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19/04/24
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The Rods - Let Them Eat Metal (Reissue)
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10/01/2022
( 1759 letture )
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I primi anni ottanta vedono l’esplosione dell’heavy metal a livello mondiale, principalmente per merito delle celeberrime band che noi tutti conosciamo. Accanto a queste ultime fiorisce tuttavia un folto sottobosco di artisti altrettanto talentuosi ma che non riescono a diventare molto noti al grande pubblico, vuoi per un tasso di creatività non elevatissimo, vuoi per mera sfortuna. Tra essi spicca un gruppo statunitense, The Rods, spesso paragonato ai britannici Motörhead per la formazione di tre elementi, l’immagine smaccatamente punk e la musica rumorosa e senza fronzoli; onestamente le analogie con Lemmy e soci si fermano qui, poiché in quanto ad originalità e innovazione le distanze sono notevoli. I primi vagiti del combo di Cortland, NY risalgono al 1979, quando al chitarrista e cantante David Feinstein (cugino di Ronnie James Dio e suo compagno negli Elf) e al batterista Carl Canedy si unisce il bassista Stephen Starmer che sostituisce Joey DeMaio (il quale poco dopo fonderà i Manowar). Nel 1981 il trio si assesta definitivamente con Garry Bordonaro a rimpiazzare Starmer e con la ripubblicazione da parte della major Arista del primo album Rock Hard dell’anno prima. Con esso e soprattutto con il successivo Wild Dogs The Rods raggiungono il loro picco creativo, salvo assestarsi negli anni a venire su uno stile heavy abbastanza di maniera e ammiccante al metal stereotipato del periodo. Si scioglieranno quindi nel 1986 e si riuniranno ben ventidue anni dopo proponendo un sound ancora più pesante di quello degli esordi.
La High Roller Records sta in questi anni ristampando l’intero catalogo della band americana ed è il turno stavolta dell’album del 1984 Let Them Eat Metal. Tale edizione non aggiunge nessun contenuto in più rispetto all’originale. La novità consiste invece nella stampa su vinile in edizione limitata e disponibile in tre colori; chi ama i 33 giri da collezione perciò avrà pane per i suoi denti. Come già anticipato si tratta di un album non all’altezza dei precedenti, purtuttavia contiene dei pezzi metal abbastanza buoni e diretti, anche se in alcuni casi troppo sfacciati ed eccessivamente figli del proprio tempo. Rispetto agli esordi Feinstein e compagni semplificano il loro sound (nello stile di Mötley Crüe e Quiet Riot, che all’epoca vanno fortissimo) ed esagerano decisamente con gli stereotipi, spesso negativi, del metal ottantiano. È il caso della orribile copertina, che non merita ulteriori commenti, degli argomenti a dir poco inflazionati trattati nei testi (il maltrattamento delle donne in She’s Such a Bitch, il conflitto nucleare in Nuclear Skies), degli inni da puro headbanging come I’m a Rocker e come la title track, gradevoli e nulla più; per non parlare di Bad Blood, brano clone di Breaking the Law dei Judas Priest. Di contro la tracklist può annoverare due delle canzoni migliori della discografia dei nostri, entrambe caratterizzate da buoni riff di chitarra, efficaci linee di basso e solidissimo ritmo di batteria: sono la splendida e variegata White Lightning, unico momento dell’album nel quale si intravvede un pizzico di originalità e l’anthem di ottima fattura Rock Warriors, priestiano anch’esso ma nel modo giusto. Non sfigurano infine neppure She’s So Tight, molto AC/DC style, e il vivace e sbarazzino rock’n’roll di Got the Fire Burnin’.
