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Ornamentos Del Miedo - Ecos
20/09/2021
( 964 letture )
Angel Chicote è un polistrumentista spagnolo da sempre immerso nel mondo della musica estrema a tutto tondo; tra i suoi progetti più noti spicca il nome dei deathster Mass Burial, i quali hanno rilasciato l’ultimo disco – Soulless Legions – proprio quest’anno, ma soprattutto quello dei Graveyard Of Souls, autori di un death/doom a tinte fosche particolarmente apprezzato all’interno della scena estrema, in particolare grazie all’ultimo album Infinity Equal Zero, rilasciato anch’esso quest’anno.
Ne deriva dunque l’immagine di un musicista estremamente prolifico e che di conseguenza da tempo nutriva la necessità di dedicarsi ad un progetto specificamente solista, che ha preso vita nel 2019 grazie al debutto Este No Es Tu Hogar, pubblicato a nome Ornamentos Del Miedo.
Il sound di Chicote in questo caso parte dall’esperienza dei Graveyard Of Souls, ma diluendo al massimo la componente death metal e lasciando spazio alle tastiere per creare una sorta di funeral doom in salsa atmosferica di sicuro impatto.
E difatti il disco viene ben accolto da una nicchia di appassionati, i quali probabilmente hanno dato ancora più forza a Chicote per cimentarsi con nuova musica ancora più articolata.
È così che nasce quindi Ecos, seconda opera solista dello spagnolo, distribuita dalla sempre attenta etichetta russa Solitude Productions.

È doveroso segnalare che Ecos è totalmente autoprodotto da Chicote che, oltra a suonare e cantare tutti i brani, si è occupato di tutto quel che riguarda la produzione in solitaria, confezionando un prodotto che si rivela fin da subito visceralmente artigianale senza comunque sfigurare di fronte a produzioni maggiormente curate e professionali.
Detto questo bisogna ammettere che, dato il genere di riferimento, una durata consistente è più che giustificata, ma l’ora abbondante del disco è francamente eccessiva e in più di un’occasione rischia di subentrare la noia durante l’ascolto. Questo avviene anche a causa di un songwriting talvolta addirittura brillante, ma troppo spesso monotono e privo di guizzi realmente interessanti che in questo caso avrebbero sicuramente fatto la differenza.
Chicote mette in campo tutti gli ingredienti della sua proposta già nell’introduttiva Omega, che si apre con un’intro atmosferica la quale lascia spazio a chitarre armonizzate solenni e gravi. Non si raggiunge mai la cupezza liturgica degli Skepticism, ma l’influenza della band finlandese sembra essere cara al musicista spagnolo, come si nota durante lo svolgimento dell’intera scaletta.
Il brano impiega più di tre minuti per carburare, ma quando subentra il growl di Chicote ecco che qualcosa inizia a scricchiolare: la scelta in fase di produzione è stata quella di lasciare la voce indietro nel mix, con il risultato di renderla fangosa e lontana rispetto all’amalgama strumentale. Se l’intento era quello di rendere il growl uno strumento aggiunto e non un protagonista in primo piano, l’obiettivo non è stato raggiunto in maniera ottimale e le sezioni vocali talvolta arrivano quasi ad infastidire l’ascolto con il loro essere così poco definite.
Questo è il difetto principale (è possibile che comunque qualcuno lo apprezzi) dell’intero album e che mina la potenza di un brano come Omega che invece prosegue alternando buone invenzioni chitarristiche a tappeti di tastiera suggestivi ed eterei. Vero è che il pezzo si trascina stancamente per quasi undici minuti, quando invece sarebbe stato più efficace farlo terminare almeno un paio di minuti prima.
Aumentano le atmosfere eteree nella titletrack, dove si percepisce maggiormente anche la presenza virtuosistica delle chitarre. Sembra a tratti di sentire i Summoning cimentarsi con partiture doom, soprattutto nella bella sezione centrale del brano. Migliora anche il trattamento riservato alla voce, sebbene il mix continui a non convincere del tutto.
In questo caso i dodici minuti abbondanti non risultano pesanti, anche se rimangono ancora quaranta minuti circa per concludere l’ascolto e ne sono già trascorsi ventitré non propriamente entusiasmanti.
Non presenta grosse novità la successiva Heridas Abiertas, che lascia comunque incuriositi sul finale grazie alle incursioni dissonanti delle chitarre, le quali invece ruggiscono con rabbia nel riff iniziale di Animal Que Reza. Siamo qui di fronte al brano più propriamente metal del disco, dove emergono timide inflessioni death metal di scuola Graveyard Of Souls per nulla disprezzabili. Peccato solo per la voce, ancora una volta sacrificata in mezzo al caos ordinato degli strumenti.
Anche dal punto di vista delle melodie Animal Que Reza si fa notare per distacco grazie ad un lavoro di chitarra ispirato che risalta sul tappeto di tastiere che sostiene l’intera composizione.
A questo punto dell’album la soglia di attenzione è già piuttosto provata e la monotonia di un brano come Para Que Nada Nos Separe non aiuta molto ad arrivare in fondo all’ascolto; peccato soprattutto che Chicote sprechi quel bell’arpeggio piazzato intorno al quinto minuto per utilizzarlo solo pochi secondi, dato che sarebbe stato interessante sentirne un possibile sviluppo.
La chiusura di Inexorable porta ancora in primo piano le chitarre diminuendo il minutaggio e dando spazio a partiture di batteria più movimentate; nonostante ciò il brano scorre senza sussulti fino all’interessante sezione finale dove sembra di udire delle cornamuse estratte da un album dei Saor, ma ancora una volta il tutto si chiude in fretta e senza far gridare al miracolo.

In conclusione non si può dire che Angel Chicote sia un musicista impreparato o dotato di poca creatività, ma evidentemente le buone idee scaturite negli ultimi dischi delle sue band usciti quest’anno hanno penalizzato in parte la buona riuscita di Ecos: l’album rimane sicuramente degno di un ascolto da parte degli appassionati di funeral doom, ma anche di quelli maggiormente dediti al metal estremo smaccatamente atmosferico, anche se è indubbio che non siamo di fronte a un’opera davvero significativa.
Il musicista spagnolo sa padroneggiare la materia e riesce ad infonderle forme interessanti, ma che si perdono in mezzo a composizioni fin troppo lineari e alla lunga noiose.
Probabilmente iniziare a ridurre il minutaggio dei brani e di conseguenza rimodellare il proprio songwriting potrebbe giovare a Chicote e in secondo luogo urge ripensare all’impiego della voce all’interno dei pezzi per donarle maggior risalto.
Detto questo speriamo che il prolifico spagnolo possa ascoltare i nostri consigli e prepararsi a sfornare un terzo disco a nome Ornamentos Del Miedo finalmente significativo.



VOTO RECENSORE
64
VOTO LETTORI
90.75 su 4 voti [ VOTA]
INFORMAZIONI
2021
Solitude Productions
Funeral Doom
Tracklist
1. Omega
2. Ecos
3. Heridas Abiertas
4. Animal Que Reza
5. Para Que Nada Nos Separe
6. Inexorable
Line Up
Angel Chicote (Voce, Tutti gli strumenti)
 
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