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25/04/24
MARDUK + ORIGIN + DOODSWENS
AUDIODROME, STR. MONGINA 9 - MONCALIERI (TO)
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Vanexa - The Last in Black
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23/08/2021
( 1419 letture )
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Per chiunque abbia cominciato a respirare aria contaminata da metalli pesanti fin dai primissimi anni ’80, il nome dei Vanexa è certamente noto. Come accadde a quasi tutti i gruppi della prima ondata italiana, i cambi di formazione (anche Roberto Tiranti ha lasciato il suo segno nella storia dei liguri) e la scarsa possibilità di essere presenti sul mercato in maniera regolare con nuove uscite li hanno resi una cult band, ma non un fenomeno da numeri più importanti come avrebbero meritato. Da annoverare tra i prime movers della scena nazionale tramite pezzi davvero aggressivi e freschi - Metal City Rockers è stato un inno per i "kids" dell’epoca – furono headliners a Certaldo e i Saxon si resero protagonisti di un episodio davvero poco edificante appropriandosi di riff principale, attacco di basso e parti di batteria della loro Lasciami Stare, già presente su un demo del 1978, per farne Never Surrender, ma questo è ormai il (lontano) passato. Per quanto riguarda il presente, potendo contare da tempo sui servigi di Pier Gonella, su un altro ottimo chitarrista come Artan Selishta e su un cantante di livello quale Andrea "Ranfa" Ranfagni, i membri fondatori Sergio Pagnacco e Silvano Bottari hanno continuato a tenere vivo il moniker e dopo Too Heavy to Fly del 2016, si ripresentano adesso con The Last in Black.
Targato Black Widow Records, che veste il prodotto con una efficace copertina e un corposo booklet, l’album in questione mostra una band in ottimo spolvero, capace di affondare i colpi e parimenti di mostrare il suo lato più raffinato (a volte forse addirittura troppo), come un CV che si snoda attraverso vari lustri quasi impone. The Last In Black presenta il lavoro in modo egregio con un heavy rock ruffiano e di buon impatto e con un po’ di America in sottofondo, come accadrà spesso. My Grave spinge già di più, senza rinunciare a quella classe cui abbiamo già fatto riferimento. Il testo importante viene reso più chiaro dal relativo video promozionale. Atmosfera sfumata e rarefatta per la prima parte di Earthquake, che poi si trasforma in un altro heavy rock affascinante. No Salvation riporta ai Vanexa dei vecchi tempi, magari leggermente devitaminizzati, mentre Perfect! va a coprire la casella "power-ballad" della scaletta per poi lasciare spazio alla versione attuale di Armless, canzone ripresa dai tempi dei 404 Not Found e molto migliorata, che i fatti di cronaca internazionale di questi giorni rendono più che attuale. Dr. Strange conta su un ritornello indovinato e su un arrangiamento elegante stile anni 70 in linea col personaggio marvelliano al quale si riferisce, mentre Dead Man Walking scivola senza incidere troppo nell’economia del disco. Like a Mirage riporta quella sensazione di rarefazione e di anni Settanta già assaporata in precedenza, mentre il chorus ricorda certe cose dei Dokken. La chiusura affidata al roccioso hard rock di I Don’t Care ed alla sfacciataggine di Hiroshima, anche questa tristemente di attualità in queste settimane, conclude adeguatamente il tutto. Specialmente con la seconda, fornita anche come ghost track in italiano, che ci mostra un grande spaccato dei Vanexa dei tempi che furono, visto che la apprezzammo già su Back From the Ruins del 1988.
Album complessivamente meno aggressivo rispetto alla media dei precedenti, prodotto tenendo conto delle nuove sfumature inserite nel tessuto musicale del gruppo, ottimamente suonato e cantato da musicisti più che scafati, The Last in Black si qualifica come lavoro piacevolissimo da ascoltare, proposto da una band che oltre alle qualità intrinseche portate in dote dai componenti della formazione, può contare su un marchio di fabbrica di grande tradizione e su un presente tutt'altro che passato, per così dire. Il CD poggia quindi su un blocco di canzoni gradevoli, a volte un po’ prevedibili nel loro sviluppo, ma sempre connotate da una classe invidiabile e rese più varie ed espressive da nervature rock, blues e di altro genere che ne fanno un prodotto maturo e concreto. Un ritorno, quello dei Vanexa, forse un po’ diverso da quanto ci si attendeva, ma da salutare con soddisfazione.
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6
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Sinceramente non li ho mai seguiti...ma li ho visti dal vivo...e sono un ottima band....non posso dire il contrario. |
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5
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ma guarda per me i c.v lasciano il tempo che trovano, ok tecnica ecc.. ma un cantante deve sapere trasmettere, deve essere interprete. questo qui è piatto e dopo un pò annoia. vale molto di più ,che sò, il cantante degli Asgard (italiani)che nessuno si è cagato di striscio ,magari perchè non hanno un c.v. di rispetto. |
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4
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Dai un'occhiata al suo CV |
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3
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boh il vuovo cantante a me non piace per niente, possibile sia l'unico che siano riusciti a trovare una band comunque di tutto rispetto come questa? |
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2
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ottono lavoro, con pezzi strutturati , suonati davvero bene. complimenti! |
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1
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Secondo me è un ottimo disco. Heavy rock suonato con classe e passione |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Last in Black 2. My Grave 3. Earthquake 4. No Salvation 5. Perfect! 6. Armless 7. Dr. Strange 8. Dead Man Walking 9. Like a Mirage 10. I Don’t Care 11. Hiroshima
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Line Up
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Andrea "Ranfa" Ranfagni (Voce) Pier Gonella (Chitarre) Artan Selishta (Chitarre) Sergio "Dr. Schafausen" Pagnacco (Basso) Silvano Bottari (Batteria)
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