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19/04/24
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Vio-lence - Nothing to Gain
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11/09/2021
( 1705 letture )
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Anche se da piccoli ci viene insegnato di non giudicare dalle apparenze, ogni tanto bisogna dire che funziona. Le informazioni superficiali possono dire molto. E nel caso di Nothing to Gain, terzo disco dei Vio-Lence, esse non sono delle migliori. Qualche fatto: un mese dopo l’uscita del disco, il gruppo si scioglie. Registrato nel 1990, il lavoro viene rilasciato solo nel novembre del ’93, e non fu mai oggetto di un tour promozionale. Inutile girarci intorno, da qualsiasi angolo lo si guardi, Nothing to Gain sembra proprio un album sfigato. Anche se voto in basso alla pagina non fa che confermarlo, vale comunque la pena di spenderci due parole in più.
Torniamo un attimo indietro. Nati nella prolifica zona della Bay Area di San Francisco nel 1985, i Nostri pubblicano tre anni dopo l’acclamato Eternal Nightmare, un concentrato velocissimo e tecnico di puro thrash metal, seguito dall’ottimo Oppressing the Masses. Senza rinunciare alla velocità, quest’ultimo metteva già in luce alcuni momenti più massicci e cadenzati. Da questo punto di vista, il successivo Nothing to Gain rappresenta l’estremizzazione di un tale discorso. Il disco lascia infatti (quasi) completamente da parte la velocità e il riffing vorticoso in favore di un approccio squadrato e monolitico. L’iniziale Atrocity ne è il miglior esempio. Il brano si sviluppa attorno ad un riff portante cadenzato, attraversato da un inquieto fraseggio di chitarra. Gli antichi tecnicismi thrash metal sono disciolti in una massa lavica nettamente più lineare e massiccia. La voce strisciante di Sean Killian è copiosamente accompagnata dai cori degli altri componenti. Presenti in quasi tutti i brani in gran quantità, queste gang vocals diventano un vero e proprio elemento portante del disco, che ripete pressoché invariabilmente la ricetta del primo brano: bpm bassi e riffing ridotto all’osso, innaffiati dai frequenti assoli e dai cori di cui sopra. Minime variazioni si segnalano tra una canzone e l’altra (l’interessante inizio acustico di Pain of Pleasure , gli inserti solisti di Killing My Words o l’atmosfera straniante e allucinata di Psychotic Memories), legate tra di loro da un filo conduttore ben poco lusinghiero: la staticità e l’eccessiva somiglianza. In un paio di occasioni, i Vio-Lence sembrano ricordarsi delle loro radici, alzando considerabilmente la velocità. È il caso dell’indiavolata Twelve Gauge Justice –notevole l’intro– che, malgrado un andamento slayeriano, non riesce a liberarsi delle fastidiose gang vocals. Stesso destino tocca alla conclusiva e trascinante Colour Of Life.
Insomma, dalla descrizione che ne è appena stata fatta, appare chiaro che Nothing to Gain non sia privo di guizzi e momenti piuttosto riusciti. Tra questi va sicuramente citata la sezione ritmica, e in particolar modo il basso di Dean Dell, capace di profilarsi nei momenti giusti, così come certe trovate solistiche della coppia Demme-Flynn. È nell’insieme che il disco pecca. L’appiattimento dei riff e del songwriting provoca una situazione di straniamento, dove tutti pezzi finiscono per assomigliarsi e si ha l’impressione che il disco non cominci mai per davvero. La voce non proprio eccellente di Killian, già criticata in passato, non migliora certo le cose. I problemi dell’album fuoriescono specialmente alla luce dei capitoli precedenti: va sottolineato che la line-up è sempre stata la stessa sui tre dischi del gruppo, benché Robb Flynn abbia abbandonato la nave all’inizio del ’92, prima dunque dell’uscita di Nothing to Gain. Si tratta quindi di una scelta puramente artistica, non dettata da cambiamenti di formazione. Il ritmo lento e le gang vocals hanno poi spinti taluni a parlare di groove metal, dando ai Nostri una sorta di paternità posticcia al genere. Il pensiero ci può anche stare ma, al di-là delle etichette, il terzo disco dei Vio-Lence è soprattutto un lavoro malriuscito.
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4
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Per me il THRASH non è mai stato in crisi, dischi come questo oppure altri di band storiche lo hanno messo in crisi. Qua per me ci sono poche idee, pochi pezzi veloci, molta noia. Non l'ho comprato all'epoca e non lo comprerò di sicuro, insufficiente. |
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3
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Uscito a distanza di tre anni, quest’album era già pronto qualche mese dopo la pubblicazione di Oppressing the Masses, eppure per certi versi sembra il suo opposto. Tanto era adrenalinico il suo predecessore, tanto Nothing to Gain vuole suonare più monolitico e pesante (a parte un paio di eccezioni). Il problema è che, dopo un buon inizio con le prime due tracce, diventa nel complesso anche abbastanza palloso. Non però così tanto da meritare un insufficienza. Certamente, Oppressing the Masses era un’altra cosa. Voto 72 |
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2
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Nel 1993...tutto il metal classico e sopratutto il thrash metal era entrato in profonda crisi...causa il grunge...causa l'avvento dell' industrial, causa i pantera che hanno saputo rivoluzionare il genere...tutti per cercare di rimanere a galla sperimentavano ( ed era buona cosa )....ma alla fine molti dischi non uscirono col buco!...sinceramente questo non e' mai stato cosi' male ...era uscito anche di peggio...ma molto peggio...basta già a pensare a scorge degli xentrix...questo disco secondo me merita un 68...un sufficiente+. |
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1
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Che il disco in questione sia nettamente inferiore ai primi due, mi trova pienamente d'accordo però, che sia addirittura insufficiente, mah... .
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Atrocity 2. Twelve Gauge JusticeFirst Blood 3. Ageless Eyes 4. Pain of Pleasure/Virtues of Vice 5. Killing My Words 6. Psychotic Memories 7. No Chains 8. Welcoming Party/This Is System 9. Colour of Life
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Line Up
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Sean Killian (Voce) Phil Demmel (Chitarra) Robb Flynn (Chitarra) Dean Dell (Basso) Perry Strickland (Batteria)
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RECENSIONI |
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