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Bauhaus - In the Flat Field
( 6190 letture )
Comincio col dire una cosa forse impopolare in questo ambito, cioè che il dark più vero non è quello di stampo chiaramente metal portato avanti da gruppi come Agalloch, Bethlehem e compagnia bella (e che pure apprezzo molto) ma quello che nacque nel periodo post-punk, a cavallo tra il 1979 e l’81, per merito di gruppi come Joy Division, Siouxsie e pochi altri.

Fatta questa premessa devo legare anche questa recensione ad un aneddoto di carattere personale -abbiate pazienza, quando si ha qualche anno di “militanza attiva” nel settore si tende a farlo spesso- che però ha effettivamente una certa attinenza con la recensione: nell’estate del 79 mi trovavo in quel di Brighton quando capitai per sbaglio in un locale che si trovava in un seminterrato decisamente poco raccomandabile, la mia verdissima età non era adatta al posto ed in pochi minuti ero già per strada (non prima di essere stato coperto di insulti da un punk a cui avevo pestato un piede, ed alcuni ci avevano rimesso i gioielli di famiglia per molto meno) ma prima avevo fatto in tempo ad ascoltare uno stranissimo pezzo che fuoriusciva dalle casse di uno stereo messo in un angolo di quel tugurio e di vedere la cover di quel 45 giri, poi dimenticai la cosa.

Pochi mesi dopo -credo marzo/aprile dell’80- mentre tornavo a casa col mio bel giubbottino nero comprato ai grandi magazzini Piccolo che mi faceva assomigliare al cugino sfigato di Fonzie, vidi un piccolo cartellone pubblicitario relativo ad un concerto che si sarebbe tenuto il giorno dopo al Cinema Garden, (adesso è un Bingo) ad uno sputo da casa mia, e la band che avrebbe suonato era proprio quello del singolo di quel locale di Brighton, misi assieme le 5000 lire necessarie e comprai il biglietto, quel gruppo era quello dei Bauhaus.

All’epoca non me ne resi conto (nessuno qui in Italia poteva, il loro primo Lp doveva ancora uscire) ma quel concerto mi rimase impresso a fuoco nell’anima; un palco scarno, illuminazione bianca, un cantante ora trasognato ora folle e di pelle chiarissima resa funerea dall’illuminazione, ed un set fatto interamente nello stesso modo: un pezzo punk tiratissimo alternato ad uno dark lentissimo, un continuo caricare e scaricare la platea che si muoveva lentamente tra i sedili del cinema e nuvole violacee di ganja; il secondo pezzo era quello strano singolo che mi era rimasto in mente, si intitolava Bela Lugosi’s Dead, il pezzo più dark della storia.

White on white, translucent black capes, back on the rack... Bela Lugosi's dead.

Inutile dire che attesi con ansia di potermi procurare un disco, e quando ci riuscii mi trovai tra le mani una copia di In the Flat Field, di Bela Lugosi’s Dead non c’era traccia, ma era un grande disco lo stesso; i Bauhaus erano ancora immaturi e legati al punk, ancora meno connotati dall’attitudine glam di quel grandissimo frontman che era (è) Peter Murphy, certamente Mask è un album ben più maturo, Burning from the Inside è sicuramente il più profondamente equilibrato, ma In the Flat Field è il più genuino, e rappresenta un punto di rottura con gli schemi precedenti che va considerato come merita.

Double Dare dopo un inizio che stende un bridge ideale con Astronomy Domine vive tra isteria strumentale e la già grande prestazione di Murphy, ed è ancora legato a filo doppio al primo periodo del gruppo; Poi la title-track, stesse atmosfere, chitarra zeppa di effetti allucinati, ma è God in an Alcove a mostrare per la prima volta l’attitudine da glamster di Murphy che si svilupperà in pieno in seguito; ancora punk rock per Dive e dark vero e proprio -forse per la prima volta su In the Flat Field- con Spy in the Cab, l’elettronica fa capolino dietro pulsazioni di chitarra ed una insopportabilmente oscura, destabilizzante vocalità di Peter; le cose peggiorano, si fa per dire, con Small Talk Stinks, apparentemente un momento di apertura dell’album, ma a ben ascoltare si insinua in maniera maligna in testa, assolvendo in questo modo al suo compito di amalgamarsi all’atmosfera dell’ Lp, anche perché così facendo l’ascoltatore abbassa inconsciamente la guardia, consentendo a St. Vitus Dance di penetrare nel cervello ormai senza difese, ed è solo demoniaca aberrazione, ma è forse Stigmata Martyr il pezzo che più influenzerà gli standard del Dark futuro, metallizzato o no, soprattutto per ciò che riguarda il cantato “liturgico” che sostiene il pezzo; a chiudere Nerves sette minuti vagamente Sabbathiani prima neri e tetri, sempre più tendenti verso l’immobilità mentale, per poi deflagrare in una furiosa cieca esplosione punk.

