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26/04/24
KARMA
CSA RIVOLTA, VIA FRATELLI BANDIERA 45 - VENEZIA
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Archgoat - Worship the Eternal Darkness
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26/11/2021
( 1597 letture )
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Lord Angelslayer e Ritual Butcher hanno fondato gli Archgoat nel 1988, e per cinque anni hanno vissuto nelle ombre di un oscuro underground quasi sconosciuto pubblicando solo due EP ed uno split con i Beherit. Si sciolgono nel 1993 ma per volere dell’esasperata passione per la musica, i fratelli Puolakanaho fanno risorgere in pieno fuoco, una nuova e degenerata araba fenice destinata a non contaminarsi mai ma a diventare una nuova leggenda; infatti, nel 2004 la band ritorna nel nostro regno oscuro per diffondere verbi violenti e satanismo puro. Da Whore of Bethlehem in poi la band è in continua ascesa, sempre fedeli alle loro radici black/death ma ogni uscita ha qualche sbavatura e sfumatura che lo contraddistingue; l’impronta Archgoat è quasi unica nel suo stile. Un processo continuo di piccolissime innovazioni li portano a The Luciferian Crown dove gli assoli di chitarra e una buona produzione fanno una grossa e spiccata differenza. A tre anni di distanza e sempre per la Debemur Morti Productions ecco il nuovo e violento Worship The Eternal Darkness, accompagnato sempre da una veste nordica, fredda ed old schhol.
I creatori di questo black/death marcio e violento dalla forte attitudine thrash ritornano regalandoci quel particolare ordine compositivo di natura impertinente e malvagio a cui siamo abituati. Worship The Eternal Darkness è il degno successore di The Luciferian Crown, un album corposo, ben strutturato e ricco di nuove idee; il disco, dopo un’intro che annuncia la vera direzione blasfema di tutto il lavoro tramite l’incontro sessuale/bestiale tra il demonio ed un’ansimante donna, apre le porte ad un nuovo e lussurioso girone infernale, che non punta solo sulla velocità e la prepotenza. Ci sono delle parti e dei passaggi lenti e marziali quasi sinistri ed infausti, le atmosfere sono come sempre strettamente esoteriche, anticristiane e con richiami di campane e note di un doom oscuro che donano ad alcuni pezzi un’aria funerea. Elementi che troviamo in modo particolare su All Christians Ends, Empyrean Armageddon e Burial of Creation, canzoni dotate di una ritualità marcata ed un andante ritmico molto pressante. Furiosa e spedita è Heavens Ablaze con un incalzante batteria lineare e precisa ma rozza e cattiva. Stesso discorso per Black Womb Gnosis ed Extremis Nazarene, rapide, con chitarre esplosive accompagnate dalla solita voce bestiale, e Rats Prey God, che si apre con il Pater Noster seguito da riff crudi e nudi accompagnati da cambi di tempo repentini e ben scanditi. Blessed in the Light of Lucifer è anch’essa scandita da grossi blast beat e piccole ma prorompenti variazioni, mentre la titletrack in pieno stile black/death è diretta come tutte le altre canzoni di stampo marcio ed old school. Privo come sempre di forte progressività, questo disco è comunque brutale; primitivo è il senso del suono e delle semplici strutture delle melodie e delle canzoni che emotivamente riescono sempre a scaturire e suscitare forti emozioni, grazie anche ai riff oscuri e malevoli, alla voce evocativa e alla nervosa batteria. La crudezza che da sempre contraddistingue gli Archgoat evidenzia la loro forte predisposizione a risaltare nell’underground; spietati e selvaggi ma allo stesso tempo ritualistici, non hanno mai piegato le loro corde ad un suono più innovativo e si rimane anche qui in quarantuno minuti selvaggi di estrema follia satanica.
La tendenza degli Archgoat alla blasfemia è onnipresente, le porte sono sempre spalancate a nuovi scenari sporchi, erotici ed occulti. La band ha le proprie regole specifiche, rimarcano luoghi infernali, adorano Lucifero inneggiandolo e conclamandolo ogni volta con la loro musica fredda e mirata con una strumentazione sempre ben affilata e tagliente, perché sì, anche stavolta la band ha squartato il sacro codice del black metal annerendolo di un putrido death disegnandoci sopra opere di eterna afflizione mantenendo sempre una certa gloria.
«Come ti chiami?» «Mi chiamo Legione, perché siamo in molti»
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6
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Bisogna saperli fare i copia incolla, e comuunque la diversificazione è poco richiesta da queste parti quando c' è tanta cattiveria e tanta qualità !!!! |
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5
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classico copia incolla. |
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4
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Post 2..Solito standard, vai sul sicuro, blasfemo e marcio 🤘una goduria😁 |
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3
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Capolavoro. Non deludono mai. Cattivo dall'inizio alla fine. |
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2
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Un'uscita che attendevo da parecchio, domani me lo sparo a tutta cassa \m/
@Lisa: solito standard mi auguro. giusto? |
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1
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Finalmente.. 🤘. Spettacolo x me, non volevo altro😁. 80 |
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INFORMAZIONI |
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Debemur Morti Productions
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Tracklist
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1. Intro 2. Heavens Ablaze 3. Black Womb Gnosis 4. All Christianity Ends 5. In Extremis Nazarene 6. Rats Pray God 7. Empyrean Armageddon 8. Blessed in the Light of Lucifer 9. Worship the Eternal Darkness 10. Burial of Creation
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Line Up
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Lord Angelslayer (Voce, Basso) Ritual Butcherer (Chitarre) Goat Aggressor (Batteria)
Musicisti ospiti: Korpus Abortuum (Voce addizionale, Synth) Werwolf (Voce addizionale) VnΩM (Synth)
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