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HEADBANGERS PUB, VIA TITO LIVIO 33A - MILANO

Vanden Plas - Beyond Daylight
15/01/2022
( 1206 letture )
Solidità. Se si volessero definire i Vanden Plas con un solo sostantivo, questo sarebbe sicuramente uno dei più adeguati. Solidità che si traduce in fermezza compositiva, estrema stabilità della formazione, stile chiaro e immutato nel tempo, figlio di un progressive metal quadrato, aggressivo e mai banale. Siamo giunti al quarto album in studio e i nostri si sono già imposti come tedofori del genere nella loro patria, raccogliendo e anzi condividendo per un periodo il pesante testimone dei Sieges Even, band conterranea e pionieristica quando si nomina il metal progressivo di matrice europea, più specificatamente teutonica. Chiaramente questo non vuole essere un paragone che prende in esame i differenti stili dei gruppi in questione, tutt’altro, semmai un significativo confronto che può mostrare come il tratto distintivo del prog metal tedesco sia mutato dal sound ottantiano dei Sieges Even verso la proposta moderna e più aggressiva dei Vanden Plas. Beyond Daylight è l’album della conferma per il quintetto tedesco, qualora ci fosse un ulteriore bisogno di confermarsi dopo l’ottimo esordio e lo straordinario The God Thing.

Per dare un’idea della continuità tenuta dal combo di Kaiserslautern, possiamo constatare come tra la opener Nightwalker e la traccia che apre il concept The Ghost Xperiment: Awakening, per fare un esempio, non è che ci sia tutta questa differenza in temi compositivi. Per alcuni, questa componente di estrema linearità che caratterizza la band può essere un tratto che denota del tedio nell’approcciarsi alla musica dei Vanden Plas, per me invece è un punto a favore. Quando si inserisce nel lettore un loro CD, si è certi della proposta e si saprà già che la prima traccia di ogni disco, con i suoi ritornelli cantabili, i numerosi cambi di tempo e gli assoli di chitarra conditi da inserti mai invadenti di tastiere, ci porta in un nuovo concept, in una nuova storia, in un nuovo viaggio fatto di testi (talvolta poco chiari) che raccontano storie dai connotati a tratti mistici e fantastici. In questo caso ci viene narrata la vicenda di un tal Killroy Murdoch, un oracolo all’apparenza dotato di enormi poteri che hanno la capacità di influenzare il corso degli eventi e quindi della storia. Dicevamo appunto dei testi talvolta poco chiari proprio in riferimento alle vicende qui narrate: se le melodie si dipanano con grande destrezza e maestria, fluendo facilmente tra melodie mid-tempo, assoli maestosi del virtuoso Stephan Lill e un gran lavoro certosino dato dai fill alla batteria del fratello Andreas Lill, lo stesso non si può dire della controparte delle parole. Qui ci si riferisce non tanto alla componente canora, in quanto Andy Kuntz si muove con abilità e leggerezza sulle note medio alte che connotano il suo timbro vocale, perfettamente adeguato a questo genere, quanto più alle lyrics oscure e a tratti indecifrabili che rendono meno fluido il susseguirsi degli eventi.

Ad aprire il disco sono le belle orchestrazioni di Nightwalker, brano che colpisce immediatamente per l’orecchiabilità dei ritornelli e la fantastica alchimia tra gli assoli di chitarra e di tastiere che ne arricchiscono la seconda metà. Sul finale si spegne, in favore di un breve intermezzo in cui Andy Kuntz prosegue il suo racconto. Decisamente riuscita poi Cold Wind che porta alla mente reminescenze dreamtheateriane neanche troppo celate, in generale una traccia che trasuda progressive metal da ogni poro. L’accoppiata di power ballad Scarlet Flower Fields-Healing Tree, la prima più malinconica dove trova spazio il basso di Torsten Reichert e la seconda più criptica dall’incipit acustico con un assolo particolarmente interessante di Stephan Lill, ci portano verso End of All Days che sancisce la metà del disco. Molto aggressiva e sinfonica Free the Fire che a tratti sconfina nel power metal, i ritornelli ripetitivi fanno da contraltare ad una parte strumentale più riuscita e convincente su cui spicca un finale potente scandito da un riff massiccio. Con Can You Hear Me? ci troviamo nuovamente di fronte ad una ballad, più lenta e smielata delle precedenti, mentre ci pensa Phoenix ad innalzare nuovamente i ritmi, in cui spicca l’intro affidata alle tastiere di Günter Werno. In ultima posizione troviamo la titletrack Beyond Daylight che sostanzialmente è una summa di ciò che abbiamo ascoltato nelle precedenti 8 tracce. Una suite della durata di 10 minuti che si muove tra momenti cantati ed introspettivi e altri strumentali, più complessi e tecnici. Ciò che traspare dal testo è volutamente intricato e poco chiaro, per la prima volta ci viene presentato il nome del protagonista Killroy Murdoch e apprendiamo che costui era un monarca ben prima che Gesù fosse nato. Come sia arrivato ai giorni nostri non è dato saperlo, rimane la componente fantastica che contraddistingue i concept album dei Vanden Plas e un’aura di mistero aleggia attorno al nome del protagonista che ci esorta a seguirlo nel suo mondo nelle battute conclusive del brano, nonché del disco.