Di fatto Let Them Eat Metal segna la fine delle aspirazioni dei Rods che, travolti dall’insuccesso, avranno solo il tempo di registrare un altro album prima dello scioglimento. Nonostante tutto però si tratta di un disco che si lascia ascoltare con piacere, a patto che si sia disposti a chiudere un occhio verso alcuni stucchevoli cliché così di moda nel periodo. Chi già possiede il CD potrà senz’altro ignorare tale ristampa, coloro che invece sono appassionati di vinili oltre che di metal anni ottanta diretto e un po’ tamarro faranno bene a impossessarsi in fretta di questa edizione da collezione.
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10
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Si fanno recensioni di album di emeriti sconosciuti "falliti" sin dall'esordio e mancano le rece dei primi tre gioiellini dei RODS ....non si possono ignorare cosi' dischi che hanno contribuito alla storia del metal nei seminali eighties ....sveglia !!!!! |
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9
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Grandi Rods! Non capisco perché tutti considerino quest'album un passo falso.... Per me è allo stesso livello dei primi dischi, anzi almeno il lato A è il top della loro produzione. Torneranno due anni dopo con Avigail alla voce in un disco (Heavier than thou) che andrebbe riscoperto. |
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8
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Band che adoravo i primi anni di ascolti! Ho il vinile originale. Sicuramente un passo falso rispetto i primi dischi, ma comunque sempre piacevole da ascoltare. Certi riff di questa band (soprattutto nei precedenti album) si sentono ancora oggi influenzare tanti chitarristi... quello di vasco su tutti. Ascoltare per credere. |
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7
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Cliche' o non cliche' i Rods hanno "sparato" bene le loro munizioni sui primi 3 album che continuo instancabilmente ad ascoltare periodicamente (rigorosamente in vinile) e che non pretendono nulla se non quello di far passare una buona mezz'ora in compagnia dei sacrosanti riff degli anni '80...Band genuina e sanguigna senza troppe "menate"...Questo Let them eat metal rimane un paio di gradini sotto rispetto le prime 3 produzioni ma lo preferisco di gran lunga e senza dubbio al 99% del Metal odierno... |
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6
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Che memoria! Sono vecchio e rincoglionito, ma non del tutto ancora!!!
https://yperano.com/product/kerrang-no-38-march-1983-used-free-0-rock-goddess-metallica-1st-appearance-in-k-the-rods-acid-mamas-boys-heavy-load-frank-marino-night-ranger/ |
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5
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Se non ricordo male erano loro, copertina e/o foto a tutta pagina di rivista Hard/Metal (kerrang?), presente Ritchie Blackmore (si proprio lui) e loro 3 , bottiglie alla mano, e in compagnia di un paio di figliole in "posizioni" proprio inequivocabilI! 😉😉 |
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4
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I cliché del periodo erano perfetti per l'epoca, visti con gli occhi di oggi sono certamente stucchevoli, ma tutto dev'essere contestualizzato (come peraltro voi stessi amate ricordare a più riprese nelle recensioni). Troppo facile dire oggi: è una copertina misogina, nel 1984 non sarebbe venuto in mente a nessuno. |
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3
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All'epoca mi piacevano un sacco, specialmente i primi 3 dischi, questo inferiore ma non male, compresa la copertina... |
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2
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Ho i primi 5, questo è il quinto della serie appunto e secondo me anche il meno bello. Feinstein ottimo chitarristaeccato che poi si siano adagiati progressivamente su un metal abbastanza sciatto e senza note degne di rilievo. |
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1
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A me come si legge da recensione piacciono gli stucchevoli cliché di moda nel periodo, sono meglio di quelli di oggi, compresa la copertina poco 'politicamente' corretta. Non il miglior disco dei Rods, ma qualche punto in più per me ci vuole. Grandi '80 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Let Them Eat Metal 2. White Lightning 3. Nuclear Skies 4. Rock Warriors 5. Bad Blood 6. She’s So Tight 7. Got the Fire Burnin’ 8. I’m a Rocker 9. She’s Such a Bitch
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Line Up
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David Feinstein (Voce, Chitarra) Garry Bordonaro (Basso, Voce) Carl Canedy (Batteria, Voce)
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RECENSIONI |
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