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P.O.D. - Satellite
27/11/2021
( 1460 letture )
We Are (We Are) the Youth of the Nation, We Are (We Are) the Youth of the Nation

Per il mercato discografico l’11 settembre 2001 doveva essere un giorno come tanti, con le varie uscite programmate da tempo semplicemente in attesa di essere poste sugli scaffali e venire acquistate dagli avventori. Sappiamo purtroppo che non è andata così, in quanto l’attacco alla Torri Gemelle ha cambiato in maniera irreparabile il volto della storia contemporanea e i dischi pubblicati proprio quel maledetto giorno (compreso il profetico God Hates Us All degli Slayer) da allora si sono dovuti sobbarcare il pesante fardello di quell’infausta coincidenza. Nel medesimo elenco figura suo malgrado anche Satellite, l’album più famoso dei P.O.D. nonché uno dei maggiori botti commerciali del nu metal in virtù delle oltre sette milioni di copie vendute.
I californiani non erano certo degli sprovveduti visto che avevano passato gli anni ’90 a farsi le ossa nel circuito indipendente gravitante intorno alla natìa San Diego, raccogliendo i frutti di tale gavetta alla fine del decennio con la firma per la Atlantic e la release di The Fundamental Elements of Southtown, il terzo full-length dopo l’acerbo Snuff the Punk e l’accettabile Brown.
Già sulla cresta dell’onda grazie al traino dei singoli Rock the Party e Southtown, i Payable On Death erano ormai pronti per sfondare definitivamente nel mainstream e da questo punto di vista Satellite svolse il suo compito in maniera impeccabile, per la gioia delle radio e soprattutto di MTV.

La base crossover originaria (mescolante rap, punk, metal, reggae e funk), come già visto in the Fundamental Elements of Southtown, si espande accogliendo a braccia aperte il nu metal, genere che vede nel 2001 l’ultimo vero anno di gloria e difatti la scalata alle classifiche non tarda ad arrivare: quattro hit che spopolano in radio, video in costante heavy rotation, certificazioni RIAA e persino tre nomination ai Grammy Awards nelle categorie Best Hard Rock/Metal Performance. In poche parole, un successo clamoroso, dovuto sicuramente ad una proposta musicale in linea con le tendenze del periodo anche se non deve essere presa sottogamba l’importanza dei testi, sì infusi del classico spiritualismo di matrice cristiana eppure capaci di andare oltre la sfera semantica di partenza toccando argomenti più generali come la gratitudine per essere ancora vivi, la gioia per le piccole cose e un’innata propensione ad affrontare i problemi con attitudine positiva. A molti tutto ciò sembrerà banale, ma nei giorni post-11 settembre la gente aveva davvero bisogno di sentire un messaggio genuino improntato alla speranza e i P.O.D. furono bravi a comunicare tali istanze con onestà e buon cuore; in fondo l’immediatezza a volte è la chiave più efficace.

La band non perde tempo e sciorina subito il meglio del repertorio con la grintosa Set It Off, l’inno Alive e l’energia contagiosa del nu/rap metal di Boom, pezzo da novanta anche per lo spassoso video inscenante una tiratissima gara di ping-pong. Si entra nella storia parlando della quarta traccia, dato che Youth of the Nation ha saputo trascendere il genere di appartenenza diventando il simbolo di una generazione e la drammatica testimonianza di un’epoca precisa: ispirata ad una sparatoria in una scuola vicino alla studio di registrazione (anche se la mente non può non andare anche alla Columbine), la traccia -impregnata di una profonda malinconia- si regge sulle accorate strofe rap di Sandoval e sul noto accompagnamento corale “alla The Wall” (virgolette d’obbligo) e ancora oggi, a vent’anni di distanza, riesce a esercitare una stretta emotiva non indifferente. I ritornelli passionali fanno della title-track un altro episodio vincente di stampo nu metal, mentre Ridiculous e Without Ja, Nothin’ si indirizzano verso il reggae con la seconda che si fa preferire per l’afflato hardcore portato in dono dall’ospite H.R. dei Bad Brains. Fra i brani da promuovere si possono annoverare anche il christian metal sporcato di punk di The Messenjah e Portrait così come il doppio volto di Anything Right, coccolata dall’arrangiamento d’archi e al contempo sfregiata dall’acredine dei refrain. Il rap/nu metal reclama i riflettori un’ultima volta in Masterpiece Conspiracy, invece Ghetto e Thinking About Forever, pur di buona fattura, indugiano forse un po’ troppo su un lato melodico non esattamente nelle corde del frontman.

Satellite è la vera eredità musicale dei P.O.D. e nonostante alcuni difetti retaggio dei dischi precedenti non siano stati eliminati (tracklist sovrabbondante e interludi superflui), possiamo dire che sia un disco meritevole della fama acquisita già ai tempi della pubblicazione e poi consolidatasi col passare degli anni. È innegabile che la sua forza risieda nei singoli -Youth of the Nation in primis- però abbiamo visto come i restanti brani non siano da meno e anzi contribuiscano a rendere il disco variegato e fruibile anche a chi apprezza il crossover.
Una pagina importante del nu metal e il punto più alto (mai eguagliato) nella carriera di un gruppo che è riuscito a sfruttare appieno il momento giusto realizzando, nel suo piccolo, una canzone che ha fatto storia; non tutte le band possono dire di averne scritta una.