Non ci resta che collocare Beyond Daylight nella variegata carriera della band tedesca. Potremmo inusualmente cominciare dicendo ciò che non è, poiché la quarta uscita discografica del quintetto non è il loro picco, né una pietra miliare del prog metal anni 2000. Siamo di fronte ad un prodotto valido che sostanzialmente non ha grossi difetti, si destreggia egregiamente tra brani tecnici, ballad e sezioni power/symphonic metal, potrebbe da solo fare le fortune di qualsiasi altra band, ma i Vanden Plas ci hanno viziato e abituato bene in questi 28 anni. La sensazione è che non si raggiunga mai il livello di The God Thing, oppure del successivo Christ.0. L’ascolto risulta comunque piacevole ancora oggi, ad ormai vent’anni di distanza, non ci resta che rituffarci nelle oscure e misteriose vicende di Killroy Murdoch, sperando ad ogni ascolto di carpire un dettaglio in più, che ci era sfuggito le volte precedenti.



VOTO RECENSORE
82
VOTO LETTORI
91.2 su 5 voti [ VOTA]
JC
Mercoledì 19 Gennaio 2022, 4.47.42
5
Il mio primo disco dei Vanden Plas. Ottimo, con alcuni classici come Scarlet Flower Fields. 82 anche per me.
Aceshigh
Lunedì 17 Gennaio 2022, 9.01.40
4
Premesso che The God Thing anche per me non si batte, questo è il quarto grandissimo album consecutivo per i Vanden Plas. Leggermente meno diretto dei precedenti, ma qualitativamente molto vicino. Solo Cold Wind non mi convince, per il resto tutti pezzi splendidi, con picchi come Scarlet Flower Fields, Can You Hear Me e la title-track. Voto 89
d.r.i.
Domenica 16 Gennaio 2022, 21.08.54
3
Per me uno dei pochi gruppi che non ha mai fatto dischi penosi, sempre ottimi livelli.
Adrian Smith
Sabato 15 Gennaio 2022, 18.11.13
2
Buon Disco. Non ai livelli dei primi tre che erano superlativo nel periodo 1994-1998.
The Outsider
Sabato 15 Gennaio 2022, 13.57.47
1
Gran bel dischetto anche questo, a mio avviso inferiore a The God Thing a causa di una Free the Fire ed End of All Days (banalotta la prima mentre la seconda un po' forzata nella sezione prog centrale) meno a fuoco rispetto al resto del lotto di pezzi. Le mie tracce preferite sono Phoenix (con quella struttura snella e quell'assolone centrale in cui Stephan Lill dimostra di essere un "plettratore" eccellente) Scarlet Flower Fields e Healing Tree.
INFORMAZIONI
2002
InsideOut Music
Prog Metal
Tracklist
1. Night Walker
2. Cold Wind
3. Scarlet Flower Fields
4. Healing Tree
5. End of All Days
6. Free the Fire
7. Can You Hear Me
8. Phoenix
9. Beyond Daylight
Line Up
Andy Kuntz (Voce)
Stephan Lill (Chitarra)
Günter Werno (Tastiera)
Torsten Reichert (Basso)
Andreas Lill (Batteria)
 
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