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19/04/24
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Fear of Falling - Turning Point
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03/01/2022
( 1776 letture )
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Mettiamo subito le mani avanti: Turning Point è un album stupendo e meriterebbe molta più considerazione di quella che presumibilmente avrà. Certo, se i Fear of Falling fossero americani sarebbe più facile per loro ottenere le giuste gratificazioni, invece il quartetto capitanato dal bravo cantante Jack Atlantic proviene da Johannesburg e si è formato all’inizio del 2021 grazie alle diverse esperienze dei relativi membri già impegnati in altre realtà musicali locali e in men che non si dica ha dato alle stampe l’Ep Breaking Point a maggio riscuotendo poco, ma significativo interesse sul web. Giusto il tempo di concludere la scrittura di ulteriori brani ed ecco che il 3 di dicembre viene pubblicato in maniera totalmente indipendente il primo album della band, intitolato Turning Point. Se l’Ep esplorava la tematica dei problemi mentali tipici della contemporaneità ecco che invece il nuovo disco, fin dal titolo, sembra testimoniare una presa di coscienza e un superamento di quei problemi affrontati nell’Ep, con la musica che sottolinea con forza questa sensazione di rinascita. Ciò che viene proposto dal quartetto è una semplice, ma efficacissima, miscela di alternative rock a tinte ora hard rock, ora più heavy, ora tendenti al pop; prendete il meglio di gruppi come Alter Bridge, Shinedown, Foo Fighters, gli ultimi Rise Against e Nickelback (sì, avete capito bene) e aggiungete una sottile vena malinconica per capire di cosa stiamo parlando. In realtà, pur non innovando assolutamente nulla all’interno del genere di riferimento, i Fear of Falling hanno la rara capacità di scrivere ottime canzoni, superando di rado i quattro minuti ed infilando ritornelli killer uno dietro l’altro, riuscendo in questo a dimostrare una personalità piuttosto spiccata. Il loro è un rock che punta sicuramente al mainstream, ma non suona praticamente mai finto o costruito in modo forzato, semplicemente possiede immediatezza e cantabilità, due aspetti che contribuiscono a renderlo un prodotto con enorme potenziale radiofonico e non solo.
Nelle parole di Atlantic, l’autore dei testi, l’album ha uno svolgimento circolare e narrativamente funziona piuttosto bene, anche se le canzoni funzionano in maniera ottima anche se prese singolarmente, dal momento che ogni brano potrebbe essere un potenziale singolo. Il fatto che lascia maggiormente sgomenti è che Turning Point risulta essere un disco indipendente realizzato in maniera completamente autonoma, eppure possiede dei suoni e una scrittura che paiono essere il frutto di un lavoro certosino da parte di un produttore ultra-premiato; bisogna dunque fare i complimenti ai sudafricani in primo luogo per la loro professionalità e le loro capacità compositive e in sede di produzione poiché sfido chiunque a riconoscere che questo sia un disco autoprodotto solamente ascoltandolo. Ad ogni modo il viaggio illustrato in Turning Point ha inizio con la programmatica Drive, una perfetta dimostrazione di stile che si muove tra alternative rock e sezioni prettamente metal, con strofe pregne di drammaticità e ritornelli ariosi e corali, intervallati da un bridge cadenzato che lascia intuire il retaggio nu metal dei quattro (influenza che emerge con ancora più forza nel rap delle strofe di End of Days). Lo schema quindi è più che riconoscibile, eppure funziona talmente bene che rimane in testa fin dal primo ascolto e la voglia di rimettere il pezzo da capo è fortissima. Questo è un discorso che vale bene o male per tutto il disco, con picchi maggiormente notevoli in prossimità di brani come Won’t Let Go, un perfetto esempio di college rock che profuma tantissimo di primi 2000, ma che potrebbe godere di un buonissimo successo tanto oggi come ieri; oppure la violentissima Hate, che porta l’ascoltatore in territori alternative metal con sonorità decisamente più dure rispetto a quelle fin qui ascoltate, ma con la caldissima voce di Jack Atlantic a fare ancora una volta la differenza con un appeal pop sempre perfettamente bilanciato. L’ultima parte della scaletta a dire il vero è quella più rocciosa dell’album ed è sintomatico come invece il disco si chiuda con una perla come Home, la quale non è nient’altro che una ballata acustica composta con intelligenza e garbo, puntando i riflettori ancora una volta sulla voce e sull’intreccio dei cori. Il ritornello è senza dubbio il più bello all’interno dell’intero album e in generale il brano scorre che è un piacere, tra dolcezze pop che ricordano ora gli Aerosmith di I Don’t Want to Miss a Thing e i Goo Goo Dolls di Iris. Una chiusura perfetta che non rende vane le presentazioni affidate al press-kit della band, che recita testualmente come i Fear of Falling siano ad ora la più grande rock band sudafricana. Se questo non fosse vero a livello di popolarità, non si potrebbe dire lo stesso a livello puramente musicale, dal momento che un disco come Turning Point non capita di ascoltarlo tutti i giorni.
In conclusione, sebbene i sudafricani non spicchino per originalità o soluzioni compositive mirabolanti, la loro proposta è confezionata meravigliosamente bene e non stanca mai anche se risulta più che conosciuta e a tratti prevedibile. Forse però è anche questo grado di prevedibilità che aiuta i brani a rimanere impressi nella mente dell’ascoltatore e a ciò si aggiungono, come già detto, le capacità di scrittura dei quattro musicisti, perfettamente a proprio agio nel comporre dieci brani compatti, omogenei e che non lasciano dubbi su quanto i Fear of Falling siano sicuri della strada da intraprendere. Consideriamo infine che l’album è nato in meno di un anno e la band stessa si è appena formata. Potremmo parlare di una straordinaria coincidenza tra gli eventi, oppure potremmo sperare in un prosieguo di carriera ancora più luminoso dal momento che il disco di debutto lo lascia presagire con certezza quasi assoluta. Lo ripetiamo anche in chiusura: Turning Point meriterebbe molta più considerazione di quella che presumibilmente avrà e se volete regalarvi un ascolto disimpegnato, ma significativo, allora cercatelo e ascoltatelo, anche perché ad ora il disco è disponibile solamente sulle piattaforme digitali, ovviamente gratuitamente. Fidatevi del vostro recensore, non ve ne pentirete.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Drive 2. Faded 3. Falling 4. Won’t Let Go 5. Sunrise 6. Breaking Me Down 7. Hate 8. Fake It 9. End of Days 10. Home
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Line Up
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Jack Atlantic (Voce) Lloyd Timke (Chitarra) Brendon McCaig (Basso) Dale Schnettler (Batteria)
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RECENSIONI |
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