VOTO RECENSORE
79
VOTO LETTORI
70 su 10 voti [ VOTA]
Indigo
Lunedì 29 Novembre 2021, 20.24.58
7
Lo dico ancora una volta, tanto è un'informazione sempre utile: se gli utenti/lettori hanno delle richieste in merito ai rispolverati (o alle nuove uscite) si può farle presente nel forum all'interno della sezione a tu per tu con la redazione; per quanto mi riguarda, potete scrivermi anche nella pagina personale che trovate nella sezione staff. Sui Nonpoint rimedieremo sicuramente, sono un gruppo valido e dunque troveranno spazio su Metallized tra un po'. Sul fatto che i POD non siano tra i big del nu metal non c'è niente da aggiungere ma Satellite è un buonissimo disco e, anche per la fama di cui gode, era più che giusto recensirlo.
Nu Metal Head
Domenica 28 Novembre 2021, 14.12.56
6
nessun nemico, lo so io per primo e l'ho detto tante volte che di quel calderone non è di certo un gruppo epocale, però questo album gli era venuto piuttosto bene, ci sono dentro delle belle canzoni... i Nonpoint li conosco bene, avevo ascoltato "Statement", è un bel gruppettino... credo che la redazione prenderà nota.
Gastronomy Domine
Domenica 28 Novembre 2021, 13.26.18
5
Forse mi farò qualche nemico, ma dico chiaramente che i POD mi sono sempre stati visceralmente sul cazzo: rappresentano il lato più pacchiano, pop oriented e smaccatamente MTV friendly dell'alternative/crossover. Questo disco uscì lo stesso giorno di Scars dei Soil, album nettamente superiore che senza la spinta di TV e radio non ricevette indietro quanto meritava. Dopo Satellite, incapaci di evolversi musicalmente e di trovare un producer che li pompasse a livello mainstream, sono giustamente finiti nel dimenticatoio. Piuttosto, nel genere alternative con influenze latinos con un cantante davvero clamoroso, andate a sentirvi i Nonpoint (possibile che non sia recensito nessun loro album su questo sito???)
GRC
Domenica 28 Novembre 2021, 0.35.00
4
Uno dei tanti gruppi inutili di quegli anni.
duke
Sabato 27 Novembre 2021, 19.04.53
3
....un bel disco.....voto giusto......
Indigo
Sabato 27 Novembre 2021, 16.31.13
2
@NuMetalHead, in effetti era quasi un "obbligo" recuperare Satellite! Grazie come sempre per i tuoi puntuali commenti Qui la mia preferita è ovviamente Youth of the Nation, poi ci metto Boom, la title-track, Set It Off e Alive. In generale è un buonissimo disco ma non da 80 pieno visto che gli interludi come al solito non servono e uno/due brani sono tutto sommato trascurabili. La storia dei P.O.D. post- Satellite vede ancora un buon successo di pubblico nel successivo omonimo del 2003 (anche se il brano Sleeping Awake che era nella colonna sonora di Matrix Reloaded l'hanno messo solo come B-Sides), poi sono spariti dal mainstream pur conservando un discreto seguito in America.
Nu Metal Head
Sabato 27 Novembre 2021, 14.39.12
1
ooohhh, finalmente! recensione ineccepibile amico Indigo, sono d'accordo praticamente su ogni cosa, hai detto tutto tu... è il loro "botto" e disco migliore, da lì in poi sono un po' spariti dai radar... le 10 canzoni crossover/nu sono quelle che ascolto ancora oggi più che volentieri, mentre gli intermezzi, "ridiculous", "ghetto" e "thinking about forever" concordo nel dire che sono trascurabili... "youth of the nation" a suo modo è una piccola gemma che ha fatto storia... inoltre le mie preferite sono le più "dure", ovvero "set it off" e "portrait", così come il singolone "boom"... siccome l'ho sempre considerato come una specie di "gemello" di "infest" dei Papa Roach, do lo stesso voto, un bell'85.
INFORMAZIONI
2001
Atlantic Records
NuMetal
Tracklist
1. Set It Off
2. Alive
3. Boom
4. Youth of the Nation
5. Celestial
6. Satellite
7. Ridiculous
8. The Messenjah
9. Guitarras de Amor
10. Anything Right
11. Ghetto
12. Masterpiece Conspiracy
13. Without Jah, Nothin’
14. Thinking About Forever
15. Portrait
Line Up
Sonny Sandoval (Voce)
Marcos Curiel (Chitarra, Cori)
Traa Daniels (Basso, Cori)
Wuv Bernardo (Batteria, Percussioni)

Musicisti Ospiti:
Eek-a-Mouse (Voce su traccia 7)
Christian Lindskog (Voce su traccia 10)
H.R. (Voce su traccia 13)
 
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