Disco e gruppo irrinunciabili, sia per qualità generale (anche se in questo senso ho già sottolineato che i due successivi sono probabilmente migliori) sia per conoscere la storia che ha portato alle bands dark-metal che molti di noi apprezzano tanto.



VOTO RECENSORE
90
VOTO LETTORI
77.42 su 78 voti [ VOTA]
Hermann 60
Domenica 3 Luglio 2016, 20.52.27
25
Fatto, bellissimo articolo, complimenti.Hai descritto sensazioni che ho provato anche io dopo aver assistito a certi concerti
Hermann 60
Domenica 3 Luglio 2016, 20.44.37
24
non mancherò grazie
Raven
Venerdì 10 Giugno 2016, 17.54.30
23
Per questioni anagrafiche ho dovuto saltare la fase HR dei 70, se non per quel poco che passava in televisione o per i dischi dei cugini, ma ho recuperato dopo. Tutto esatto il resto Se non lo hai già fatto, ti consiglio di leggere l'articolo numero 14 della serie Raccontare il Mito
hermann 60
Venerdì 10 Giugno 2016, 17.15.15
22
Raven tira sempre fuori dei dischi che mi fanno venire la nostalgia, penso che tu abbia fatto lo stesso mio percorso musicale partendo dall'hard rock dei seventies, passando dalla nwobhm in contemooranea alla new wave più oscura e pesante sino ad arrivare a thrash Death e compagnia bella. Uno dei miei preferiti del genere e dell'epoca.
Angelo
Mercoledì 6 Aprile 2016, 21.04.06
21
capolavorone dei capolavori! io li ho visti live in occasione della reunion del 99....sbalorditivi! mica hanno perso smalto....anzi!
Rob Fleming
Sabato 16 Gennaio 2016, 19.01.19
20
Fondamentale
Moro
Martedì 6 Novembre 2012, 22.25.30
19
ps: si può cambiare l'etichetta in "post-punk" e poi cancellare questo commento ? pps: il genere "dark" è un termine che sostanzialmente non esiste. E' stato inventato a posteriori dai giornalisti che criticavano il movimento (un po' come un sacco di movimenti artistici).
Moro
Martedì 6 Novembre 2012, 22.23.53
18
Minchia che capolavoro. La mia band post-punk preferita (dopo i Banshees). Fisici, corporei, elettrici, animaleschi. L'esatto opposto dei lunari e riflessivi Joy Division. In the Flat Field è un album iper-vibrante; i Bauhaus erano la band che riusciva a dividere i palchi coi punk, prendersi le bottigliate dai fan più estremisti e con le mentalità più chiuse e allo stesso tempo farsi amare, a distanza di anni, proprio da quelle stesse persone. Bela Lugosi's Dead è il contro-inno ai dark. Il monito che le icone a cui gli stessi dark si votavano erano belle che morte e sorpassate. Peter Murphy è la presenza più scultorea di fine anni '70 mentre Ash è il chitarrista meglio vestito di tutto il movimento post-punk. Confermo il voto
Raven
Martedì 6 Novembre 2012, 22.12.03
17
basta che tu vada nello spazio CERCA, digiti anche solo RACCONTARE, selezioni ARTICOLI e premi invio. Nella lista dei pezzi ne troverai uno interessante
matteo36
Martedì 6 Novembre 2012, 22.01.07
16
non riesco a trovarla cmq grazie lo stesso per la segnalazione
Raven
Lunedì 5 Novembre 2012, 23.01.01
15
Matteo, fai un giro nella rubrica "raccontare il mito"
Mickey
Lunedì 5 Novembre 2012, 22.22.01
14
La 4AD è definitivamente una delle migliori etichette discografiche di sempre...
matteo36
Lunedì 5 Novembre 2012, 22.15.13
13
le prime 3-4 righe della rece andrebbero insegnate a scuola . capolavoro irripetibile voto 100, se qualcuno c' ha voglia recensisca mask è un pelino più completo di questo ed è un 'altro 100 chiaramente.
Raven
Martedì 5 Febbraio 2008, 8.02.38
12
Calma, è solo una prima rece introduttiva, sono stato un grande fan dei primi Cure e di molti gruppi che hai citato, time.....
Vincenzo
Lunedì 4 Febbraio 2008, 20.46.09
11
