagione degli hippies comincia a diventare roba da museo e la Summer of Love un dolce ricordo, mai del tutto tramontato, ma ormai sommerso sotto un fiume di droga, che ha ottuso la velleità rivoluzionaria, aprendo invece la strada ai gruppi armati e al terrorismo (è sempre del 1974 la strage neofascista di Piazza della Loggia a Brescia). Non del tutto convinti di quanto sta accadendo sono naturalmente gli splendidi protagonisti del cosiddetto kraut-rock (termine odioso al pari di cock rock, hair metal e grunge) e i meravigliosi Hawkwind, alfieri di un genere che ha un nome nuovo, space rock, che di fatto altro non è che l'evoluzione tecnologica del rock psichedelico, fatto con sintetizzatori e audio generatori, che cospira dello spazio profondo e si ispira alle parole di Bob Calvert e Michael Moorcock, sposando appieno la causa dell'improvvisazione e del caos creativo sul palco.

Il 1974 è un anno difficile per gli Hawkwind, che stanno però vivendo quella che senza dubbio è la loro età migliore, per successo e considerazione e anche per qualità degli album, rilasciati uno dopo l'altro e tutti di altissimo livello. Le difficoltà derivano come sempre dall'estrema instabilità della formazione, che ruota attorno a Dave Brock e Nik Turner, in quel momento affiancati da Lemmy al basso e voce e da Simon King alla batteria, oltre che da Del Dettmar a sintetizzatori, tastiere e rumoristica varia, per quella che resterà a lungo la line up più amata, ma che vede l'uscita definitiva di Dik Mik, primo vero rumorista del gruppo e l'ingresso di Simon House proveniente dagli High Tide, prototipo della band prog/dark rock, alle tastiere e al violino. Anche Robert Calvert cessa la propria collaborazione con la band, lasciando il posto sul palco per gli spoken word a Moorcock mentre a Dave Brock, Nik Turner e Lemmy il posto dietro al microfono. Ulteriori problemi deriveranno dalla volontà di Del Dettmar di abbandonare a sua volta la band per trasferirsi con la moglie in Canada e, per i live, da un infortunio che riguarderà Simon King, il quale lascerà il posto a Alan Powell, che poi resterà in formazione anche al rientro del titolare. Naturalmente, la bomba sarà l'ancora insospettabile licenziamento di Lemmy, di cui parleremo. Nel frattempo, la band grazie al successo del singolo Silver Machine ha finalmente sfondato e DOREMI FASOL LATIDO ha contribuito a rafforzarne il successo. Nel 1973 esce il singolo Urban Guerrilla che ottiene un ottimo riscontro, ma viene ritirato per via dei contemporanei attentati dell'IRA e, soprattutto, esce l'album dal vivo Space Ritual, vero e proprio manifesto sonoro e iconografico degli Hawkwind, gigantesco affresco della stralunata quanto magnifica espressione on stage dello space rock degli inglesi. I tour sono incessanti e il momento della prova del fuoco per Simon House è direttamente sul palco, per tre date a Edmonton che vengono registrate professionalmente e da cui saranno estratte You'd Better Believe It e Paradox che andranno direttamente sul nuovo album, assieme a It's So Easy, che sarà invece aggiunta assieme ad altre versioni dei brani nelle ristampe in CD del disco. Il tastierista/violinista rimarrà direttamente con la band per il tour assieme a Dettmar e al ritorno in Europa gli Hawkwind arriveranno in studio per registrare il nuovo album, Hall of the Mountain Grill. Il titolo nasce dalla storpiatura del celeberrimo In the Hall of the Mountain King di Edvard Grieg e dal Mountain Grill, un caffè di Portobello Road dove la band agli inizi si ritrovava spesso. Le registrazioni, col mitico produttore Roy Thomas Baker, occuperanno i mesi di maggio e giugno, precedute dalle prove al Clearwell Castle.

