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Axel Rudi Pell - Diamonds Unlocked II
19/08/2021
( 1318 letture )
Non nascondo di aver tirato un sospiro di sollievo quando ho ricevuto il promo dell’ultimo e freschissimo di stampa lavoro di Axel Rudi Pell e scoperto trattarsi di un album di sole cover. Non me ne voglia il sessantunenne ossigenato chitarrista di Bochum, ma da diversi anni la sua prolifica attività discografica raramente è stata sostanziata da qualità di songwriting degna dei primi ottimi lavori e l’idea di dover recensire l’ennesimo album mediocre di Pell sarebbe risultata ben lontana dall’accendere il mio entusiasmo metallico. Intendiamoci, una carriera trentennale infarcita da ben venti album in studio, svariate compilations e live records non è da tutti, così come massimo rispetto merita la capacità di aver attratto e spesso mantenuto negli anni grandi vocalists della scena hard and heavy come Rob Rock (1991), Jeff Scott Soto (1992-1997) e Johnny Gioeli (1998 fino ad oggi), oltre che musicisti di primissimo livello come mostri sacri della batteria quali Joerg Michael (1989-1998) e Mike Terrana (1998-2013), oltre ai fedelissimi e solidi Ferdy Doernberg alle tastiere, Volker Krawczak al basso e lo stagionato per non dire attempato Bobby Rondinelli dietro alle pelli. Una lunga e appunto estremamente copiosa carriera che ha portato a grandi dischi di hard rock e heavy metal melodico tra cui vale senz’altro la pena citare Eternal Prisoner (1992), Between the Walls (1994), Black Moon Pyramid (1996), tutti marchiati a fuoco da un songwriting solido, mai imprevedibile ma capace di mixare con grande professionalità influenze Rainbow, Deep Purple, Malmsteen (nel look infarcito da Rolex, catene d’oro e Stratocaster oltre che nel sound anche senza mai raggiungere i picchi di velocità esecutiva e fluidità dello svedese di inizio e metà carriera) con spruzzate di power metal melodico, guidati dall’ugola di Jeff Scott Soto forse al top della sua vocalità. Questi lavori che a mio avviso rappresentano l’apice del songwriting di Axel Rudi Pell sono poi stati seguiti da un’altra manciata di senz’altro piacevoli e professionalmente confezionati lavori tra cui Magic (1997), Oceans of Time (1998) e The Masquerade Ball (2000), prima di spegnere la luce o meglio imbalsamarsi in una sorta di esercizio di lunghissimo copia e incolla che ha portato alla stampa di oltre dieci album decisamente anonimi alternati da stucchevoli e innumerevoli compilations Ballads o a records live che ben poco hanno aggiunto in termini di qualità o stimoli a seguire le gesta del chitarrista teutonico.