Comunque scusami se sono stato un po' acido nel commentare la tua recensione, ma il discorso è che la darkwave degli inizi ed il dark rock dalla seconda metà degli 80 alla seconda dei 90, è il mio genere preferito e mi sarebbe piaciuto che avessi detto qualcosa di più sul genere e sui Bauhaus per farli conoscere maggiormente a quelli che non li conoscono. A presto.
Raven
Lunedì 4 Febbraio 2008, 18.52.35
10
Non so dirti nulla della tua mail, calcola anche la massa di missive che riceviamo, di solito tutte a carico di una o due persone, è facile che molte rimangano inevase.
Vincenzo
Lunedì 4 Febbraio 2008, 18.09.25
9
Raven, io sono il recensore degli Agalloch, è vero, ma non mi riferisco alla recensione degli Agalloch, ma a quella di “First and Last and Always” dei Sisters of Mercy. Ne feci una recensione credo a Luglio, ma non mi fu calcolata per niente. Il problema, ovviamente, non è questo visto che siete liberi di pubblicarla o meno, ma quello che non avete risposto per tre volte ad una mia mail che vi chiedeva umilmente che fine avesse fatto quella recensione. Credo che uno straccio di risposta, almeno me lo meritavo, faccia o meno cagare la recensione.
Raven
Lunedì 4 Febbraio 2008, 14.20.27
8
Ho sempre cercato un rapporto "confidenziale" con i lettori, evitando , se ci riesco , di pontificare e rendendo le recensioni più vicine al quotidiano, cosa che , credo, mi differenzi dalla maggior parte dei recensori professionisti e non. la cosa ovviamente può piacere oppure no. Circa la risposta se sei il Vincenzo della rece Agalloch mi pare che una risposta l'hai avuta comunque con una pubblicazione, no?
Yossarian
Domenica 3 Febbraio 2008, 21.19.33
7
Il ricordo personale aggiunge una prospettiva diversa al solito schema recensivo, attaccato agli episodi metodici che in quasi tutte le recensioni spuntano inevitabilmente. E' bello scoprire ricordi che nn fanno altro che aggiungere conoscenza al panorama narrativo.
vincenzo
Domenica 3 Febbraio 2008, 9.05.24
6
La recensione, secondo me, poteva dire qualcosa in più sul disco e sul gruppo anzichè calcare la mano sui ricordi personali. Il primo periodo, poi, sempre secondo me, si poteva evitare visto che è una cosa del tutto ovvia che il dark è un genere che non ha assolutamente nulla a che fare con band come gli agalloch o col metal in generale. Il disco è, ovviamente, una pietra miliare non solo del genere ma della storia tutta, anche se il mio preferito in assoluto resta "First and Last And Always" dei Sisters of Mercy, senza il quale il 90% dei gruppi gothic (rock, electro, pop o metal) non sarebbe esistito. Peraltro, tempo fa mandai una recensione di FALAA, ma non solo non mi fu pubblicata (e su questo, ovviamente non ho da dire niente visto che il sito non è mio e la recensione poteva pure far cagare), ma non mi è stato risposto nulla sul motivo della non pubblicazione, e, cosa questa, a mio avviso, grave, non mi fu risposto per due volte ad una mia mail che chiedeva spiegazioni al riguardo.
Yossarian
Lunedì 21 Gennaio 2008, 18.45.32
5
Boh, ho sempre apprezzato il lato oscuro di queste bands, ma poco le canzoni, il mio manifesto in questo campo rimane Closer, capolavoro della Divisione della Gioia!
Raven
Lunedì 21 Gennaio 2008, 14.24.01
4
Un pezzo di storia anche quella, perchè credi che abbia scelto questo nick?
Il Mentalista
Lunedì 21 Gennaio 2008, 12.35.25
3
Sono quasi sicuro che Giasse intendesse LA BAND dei Raven
Raven
Lunedì 21 Gennaio 2008, 11.28.32
2
I Bauhaus non lo so, ma io......
Giasse
Lunedì 21 Gennaio 2008, 8.48.39
1
I Bauhaus (e Raven) sono la storia!
INFORMAZIONI
1980
4AD
Dark
Tracklist
1. Double Dare
2. In the Flat Field
3. God in an Alcove
4. Dive
5. Spy in the Cab
6. Small Talk Stinks
7. St.Vitus Dance
8. Stigmata Martyr
9. Nerves
Line Up
Peter Murphy - Voce
Daniel Ash - Chitarra
David J - Basso
Kevin Haskins - Batteria, Percussioni
 
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