Hall of the Mountain Grill è un disco diverso dai precedenti, piuttosto variegato e carico di suggestioni, che conferma appieno la vena spaziale del gruppo, celebrata peraltro dalla stupenda copertina di Barney Bubbles, collaboratore grafico di fiducia del gruppo da In Search of Space, ma spinge l'ispirazione verso direzioni inedite e non solo per l'ingresso del violino di Simon House. I cambiamenti in effetti sono molteplici: anzitutto l'assenza delle liriche di Calvert toglie in realtà molti riferimenti poetici e "spaziali" ai testi; allo stesso tempo, l'ingresso di House e l'assenza di Dik Mik si fanno sentire, aumentando da un lato il tasso tecnico del gruppo, con un musicista di spessore superiore, e al contempo riducendo in parte le derive rumoristiche, a favore di un maggiore utilizzo del mellotron e dell'organo, che esaltano sì la componente spaziale, ma danno anche ai brani una forma più definita e meno "orgasmica" e ribollente alla musica. Infine, l'album grazie a Baker ha finalmente una produzione degna di questo nome, profonda e di vera qualità. Le diverse anime del gruppo si fanno sentire, con Brock a monopolizzare in gran parte la composizione, affiancato da Turner (sua D-Rider), da Lemmy (che regala un classico come Lost Johnny), ma anche dallo stesso House che firma la titletrack e da Dettmar autore del frammento Goat Willow. Lo stesso Brock amplia comunque lo spettro delle proprie composizioni e così, a fianco di brani se vogliamo "classici" del repertorio del gruppo, come il primo singolo The Pychedelic Warlords (Disappear in Smoke), cavalcata space psichedelica sottolineata dal mellotron e guidata dalla ribollente e lanciata sezione ritmica, con un refrain ben riuscito e un nuovo acidissimo solo di sax di Turner, compaiono brani particolari e diversi come Wind of Change. Si tratta di una bellissima ballata strumentale guidata appunto da mellotron e violino e accompagnata dalla sempre presente sezione ritmica: l'atmosfera è decisamente diversa da quella che i fan degli Hawkwind sono abituati a trovare nei loro dischi e in qualche misura sembra avvicinarsi a una epica orchestrale del tutto inedita per il gruppo. Deciso tuffo nello spazio sarà invece D-Rider, brano che conserva un afflato epico particolare, ma che vive della deriva sensoriale di cui la band inglese è maestra, col sax di Turner a tornare protagonista. Web Weaver sembra una riedizione di Hurry on Sundown dal primo album, ma con una inflessione oscura e una carica psichedelica/space che quella non aveva e con una esplosione di basso nella seconda parte che lancia il trip lisergico oltre i limiti universali. Per quanto riguarda invece i due brani dal vivo, questi caratterizzano senza dubbio il disco ponendosi probabilmente come punto massimo tanto dell'album quanto tra le migliori espressioni della band in generale. In particolare, You'd Better Believe It è una cavalcata strepitosa, con la sezione ritmica lanciata alla massima velocità, con un King straripante e un giro di Lemmy che farà scuola, ad accompagnare una linea melodica perfetta, nella quale la ruvida e riconoscibilissima voce del bassista lancia il refrain e nella quale le derive spaziali strumentali si esaltano ai massimi livelli, concedendo spazio al violino di House in pieno trip alla High Tide. Le reminiscenze di quel capolavoro che fu Sea Shanties si percepiscono tutte in questi passaggi donando una luce nuova alla musica degli Hawkwind, che ben comprensibilmente non si fecero scappare i talenti di questo splendido musicista. Dopo questo trionfo assoluto comprensibilmente i giri si abbassano, ma certo una title track come questa non se l'aspettava nessuno e infatti le critiche arriveranno, per un brano strumentale di due minuti e pezzo, praticamente musica classica, tra piano, mellotron e violino, che sono davvero qualcosa di nuovo e inatteso e che in realtà esaltano un disco eclettico. Della spettacolare Lost Johnny abbiamo detto, con Lemmy a prendere il microfono e comporre un piccolo classico, annegato nella salsa psichedelica degli Hawkwind, ma marchiato a fuoco del suo stile inconfondibile. Dopo l'intermezzo di Goat Willow nel quale trova spazio il flauto di Turner, tocca quindi alla seconda traccia dal vivo, Paradox chiudere l'album. Si tratta di un nuovo e splendido affresco sonoro, nel quale tutti i musicisti prendono a turno il proscenio e nel quale troviamo un lungo assolo di Brock avviluppato tra il basso e il mellotron, che chiudono la canzone assieme al piano e all'instancabile martellamento di King.

