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19/04/24
DESPITE EXILE + LACERHATE + SLOWCHAMBER
BLOOM, VIA CURIEL 39 - MEZZAGO (MB)
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24/08/2021
( 1284 letture )
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Membri del collettivo black metal chiamato Helvetic Underground Committee, il duo svizzero Lykhaeon, torna con Opprobrium dopo sette anni dal primo full length Tanz der Entleibten, un oscuro e laborioso lavoro sia per quanto riguarda la composizione sia per la scrittura. Un album che ci catapulta in un particolare episodio di passione della mitologia greca, quando la dolce Kore viene rapita da Ade e la fa diventare Persefone regina dell’oltretomba. La musicalità, la lirica e la composizione di Opprobrium supera ampiamente le aspettative, chitarre curatissime in contrasto con uno sporco death metal vecchio stile ed orchestrazioni catacombali sottolineano e fanno da cornice ad un elaborato e sfarzoso nuovo black metal.
Opprobrium è una battaglia continua di generi e definizioni, uno scontro sonoro all’ultimo sangue di soluzioni sublimi ed accattivanti che anche i death metallers ameranno. La mitologia greca ancora una volta è al centro della scena, tema visto e rivisto, sentito e risentito, ma l’interpretazione data dai Lykhaeon è più che innovativa. Una lirica piena di dettagli, melodie e trame studiate alla perfezione ed una forte attenzione quasi maniacale dei due membri alle strumentazioni, alle atmosfere e ai cori. Missaggio buono e produzione ottima ma molto pesante e oscura, danno al disco un’aria tormentata e coinvolgente. Le suggestioni sono tante, spiccano il death per quanto riguarda gli arpeggi e la cattiveria strumentale e il doom che gioca un ruolo abbastanza importante; fa da intermezzo praticamente in tutto il disco, dà costanti attimi di pace ma ritorna sempre a quell’opprimente senso di perdizione fatto di sussurri misti ad urla black metal acuti che si mescola alla bestialità sonora del death metal. Il sound di Opprobrium accelera e decelera senza tregua, gran parte delle tracce sono lunghe ed epiche, troviamo una grande quantità di crudi blast beat alternati a momenti di stop bui a riff di chitarra scarni e violenti a volte dissonanti, insomma nulla manca in questa fatica ben eseguita; parliamo quindi di un disco ampolloso, di un’opera epica ambiziosa. L’album, infatti, esplode sin da subito con la titletrack, che altro non è che una intro dall’aurea tenebrosa e funesta che ci trasporta subito nell’oltretomba. Le note lunghissime di A Stain Upon Celestial Rule ci fanno subito comprendere l’evoluzione stilistica della band fatta di un death/black furioso e violento, la voce profonda e cavernosa di Kerberos ed una parte strumentale disinvolta, mutevole e senza troppi fronzoli o intoppi. Un pezzo che come tutti gli altri è dinamico, cambia diverse volte, un’altalenando di cattiveria e passione oscura si mescolano in un perfetto suono armonico. Abducting the Seed è demoniaca, riff old school di fattura Absu e atmosfere alla Rotting Christ, un pezzo pieno e ricco che travolge e rapisce letteralmente. Descent Into Ruinous Splendor è la più semplice in fatto di composizione, una sorta di tregua a metà album. Siamo ormai nel pieno della carnalità e del dolore; l’imponente e ritualistica Scorching the Wings of Destiny dona un senso di completezza, dove la voce e la batteria dominano su tutto, soprattutto sulle progressioni strumentali, i cambi e i mid tempo presenti in tutto il brano. Un pezzo che si spoglia praticamente di ogni stilema compositivo oscuro. Siamo ormai alla fine, la straziante ma urlante The Whorish Arrogance of Immortals ci bagna delle lacrime dei dannati, un supplizio eterno insomma, continua e chiude questo infinito castigo l’outro To Salvage the Seed come un ultimo grido di disperato aiuto, ma nessuna salvezza. Il disco ormai, ci ha letteralmente ingoiati.
Opprobrium è senza dubbio impegnativo e difficile. I Lykhaeon hanno dimostrato di essere dei veri professionisti, hanno dimostrato di essere capaci di unire soluzioni ed influenze in modo spettacolare e malvagio. Gli strati che compongono questo disco sono tanti e cercare di arrivare in fondo senza farsi male, è praticamente impossibile. Si ha la sensazione di trovarsi innanzi all’oppressione più nera in grado di devastare completamente, con un senso di solitudine dietro l’angolo. E non è facile uscire da questo vortice senza fine: sarete prigionieri per sempre, come la sposa condannata Persefone.
«Io sono Kore: la giovinezza, l'innocenza, la leggerezza. Sono la Dea del Fiore, una stagione nella natura e nella vita di ogni donna. Io ho conosciuto l'oscurità dell'Ade, ho assaggiato i chicchi della melagrana ritrovando così il mio nome: Persefone, la terribile, silenziosa Signora del Regno dei Morti»
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3
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Sono d'accordo con la Recensora.. Di solito questi Album, con molteplici influenze, si perdono alla lunga.. Invece questo Lavoro riesce a farsi apprezzare per la sua Aurea catacombale che cattura sempre più col passare degli ascolti... |
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2
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Bellissimo, un ottimo esempio di quel black/death catacombale tipo Vassafor e Temple Nightside |
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1
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Ottimo lavoro, dalla Svizzera ultimamente sono usciti gran bei dischi black metal e questo non è da meno. Bell'album |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Opprobrium 2. A Stain upon Celestial Rule 3. Abducting the Seed 4. Descent into Ruinous Splendor 5. Scorching the Wings of Destiny 6. The Whorish Arrogance of Immortals 7. To Salvage the Seed
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Line Up
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Kerberos (Voce, Basso) Meister T. (Chitarra)
Musicisti ospiti: J (Batteria)
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RECENSIONI |
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