Ciononostante mi sento di provare un rispetto per Axel Rudi Pell per la sua tenacia e professionalità e nella speranza che la collaborazione con il bravissimo Johnny Gioeli (Hardline tra gli altri) porti in futuro a migliori risultati in sede di songwriting, ci godiamo per il momento questa compilation di covers tratte da artistiche hanno influenzato il background di Axel e che sono state rese in modo personale e decisamente con una veste di azzeccato e quadrato hard rock. Dopo un breve intro strumentale (unico brano a firma di Pell), ecco l’inizio vero e proprio lanciato dall’inno hard rock firmato Sammy Hagar There’s Only Way to Rock, uno dei migliori brani mai scritti dal biondo vocalist nel 1981 e poi riproposto in sede live anche dai Van Halen quando proprio Hagar sostituì David Lee Roth. La versione funambolica qui proposta richiama infatti sia il brano originale sia i virtuosismi del compianto Eddie alla sei corde, davvero una ottima versione marchiata a fuoco dall’ugola preziosa di Gioeli. Ed è il buon Johnny che si conferma protagonista anche nella successiva Lady of the Lake, grande pezzo hard rock rispolverato dal periodo Rainbow con Dio alla voce, qui rappresentata molto bene dalla band a supporto di un’interpretazione sentita e di prim’ordine da parte di Gioeli e con Pell a proprio agio nel ripercorrere le note originariamente marchiate dalla Fender di Blackmore. Se Van Halen e Rainbow si annoverano senza dubbio tra le ispirazioni di Axel Rudi Pell, risulta invece sorprendente trovare in scaletta pezzi più datati e senz’altro lontani dal mondo hard rock come She’s a Lady, originariamente scritta da Paul Anka e successivamente interpretata con successo anche da Tom Jones nei Seventies, così come egualmente lontane dalle attese sono Black Cat Woman di Geordie e Sarah (You Take my Breath Away) di Chris Norman, hits rese in perfetto stile hard rock melodico come fossero tratte dai migliori lavori originali di Axel Rudi Pell. Da menzionare anche una graffiante e sempre classicissima Paint it Black dei Rolling Stones, marchiata a fuoco da uno stratosferico Gioeli e la blueseggiante I Put a Spell on You degli Screamin’ Jay Hawkins e risalente addirittura al 1956 poi ripresa tra gli altri da Creedence Clearwater Revival (a Woodstock nel 1968) e da Annie Lennox nel 2014, brano ben supportato dall’hammond di Ferdy Doernberg che con le sue tastiere ben si amalgama ai riffs di Pell e alle vocals sempre da applausi di Gioeli anche nella conclusiva Eagle, ottimo pezzo degli Abba qui resa in veste molto quadrata e senza mezzi termini plasmata come un gran pezzo hard rock.

Quello che colpisce in positivo di questa raccolta di covers, che risulta ben più riuscita rispetto a Diamonds Unlocked I di 15 anni fa, è che i brani selezionati risultano essere – oltre che molto ben eseguiti e impreziositi da un Johnny Gioeli ispirato come ai tempi migliori – ottimamente amalgamati e con un sound hard rock ben strutturato e compatto che lascia piacevolmente colpiti tanto da non voler staccare tra un pezzo e l’altro, ma apprezzando l’intero lavoro dall’inizio alla fine come un vero e proprio lavoro originale. Bentornato dunque Axel Rudi Pell con quello che per le ragioni esposte sopra risulta essere a mio avviso nettamente il suo miglior lavoro in studio degli ultimi vent’anni. Ci rivediamo in sede live nel 2022 con un tour già meticolosamente organizzato e che toccherà in aprile anche l’Italia.



VOTO RECENSORE
74
VOTO LETTORI
70.14 su 7 voti [ VOTA]
Adrian Smith
Martedì 31 Agosto 2021, 7.31.54
3
Vero Oldrock61. Curioso di vederlo dal vivo la prossima primavera sperando la scaletta peschi qualche suo brano dei Nineties.
OLDROCK61
Lunedì 23 Agosto 2021, 12.10.59
2
Sono sempre titubante sulle cover ma questo album si ascolta tutto d'un fiato senza stancare. I vecchi rocker non deludono mai. Voto 75
Adrian Smith
Domenica 22 Agosto 2021, 7.50.47
1
Buon disco. Gioeli canta veramente in modo divino le covers in questione.
INFORMAZIONI
2021
Steamhammer / SPV
Hard Rock
Tracklist
1. Der Schwarze Abt (Intro)
2. There’s Only One Way to Rock
3. Lady of the Lake
4. She’s a Lady
5. Black Cat Woman
6. Room With a View
7. Sarah (You Take my Breath Away)
8. Rock N’ Roll Queen
9. Paint It Black
10. I Put a Spell on You
11. Eagle
Line Up
Johnny Gioeli (Voce)
Axel Rudi Pell (Chitarra)
Ferdy Doernberg (Tastiere)
Volker Krawczak (Basso)
Bobby Rondinelli (Batteria)
 
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