Per molti, Lemmy compreso, Hall of the Mountain Grill rappresenta l'apice della carriera degli Hawkwind, anche se in molti preferiranno il successivo Warrior on the Edge of Time. L'album presenta in effetti alcuni brani di altissimo spessore, nel classico stile della band e alcune gustose novità che ne ampliano il raggio di azione e le ambizioni musicali, il tutto col consueto controllo di Dave Brock, che stavolta sacrifica un po' lo spazio concesso a Turner, a favore del nuovo arrivato House e dell'affiatata sezione ritmica, sempre più evidente nel mixaggio e -forse- ormai vicina a erodere anche la leadership del fondatore. Malignando un po', il clamoroso licenziamento di Lemmy, arrestato in Canada durante il tour di promozione perché trovato in possesso di anfetamine scambiate per cocaina, nonostante il pagamento della cauzione da parte della band, sembra in effetti confermare che il crescente carisma e il riscontro personale di Lemmy cominciasse a dar fastidio e che si sia quindi colta l'occasione per liberarsi di un musicista diventato scomodo nell'economia gestionale degli Hawkwind. Al di là delle fazioni, che prediligono per uno o l'altro disco, è evidente come gli inglesi con i vari innesti di formazione abbiano accresciuto via via lo spessore strumentale della formazione, sempre meno caotica e improvvisata e sempre più professionale e compatta. Questo senza comunque rinunciare al proprio trademark, anzi tutto sommato ormai stabilizzato e amato, tanto da portare sistematicamente i loro album in classifica ancora per molti anni. Hall of the Mountain Grill va quindi a inserirsi in quella che molti considerano l'epoca migliore della band, come album tra i più apprezzati in assoluto, pur con qualche critica per le novità nel sound che, col tempo, sono andate perse, rispetto alla lucentezza della loro supernova, come cargo alla deriva nell'infinito spazio.



VOTO RECENSORE
90
VOTO LETTORI
89.8 su 5 voti [ VOTA]
Rasta
Sabato 30 Ottobre 2021, 16.08.46
10
P.S. Ramone è del '57. Tutt'altro che un ragazzino.
Fabio Rasta
Sabato 30 Ottobre 2021, 16.06.46
9
Il ringraziamento sempre a Voi x l'opportunità! Grazie alle nuove opzioni vedo che anche Kiss è del 74. Ero convinto 73. Ma resto decisamente su Second Helping. Bello anche il primo Bad Company. Mentre sui live sarei combattuto fra R'n'R Animal e Irish Tour. E c'era anche DYLAN con THE BAND ma hanno fatto entrambi di meglio. RORY mi rappresenta di + musicalmente, ma LOU REED in quel live, soltanto x la versione di Heroin rappresenta la tragedia di una intera generazione. Sarei ot ma se ne parlava in rece e così... / ...Ad ogni modo questo Hall Of The Mountain Grill è veramente straordinario! ...e pensare che Ramone, il mio principale mentore musicale, li tiene come Band del cuore e quando ero pivello mi mostrava con orgoglio tutti i vinili tra cui questo. La storia la conosci com'era una volta e bisognava selezionare la bacheca. In + la loro discografia è enorme. La rece letta qui mi ha subito invogliato alla positivissima (ri)scoperta. Ogni cosa ha il suo momento. Quindi grazie a te x la bella e doverosa rece. /// Ultimamente Ramone è riuscito a conoscere NIK TURNER di persona ad un concerto a Genova ed era felice come un bambino a Natale, vantando l'autografo come prova dell'avvenuto incontro. /// V
Lizard
Sabato 30 Ottobre 2021, 13.22.45
8
I Mountain restano una delle più grandi band di sempre. Mi fa piacere che li stia riscoprendo grazie come per i tuoi bei commenti Fabio, sempre ricchi di contenuto e passione.
