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Yonin Bayashi - Isshoku Sokuhatsu
04/09/2021
( 819 letture )
È più che scontato, pronunciando le parole “progressive” e “rock” nella stessa frase, catapultarsi con la fantasia nel Regno Unito dalla fine degli anni ’60 in poi. I nomi sono storici, inamovibili e, in molti casi, irraggiungibili ancora oggi: Pink Floyd, Yes, Genesis sono solo tre mastodonti che magari oggi ci sembrano scontati nelle influenze del prog rock “estero”, quando in realtà se ne potrebbero citare a decine. È proprio in questo tripudio di ottima, eccellente musica che riesce a trovar posto il prog rock di matrice orientale. Il Giappone non è sicuramente l’ultimo arrivato in fatto di arte e cultura, eppure va detto con doverosa coscienza che non vi è di certo mai stata la stessa cultura storico-musicale di cui siamo stati e siamo tutt’ora esponenti noi occidentali, ma più per questioni profondamente e squisitamente sociologico-culturali che per incapacità tecniche. Non ci si dilungherà qui nell’elencare i motivi per cui la musica giapponese non abbia scritto pagine di storia tanto quanto la nostra, ma ci si dilungherà sicuramente nel parlare di una singola pagina scritta nel pieno degli anni ’70 e che non riesce in alcun modo a sfigurare dinanzi ai nomi storici del “sol ponente”: parliamo oggi di Isshoku-Sokuhatsu, dei Yonin Bayashi.

Poco più di 30 minuti -senza considerare due ottime bonus track- di puro progressive colorato, ricco di influenze floydiane, di sonorità jazzy, di sfumature fusion e sapori orientali che è impossibile passino inosservati ancora oggi a distanza di decenni. Un inizio disturbante caldamente giapponese ci aliena per pochi secondi per lanciarci con intelligenti escamotage nel pieno del disco con la vera e propria prima traccia, Sora to Kumo. I giri sono semplici melodicamente, seguendo con coerenza il clima pacato del pezzo. Il ritornello è memorabile, da cantare e da ascoltare fino allo sfinimento, sarà anche per l’impianto armonico che in silenzio si sa far studiare nel corso degli ascolti. Basso e batteria imbastiscono un bridge solistico complesso e affascinante, Nakamura e Okai sono due pezzi da novanta e qui già lo si capisce senza riserve. Tastiere e note elettroniche incorniciano un inizio come se ne sentono pochi, in un ponte tra oriente e occidente, tra sound prog a noi più vicino e quelle trovate elettroniche e disturbanti tipiche dei buoni nipponici. Omatsuri è una suite di 11 minuti aperta dalle citate pelli e quattro corde, in un funky di tutto rispetto. I fill di Okai sono perfetti e al microfono le linee vocali incantano. Ci troviamo dinanzi ad un songwriting a dir poco eccezionale che si sviluppa in strutture mai completamente prevedibili ma senza generare momenti di difficile comprensione: l’equilibrio è assolutamente raggiunto. Verso la metà la variazione solistica sembra concludersi nascondendo il suo vero intento, l’esplosione mozzafiato che da sola merita il disco, c’è poco da discutere. Una composizione sincopata, colorata, stridente in un clima che alterna l’onirico al dionisiaco, chiudendosi in un controtempo in up-tempo dai sapori tribali. Stiamo parlando di oro, di quintessenza del prog rock. Di stessa durata la successiva title track, decisamente più diretta seppur con un impianto armonico ancora geniale. Qui si sentono tanto i Pink Floyd, seppur vi siano momenti più festosi e coerenti con quanto già sentito dalle tracce precedenti. Se il tema è dunque di uno stile a noi noto, è nel refrain che gli Yonin Bayashi tirano fuori carattere e personalità, come nelle lunghe sezioni di funk dove i giapponesi si dimostrano maestri. Ma il culmine arriva nuovamente nella lunga variazione sulla falsariga di quella della suite precedente. Apertasi con acustica, tastiera e synth ci si getta poi in danze lisergiche ansiogene e distorte; ineffabile è la potenza, la grinta e il caos di questa stanza che sa far godere qualunque ascoltatore in cerca di vera musica complessa ma mai spocchiosa. Ping-Pong Dama no Nageki è invero un’esperienza più idiosincratica nel suo essere una strumentale elegante. Un’esperienza sonora aperta con suoni ambientali, arpeggi delicati e trovate liturgiche tramite campane e organo fino al richiamo di Sora to Kumo creando una circolarità a dir poco perfetta, non considerando le ufficiose bonus track, sicuramente ottime ma non facenti parte del viaggio imbastito dalle cinque composizioni principali.

