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Victory - Gods of Tomorrow
02/12/2021
( 1445 letture )
Toh chi si rivede, quasi si stenta a crederci. Tornano sulle scene i teutonici Victory dopo ben 10 anni dall’ultima fatica da studio, praticamente una vita, tanto che alcuni li davano ormai per spacciati e morti artisticamente. L'iconica band, formatasi nel 1984, appartiene al filone di gruppi hard rock più caratteristici e di successo giunti dalla terra del “bier vom fass e kartoffeln”, unitamente alle leggende Scorpions e a gruppi ormai arcinoti a livello planetario come Accept e Helloween. I tedeschi hanno suonato innumerevoli spettacoli in arene e festival di tutto il mondo, gettando sul mercato dieci diversi dischi e raggiungendo buonissime posizioni nelle classifiche di vendite della loro terra natìa e non solo. Dopo infiniti cambi di formazione e qualche stop dell’attività, nel 2003 la band annuncia la reunion. Don't Talk Science, esce nel 2011, poi di nuovo l’oblio, il nulla, nessuna notizia che sollevasse il morale ai fan in cerca di conferme. Ci pensa Herman Frank, vero nume tutelare del combo, a non arrendersi al fato e a voler rimettere in piedi la baracca: eviterò di narrare la storia del chitarrista membro di lunga data degli Accept, che dopo la separazione da Udo e soci, ha proseguito, creato, accudito la nuova storia dei suoi Victory come base principale, portandoli a conquistare stuoli di fedelissimi e appassionati seguaci. Il factotum non ha mai rinunciato a riportare in vita la sua creatura, tanto da riformare, quasi da zero, la completa line-up che vede il cantante Gianni Pontillo, il chitarrista Mike Pesin, Malte Frederik Burkert al basso e il batterista Michael Stein. Così si è espressa la mente del gruppo:

Un viaggio infinitamente eccitante e turbolento fa tappa con il nostro nuovo album. Ma l'intera storia è lungi dall'essere stata ancora raccontata..".

Ovvero, state seduti comodi, allacciate le cinture, perché la giostra sta per ripartire di slancio. Copertina suggestiva e curatissima, poi fuoco alle polveri con l’ouverture, subito seguita dalla mazzata di Love & Hate, gran bel riff trapanante, rullante esplosivo, voce filtrata e mixata bassa rispetto ai due strumenti citati, una scelta oggettivamente che non si capisce molto: ritornello piacevolissimo all’insegna del rock duro, solido e aggressivo, solismo della chitarra infuocato: buon abbrivio. La title-track parte all’attacco con le sei corde che accrescono il perimetro, la batteria battaglia, la voce è grintosa, cattiva e roca e nasale sugli alti, ma ci sta perfettamente, mentre Cut to the Bone prende il volo da corde acuminate, confezionando un chorus tirato e roccioso con un uso dei cori virile, solismo delle asce che unisce sudore, dedizione e materiali piroclastici. Dying in Your Arms mette in evidenza una sezione ritmica atletica, i toni si abbassano mentre il rullante continua a bombardare, la voce del singer colora le strofe, mentre il ritornello si abbevera al classico panorama del hard mitteleuropeo con buonissimi esiti. Hold on to Me scintilla da subito, le coralità appaiono possenti e si conficcano nel chorus indovinato, ma in generale tutto il lavoro di questo scampolo centra il bersaglio pieno, corredato dal consueto solo-guitar che sprizza scintille brucianti. Linee vocali molto buone e finalmente mixate più alte rispetto alle precedenti tracce: mi auguro che sia un difetto della mia copia digitale, altrimenti non si comprende il perché di questa scelta nefasta. Into the Light fila via come un treno in corsa travolgendo ogni ostacolo, coadiuvato anche dall’assolo delle due asce, variegato, scalato e acchiappante. Se Mad spicca per una resa-sound grossa e granulosa, il tema portante è ipnotico, ripetuto all’infinito, mentre il vocalist spara parecchie cartucce in una costruzione diversa dal solito, che mette al bando strutture stereotipate, fino ad un ritornello perfetto e avvenente: track da annoverare tra le migliori di questo CD. Unconditional Love, piacevole ma non certo eccezionale, sfoggia un assolo delle due chitarre lunghissimo, una sorta di suite dalle plettrate luccicanti e vigorose, On Fire trattoreggia con un riff possente e uno svolgimento ispido, Gianni Pontillo dietro il microfono va alla grande e abbellisce il bridge che si ferma quando irrompono chitarre avvolte nel filo spinato incandescente, sapiente uso dei cori che danno profondità alla proposta. fila che è un piacere, In Rock We Trust, visto il titolo, è un manifesto palese del credo del quintetto che tira il sipario sul ritorno in studio della band, ma non manca la traccia bonus Leave You Alone dove spiccano basso, batteria e chitarre taglienti, le linee vocali sono trainanti e melodiche, il chorus è solare; sinceramente l’avrei inserita di diritto nell’album al posto di qualche altra proposta un po’ troppo simile ad altre.