Rasta
Sabato 30 Ottobre 2021, 10.49.19
7
X Lizard, grazie alla premessa ho recuperato subito Avalanche: bello bello. /// ...il mio preferito del 1974? Second Helping hasta la muerte! Italiani: Biglietto x l'Inferno, I Buoni e i Cattivi, Anima Latina. Live R'n'R Animal. Folkloristici Clannad 2. Country: Heart Like A Wheel (LINDA RONSTADT). Soul: I Can't Stand A Little Rain (JOE COCKER). /// Un saluto! Ciao ciao.
Fabio Rasta
Sabato 30 Ottobre 2021, 10.25.19
6
Bella recensione. Capisci il disco ancora prima di ascoltarlo. /// Anche se sono estimatore della delirante follia di In Search Of Space, questo e Warrior sono veramente due bellissimi LP, dove la maggiore cura della canzone in fase di scrittura e arrangiamento, non tradisce mai il trip principale, ma anzi lo impreziosisce, grazie anche a LEMMY e SIMON KING, ad un particolarmente ispirato DAVE BROCK, al solito NIK TURNER, ad una produzione all'altezza, e a canzoni splendide. Rimane sempre una musica non x tutti, ma decisamente + abbordabile, magari da un profano. Eliminerei i discorsi di diversi minuti che caratterizzano anche un live pazzesco come Space Ritual, ma solo xchè il mio inglese è assai scolastico e quindi tendenzialmente do poca importanza al messaggio contenuto, salvo autentici poeti come DYLAN, MORRISON, MARLEY... /// HAWKWIND unici.
Rob Fleming
Lunedì 9 Agosto 2021, 20.21.37
5
Mi accodo: il loro capolavoro in studio. Ogni brano è letteralmente perfetto. Paradox e the psychedelic warlords sono probabilmente il vertice. Menzione speciale per Lost Johnny. 90
Aceshigh
Lunedì 9 Agosto 2021, 16.11.57
4
Forse il mio preferito degli Hawkwind, sebbene anche ai precedenti… che gli vuoi dire? Basterebbe conunque già solo The Psychedelic Warlords a renderlo epocale… 90 decisamente.
duke
Domenica 8 Agosto 2021, 21.14.09
3
...bel disco....ma space ritual svetta su tutto e tutti....
Testamatta ride
Domenica 8 Agosto 2021, 17.46.54
2
Recensione davvero spaziale, è proprio il caso di dirlo. In merito al disco mi sento di accordarmi al pensiero di molti e di Lemmy: a conti fatti è forse effettivamente il loro miglior album (in studio almeno, perché altrimenti Space Ritual è uno di quei live che valgono una carriera per quanto mi riguarda)
Galilee
Sabato 7 Agosto 2021, 18.29.31
1
Bello, ma mi manca. Prima o poi lo recupererò.
INFORMAZIONI
1974
United Artists Records/Liberty
Psychedelic Rock
Tracklist
1. The Psychedelic Warlords (Disappear in Smoke)
2. Wind of Change
3. D-Rider
4. Web Weaver
5. You'd Better Believe It (Live)
6. Hall of the Mountain Grill
7. Lost Johnny
8. Goat Willow
9. Paradox (Live)
Line Up
Dave Brock (Chitarra elettrica, Chitarra 12 corde, Sintetizzatore, Organo, Armonica, Voce)
Nik Turner (Sassofono, Oboe, Flauto, Voce)
Simon House (Sintetizzatore, Mellotron, Violino)
Del Dettmar (Tastiera, Sintetizzatore, Kalimba)
Lemmy (Basso, Voce, Chitarra)
Simon King (Batteria, Percussioni)
 
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