Non vi è molto da dire, che non sia già stato detto e fatto trapelare dalle parole spese a riguardo dei singoli brani o dalle orecchie di chi ne ha già goduto anni addietro. Se non si raggiunge la perfezione è per via di alcune trovate che, va detto con freddezza e razionalità, riprendono a piene mani dal nostro immaginario britannico che all’epoca invadeva il mondo intero. Salvo questa sbavatura, che non rende Isshoku-Sokuhatsu una composizione dall’originalità spiazzante -seppur si potrebbe aprire una sterminata parentesi sul concetto in questione, ma che eviteremo-, questo album è un capolavoro senza riserve. Melodia e armonia sono perfetti e ben gestiti e la durata complessiva non è elevata, rendendo il viaggio di un’intensità assoluta. Aggiungiamoci delle sfuriate a psichedeliche e fuori di testa in cui tutti i musicisti coinvolti si dimostrano disumani e capaci di imbastire una profondità di una longevità pressoché infinita e possiamo chiudere un quadro davvero indescrivibile in alcune sue parti. Peccato che le produzioni future della formazione nipponica non sono state sicuramente al livello del debutto, e peccato che vi sia allo sfondo del disco un modo di fare musica ben noto all’epoca e un ultimo pezzo non da mani nei capelli: se fosse uscito qualche anno prima e limando Ping-Pong Dama no Nageki… il voto avrebbe oltrepassato le due cifre.



VOTO RECENSORE
88
VOTO LETTORI
95 su 1 voti [ VOTA]
No Fun
Giovedì 9 Settembre 2021, 19.54.19
6
Ho messo 95. Alla faccia dei famigerati ripetuti ascolti (che comunque farò, eccome).
No Fun
Giovedì 9 Settembre 2021, 19.46.28
5
Bomba! Ma è fantastico! Non sono un esperto di prog (come di ogni altro genere musicale, ma prog proprio poco) e anzi spesso mi annoia, ma qui, superati i primi minuti di imbarazzo dovuti alla lingua si gode sul serio, soprattutto, per quel che mi riguarda, nella seconda metà, la title track è mostruosa, bellissima!
tosaerba
Giovedì 9 Settembre 2021, 19.09.09
4
aaah adesso ho capito il senso della frase, in effetti non mi tornava
No Fun
Giovedì 9 Settembre 2021, 18.56.39
3
@tosaerba, intende l'occidente. Incuriosito, ho letto la rece: e la madonna, occorre un ascolto!
tosaerba
Giovedì 9 Settembre 2021, 16.21.44
2
ma non dovrebbe essere sol levante, e non ponente? cmq mai sentiti, mi informero'
L'ImBONItore
Sabato 4 Settembre 2021, 21.11.41
1
Prog rock nipponico?? Mai sentiti nominare maaaaa eeeee sicuramente farò ricerche riguardo questa band. Che roba
INFORMAZIONI
1974
Tam
Prog Rock
Tracklist
1. Hamaebeth
2. Sora to Kumo
3. Omatsuri
4. Isshoku-Sokuhatsu
5. Ping-Pong Dama No Nageki
6. Soratobu Enban ni Ototo Ga Nottayo (Bonus)
7. Buen Dia (Bonus)
Line Up
Katsutoshi Morizono (Voce, Chitarra)
Hidemi Sakasita (Tastiere)
Shin’ichi Nakamura (Basso)
Daiji Okai (Batteria, Percussioni)
 
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