Un bel ritorno quello dei Victory, disco colmo di scalciante hard, scenari fumiganti, chitarre indomabili e impetuose, il nuovo singer si fa rispettare altrochè, la sezione ritmica si presenta precisa e pesante, opera da ascoltarsi con tanto di birra in mano e chiodo indossato. I difetti sono due, la voce mixata troppo bassa nei primi pezzi, e una certa ripetitività in un paio di song che possono essere etichettate come filler, ma in sostanza il come-back di questo ensemble è da salutarsi con favore e con somma curiosità da parte dei fans di lunga data. C’è tanta energia su questi solchi, sprigionata sin dalla prima nota suonata, che investe i reticolati delle casse, incendiandoli.
Go Herman!



VOTO RECENSORE
80
VOTO LETTORI
73.5 su 8 voti [ VOTA]
duke
Venerdì 10 Dicembre 2021, 8.46.40
8
...ottimo disco....
Aceshigh
Lunedì 6 Dicembre 2021, 9.33.53
7
Un buon ritorno! Hard rock bello potente, diretto, senza troppi fronzoli. Quando si azzecca il ritornello risulta sempre molto coinvolgente, vedasi tracce come My Own Desire o la più melodica Dying in Your Arms. Sicuramente ci sono 3/4 brani meno riusciti, ma nel complesso scorre bene. Voto 78
Broken Arrow
Sabato 4 Dicembre 2021, 14.02.34
6
Un bel dischetto! @Deutsch Metal Heart: comunque si possono far notare errori o imprecisioni senza per per forza dover risultare simpatici come una m***a sotto la scarpa, eh? Fatti una s**a in più e stai calmino
DIR73
Sabato 4 Dicembre 2021, 0.50.13
5
Li ho conosciuto con "Temples of Gold" e ritengo i Victory uno dei migliori gruppi europei di Hard Rock. Questo album non è tutt'altro che brutto però niente a che fare con i vecchi album. Anche "Voiceprint", canto del cigno della formazione con Garcia alla voce, secondo me è superiore. Il vero "motore" era Tommy Newton e la sua mancanza, senza nulla togliere ad Hermann Frank, si sente e come.
Diego75
Venerdì 3 Dicembre 2021, 21.25.33
4
....leggo pochi commenti su questa magnifica storica band....hanno fatto sempre ottimi dischi e questo mi sembra molto buono....molto meglio di tante band dello stesso stile in voga oggi a mio parere....saro' un nostalgico ma il disco vale 80 pieno come ha scritto il recensore.
Altered
Venerdì 3 Dicembre 2021, 18.45.26
3
@deutsch MetalHeart: Ti ringrazio per le precisazioni, abbiamo corretto come da tua indicazione. Permettimi solo di contraddirti quando parli di pseudo-razzismo in merito allo scritto. Conosciamo Frankiss (d'altronde è una delle bandiere di questo sito) e possiamo assicurarti che è l'ultima persona al mondo che farebbe allusioni di stampo discriminatorio. D'altronde capirai bene, leggendo la recensione con attenzione, che qui la band viene celebrata e non derisa per l'appartenenza geografica, tutt'altro. Buona serata!
deutsch MetalHeart
Venerdì 3 Dicembre 2021, 9.43.18
2
a parte Halloween, che sarebbe HElloween... si scrive/dice kartoffeln con la F: se vogliamo fare gli pseudo-simpatici (o pseudo-razzisti, il confine è labile) con gli stereotipi, almeno prima assicuriamoci di sapere come sono le cose...
Altered
Giovedì 2 Dicembre 2021, 18.49.44
1
Disco che, sebbene come giustamente osservato da Frankie talvolta pecca un tantino nella ricorsività, annovero fra le uscite più divertenti ed esplosive di quest'annata hard rock. C'è groove, ritmo, passione. Ci sono tanti riff davvero catchy a metà fra hard rock alla vecchia maniera e accenni di sfuriate heavy che fanno venir voglia di scatenarsi. Mi auguro che da Gods of Tomorrow in avanti questa compagine sappia trovare la continuità che merita (e che meritiamo..!).
INFORMAZIONI
2021
AFM Records
Hard Rock
Tracklist
1 Intro
2 Love & Hate
3 Gods of Tomorrow
4 Cut to the Bone
5 Dying in Your Arms
6 Hold on to Me
7 Into the Light
8 Mad
9 Unconditional Love
10 My Own Desire
11 On Fire
12 Rising Force
13 In Rock We Trust
14 Leave You Alone (bonus track)
Line Up
Gianni Pontillo (Voce)
Herman Frank (Chitarre)
Mike Pesin (Chitarre)
Malte Frederik Burkert (Basso)
Michael Stein (Batteria)
 
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